Il fallimento delle Regioni


 Non c’è pace per il defunto Acquario. Doveva diventare un centro di vaccini, e Soverato aveva fatto il suo dovere per ripulirlo e metterlo in buone condizioni… se non che la Regione Calabria se n’è scordata, e non dà nessuna notizia. È uno dei tantissimi fallimenti della Regione dal 1970 (pro memoria: A. Guarasci, A. Ferrara, P. Perugini, A. Ferrara di nuovo, B. Dominijanni, F. Principe, R. Olivo, G., Rhodio, D. Veraldi, L. Meduri, A. Loiero, M. Oliverio di centrosinistra, e G. Nisticò, B. Caligiuri, G. Chiaravalloti, G. Scopelliti e Stasi di centrodestra; la Santelli, per otto mesi che non sono manco pochissimi; e Spirlì per altri sei ad oggi, e sei prossimi). Vero, però non è che la Lombardia stia tanto meglio, anzi… eccetera.

 Secondo me, e non lo dico con piacere, è proprio il fallimento delle autonomie, a cominciare dalla riforma costituzionale del 2005 che, facendo stridere ogni concetto giuridico, metteva sullo stesso piano lo Stato e l’ultimo disperato paesello di trecento abitanti, di cui 299 vecchi e un sindaco di mestiere; e poneva, toccando il massimo dell’assurdo e del buffo, una distinzione tra Repubblica e Stato. Era il trionfo del regionalismo; e proprio quello è fallito; fallito in generale, fallitissimo di fronte al covid. E alla fine hanno capito tutti che non si può lasciare le briglie sul collo al politicante locale, e bisogna gestire il covid con lo Stato.

 I tg danno una notizia esplosiva, e perciò la sussurrano; ed è esplosiva per chi conosce la storia. Scusatemi se la piglio molto alla lontana. Nel 1648, il Trattato di Vestfalia sancì che tutti, e dico tutti gli Stati della Germania diventavano sostanzialmente indipendenti: fatti i conti, erano circa 360. Quando Napoleone ne spazzò via i più, nel 1814 risultarono solo, si fa per dire, 39. Per farla breve, nel 1871, quando la Germania si unì politicamente, ne risultò un Impero federale, in cui i vari Stati mantenevano il loro re o granduca o duca; e un loro esercito. La Germania di Weimar, la Germania nazionalsocialista e la Germania non a caso detta Federale mantennero, senza re e duchi, i Laender (singolare Land). Vi faccio un esempio: quando la Germania Ovest si allargò ad Est non si annesse la Germania comunista, di cui non aveva mai riconosciuto l’esistenza, ma uno per uno i tre Laender che, forzatamente, l’avevano costituita. Insomma, i Laender tedeschi erano molto più che Regioni; erano entità statali. Ebbene, la Merkel ha detto che se ne impipa del 1648 e del 1871, e fa comandare lo Stato centrale.

 Napoleone, ora che corrono i duecento anni dalla morte, esulta dall’Aldilà, per questo ritorno di quel che sta trionfalmente scritto sulla sua tomba a Parigi: CENTRALISATION ADMINISTRATIVE. Eppure, in linea di principio, le autonomie locali sarebbero utili, necessarie, se in mano a persone serie e che veramente conoscessero i territori e avessero senso della politica.

 Purtroppo, in Italia, la classe dirigente regionale è stata composta con i politicanti di serie B e C, che non trovavano posto altrove. Peggio, le Regioni sono state abbandonate ai soli politicanti, con assenza assoluta e complice della cosiddetta pubblica opinione, e in particolare dei più o meno genuini intellettuali.

 Esempio, le prossime elezioni calabresi di ottobre (???, e anche: ahahahahahah), di cui già non parlano i politicanti, figuratevi se dicono qualcosa i dotti e i giornali! Se – e sottolineo se – si voterà ad ottobre, ne sapremo qualcosina verso metà settembre leggendo le liste sui manifesti sui muri: bontà loro. E siccome poi la gente va a votare, trenta di quei pinchipalli saranno comunque consiglieri regionali. PS: Se non andate a votare, sarà esattamente la stessa cosa.

 In queste condizioni, a che servono le Regioni, e peggio ancora la Regione Calabria?

Ulderico Nisticò