Il castello di Soverato e una lapide avventizia


L’edificio posto all’incrocio tra il corso Umberto e via della Galleria, è una fortezza, probabilmente detta Torre di Poliporto, a protezione dei traffici. Ne abbiamo parlato altre volte, e qui ricordiamo che un torrione è ben visibile, e altri cinque s’intravedono nello stesso complesso, e nel vicino palazzo ex Gregoraci. In una balconata è visibile una lapide, che qui riferiamo in foto per gentilezza dell’amico Passafaro. Essa recita:

OBLIVIONIS IN POENAM PATRIAE DECUS
FUTURORUM EXE[m]PLAR POSTQUA D IOANES
CHARITI SALERNO EX BARONIB ARGUSTI & BA
RO BORGOROSI IN SUIS CIVITATIS STYLI HUI
USQ UNITATIS ADMINISTRATIONIB PONTES
EREXIT FONTES COSTRUXIT VIAS SEMITAS
EXOSAS PENESQ INACCESSIBILES APPRIME PLANAS
REDEGIT D IOSEPH GERMANUS ETIAM SINDA
CUS PLATEAM ORNAVIT LAPIDEMQ IN
EA SCRIBI IUSSIT AN DNI 1717

Testo latino esteso: “Oblivionis in poenam patriae decus futurorum exemplar postquam dominus Iohannes Chariti Salerno ex baronibus argusti baro Borgorosi, in suis civitatis Styli huiusque universitatis administrationibus, pontes erexit, fontes costruxit, vias semitas exosas penesque inaccessibiles apprime planas redegit, dominus Ioseph germanus, etiam sindacus, plateam ornavit lapidemque in ea scribi iussit anno Domini 1717”. Segue, in piccoli caratteri e poco leggibile, quella che forse è la firma del lapicida.

Traduzione: In pena della dimenticanza, ornamento della patria, esempio per l’avvenire, dopo che don Giovanni Garito Salerno dei baroni di Argusto e barone di Borgorosso, durante i suoi periodi di amministrazione della città di Stilo e di questo Comune, eresse ponti costruì fontane appianò ottimamente vie e sentieri degradati e quasi impraticabili, il fratello don Giuseppe, che fu anche sindaco, ornò la piazza e ordinò che vi si ponesse una lapide, nell’anno del Signore 1717.

Ad entrambi spetta l’appellativo, allora raro, di don, da dominus, signore. Giovanni, del resto, è barone in carica.
In quell’anno, il Regno di Napoli, già conquistato nel 1708 durante la Guerra di successione spagnola, apparteneva a Carlo VI d’Asburgo, imperatore del Sacro Romano Impero, che da Vienna inviava un viceré. Nel 1734, però, il Regno ritroverà l’indipendenza con Carlo di Borbone.
La lapide proviene con ogni probabilità da Guardavalle, allora casale di Stilo; e commemora la buona amministrazione di Giovanni Garito Salerno, magistrato di Stilo e di Guardavalle. Le due famiglie, spesso intrecciate tra loro per parentele, compaiono insignite di titoli e di feudi; e loro discendenti vivono ancora tra noi. Acquistando parte del vecchio castello, alcuni di loro la collocarono ad ornamento della casa.

Borgorosso è una località ormai abbandonata, in agro di Guardavalle, e doveva essere così cospicua da meritare un titolo di barone.
Il castello meriterebbe più attenzione, e un poco di studio storico e archeologico.

Ulderico Nisticò


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