Il caso della squadra di calcio a cinque di Locri


sportinglocriA dire la verità, non c’è proporzione tra il caso e le reazioni; ma la Calabria è barocca, è quel luogo dove se uno ha mal di testa grida “staju morendu”, e magari l’intellettuale di passaggio traduce “sto morendo” invece del genuino significato di “ho un leggero mal di testa”. Aggiungete l’enorme numero di militanti antimafia volontari o di mestiere, ognuno dei quali ha ritenuto doveroso dire la sua.
Ora dico la mia. Immagino che l’ex presidente della squadra abbia sporto denunzia per le minacce, i bigliettini e la gomma dell’auto… A proposito, secondo la stampa la gomma è stata tagliata, secondo voci più ufficiali solo sgonfiata: e per sgonfiare una gomma, ci vuole un bel po’ di tempo e di calma…
Se io fossi il giudice e qualche altro inquirente, chiederei al minacciato qualche notizia un po’ meno vaga:
1.se è la prima volta che riceve minacce;
2.se non è la prima volta, come mai tacque prima;
3.se è la prima volta, cosa pensi dei possibili minaccianti e chi siano, secondo lui;
4.eccetera, insomma le cose che sono previste dall’art. 658 del Codice Penale, che mi risulta essere ancora in vigore.
Spero, anzi sono sicuro che giudici e altri inquirenti stiano svolgendo le loro indagini; e qui delle due è l’una: o il denunziante è stato minacciato davvero, e allora bisogna beccare i minaccianti e sbatterli in galera e gettare via la chiave; o il denunziante non è stato minacciato davvero, e allora bisogna applicargli il suddetto 658.
Nella seconda ipotesi, la Regione Calabria dovrebbe costituirsi parte civile contro quel signore. Come mai? Ma perché subito dopo il caso, un giornale nazionale, Repubblica, si è affrettato a vilipendere Calabria e Calabresi, affermando trattarsi di misoginia e oppressione della donna; tipo, per capirci, quel celebre e vomitevole pezzo della santerellina Caouqui, oggi candidata alla galera pontificia assieme al suo simpatico amico monsignore!
Ragazzi, voglio le indagini. Tutti i cittadini siamo uguali di fronte alla legge, anche quelli di Locri, anche quelli che si dichiarano antimafia. Del resto, di antimafia sotto processo ce n’è già più d’uno e una.
Evitate di replicare che i starei dicendo bene della mafia. Io vengo, storicamente, dall’esperienza positivissima di Mussoline e di Mori contro la mafia siciliana, stroncata al volo e poi riportateci dagli Americani. Però so anche che in Calabria ci sono antimafia genuini e tantissimi antimafia di professione o di carriera.

Ulderico Nisticò


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