Il clan Gallace di Guardavalle nel Lazio, la Cassazione dispone il ricalcolo delle pene


La Cassazione ha scosso nuovamente le fondamenta della criminalità organizzata nel Lazio, pronunciandosi nell’ambito del maxi-processo “Mythos” e disponendo l’annullamento con rinvio per diversi imputati.

Una decisione che impone un ricalcolo delle pene e riapre il dibattito sui “tentacoli laziali” del potente clan Gallace di Guardavalle, cosca di ‘ndrangheta con radici profonde in Calabria ma con ramificazioni sempre più evidenti nel cuore della capitale e nelle province limitrofe.

Il processo “Mythos” era nato proprio con l’obiettivo di disarticolare l’articolazione laziale del clan Gallace, documentando un’impressionante rete di affari illeciti che spaziava dall’usura alle estorsioni, dal traffico di droga al controllo di attività economiche, spesso infiltrate con metodi intimidatori tipici delle mafie.

L’indagine aveva rivelato come la cosca fosse riuscita a radicarsi in modo significativo nel tessuto economico e sociale del Lazio, sfruttando la vasta area metropolitana di Roma come base per espandere le proprie attività criminali e riciclare ingenti somme di denaro.

I giudici della Suprema Corte, pur non entrando nel merito delle singole responsabilità, hanno evidenziato la necessità di un nuovo esame per diverse posizioni processuali.

Le motivazioni precise degli annullamenti con rinvio saranno rese note solo con il deposito delle sentenze, ma è prbabile che riguardino questioni procedurali, valutazioni delle prove o l’applicazione delle attenuanti generiche.

Questo non sminuisce la gravità dei fatti contestati né la pericolosità del clan Gallace, ma impone un’attenta revisione da parte della Corte d’Appello che dovrà ricalcolare le pene per gli imputati interessati.

La notizia giunge come un monito per le forze dell’ordine e la magistratura, confermando la pervicacia delle organizzazioni mafiose nel tentare di infiltrarsi e prosperare anche in territori apparentemente lontani dalle loro roccaforti storiche.

I “tentacoli laziali” del clan Gallace sono un esempio lampante di questa strategia di espansione, che richiede una vigilanza costante e un’azione di contrasto sempre più incisiva.

Per gli inquirenti, la decisione della Cassazione rappresenta una tappa importante, ma non certo la fine della battaglia contro il clan Gallace. L’attenzione resta alta sulla capacità della ‘ndrangheta di adattarsi e rigenerarsi, trovando nuove vie per riciclare denaro e imporre la propria egemonia.

Il ricalcolo delle pene sarà un passaggio fondamentale per assicurare che la giustizia faccia il suo corso in maniera definitiva, riaffermando la presenza dello Stato e la sua determinazione a recidere ogni legame mafioso nel cuore della nostra Nazione.