Il “Comitato per il bergamotto di Reggio Calabria”: La Francia non ha rubato il bergamotto


Tutti i reggini che amano la loro terra sono stati investiti dalla notizia via facebook che “il Bergamotto è diventato francese”. Questa informazione, che ha destato allarme e confusione, è assolutamente priva di fondamento. Per più ragioni:

1. Ad ottenere nel 1999 l’IGP dell’Unione Europea sono state le “Bergamottes de Nancy”. Si tratta di caramelle che hanno quasi duecento anni di storia e sono diventate un marchio, un brand, famoso che contraddistingue la città di Nancy nell’Alsazia Lorena, provincia al confine tra Francia e Germania la cui appartenenza è stata al centro di diatribe storico-politiche e di guerre per quasi mille anni.

La loro storia è nata mentre in Italia si sosteneva che il principe degli Agrumi non era utilizzabile in gastronomia. Solo negli Anni Novanta del ‘900, per merito del Centro Studi Bosio che organizzò in collaborazione con il Consorzio del Bergamotto di Reggio sei edizioni del “Bergamotto Day Prize” è stato superato quell’assurdo pregiudizio ed è stata avviata la tradizione dell’uso gastronomico, oggi in piena espansione per qualità e quantità;

2. Inventate da un pasticciere della città queste particolari caramelle utilizzano ricette di diversi maestri ormai standardizzate ma soprattutto accomunate dal nome “Les Bergamottes de Nancy”. Nell’indicazione degli ingredienti specificano tutte che il sapore che le rende uniche e che ha generato sin dalla metà dell’800 il loro nome: esso è dovuto all’aggiunta di alcune gocce di olio essenziale di Bergamotto di Reggio Calabria, “dans le sud de l’Italie”;

3. L’ammissione della provenienza è corretta e anche logica: il clima dell’Alsazia Lorena è continentale, con inverni rigidissimi e temperature che vanno spesso sottozero. Insomma è una realtà che rende impossibili certe coltivazioni e in particolare quella del Bergamotto di Reggio Calabria, che è l’agrume più prezioso ma anche il più delicato. E dà la sua migliore resa mondiale nel microclima dei 45 Comuni della fascia costiera che va da Scilla a Monasterace;

4. L’Unione Europea ha riconosciuto come area ottimale di coltivazione del preziosissimo agrume quella dei 45 Comuni di Reggio Metropolitana, inserendone l’elenco dettagliato nel disciplinare del 2001 che ha istituito la “DOP (Denominazione di Origine Protetta) Bergamotto di Reggio Calabria – Olio Essenziale”. Questo riconoscimento dell’area ottimale non può essere offuscato e travisato mediante ricostruzioni che non corrispondono alla verità di una campagna che ha coinvolto dal 1998 le forze migliori di Reggio Calabria e dell’ex-Provincia ora Città Metropolitana, col pieno appoggio dello stesso Consiglio Regionale della Calabria nel 1999 con un odg votato all’unanimità;

5. Proprio per le predette ragioni i francesi non hanno rubato il Bergamotto di Reggio Calabria. Anzi, per essere precisi, proprio i francesi hanno salvato il nostro agrume nella sua peggiore crisi, quando alcune multinazionali della chimica lanciarono negli Anni Sessanta-Settanta del ‘900 la falsa accusa della cancerogenità dell’essenza. Allora i Profumieri francesi assunsero l’iniziativa di costituire e finanziare un Comitato Scientifico Internazionale presieduto dal Prof. Forlot e con sede a Parigi, che dimostrò ampiamente l’infondatezza di quella voce diffusa ad arte per favorire l’essenza sintetica.

Concludendo, evidenziamo la lezione da parte dei francesi di Nancy: Tutte le aziende dolciarie utilizzano il brand “Les Bergamottes de Nancy”. E poi precisano, come è giusto, la singola azienda che le produce. É una scelta corretta e intelligente ed ha contribuito certamente a favorire il riconoscimento IGP europeo.

Mentre a Reggio c’è ancora chi presenta le sue attività e i suoi prodotti utilizzando denominazioni monche (Bergamotto e basta) o lacunose (Bergamotto di Calabria). Sono atteggiamenti che danneggiano il riconoscimento dell’IGP “Bergamotto di Reggio Calabria”. Per ottenere certi riconoscimenti occorrono chiarezza, coerenza e coesione. Senza sollevare superflui polveroni.

Cordialmente,
Prof. Pasquale Amato