Il mio discorso di fine e inizio anno


Fate finta che io debba tenere il discorso a reti unificate: così, lo dico un po’ per celia e un po’ per non morir, come Ciò Ciò San.

Il mio sermone durerebbe, come potete immaginare, pochi minuti, e con pochissime e corpose parole. Il giorno dopo, i commentatori avrebbero scarsa occasione di interpretare, perché, come sapete, io sono chiarissimo e senza spazio per gli equivoci; e tanto meno per la retorica e il politicamente corretto.

Cosa direi? Ma dai, se volete leggere, svagatevi: tanto, è tutto un sogno. Direi:

1. Cari amici, mi fate sapere com’è possibile che una crisi economica europea iniziata nel 2007, si protragga nel 2019 e 20, cioè dodici anni dopo?
2. Dico europea, perché negli USA l’hanno superata; alla faccia di chi non vuole.
3. Come mai l’Europa, che è popolata di superlaureati in economia con master eccetera, non ha fatto un bel niente, e non le viene un’idea?
4. E quale idea? Ma la più ovvia, cioè smettere di produrre ninnoli che non vuole più nessuno; e affrontare una seria politica di lavori pubblici, di cui abbiamo tutti bisogno, e che a loro volta generano lavoro e fanno girare denaro.
5. L’Europa invece è schiava di uno schema mentale liberale, quello che ha sempre prodotto l’arricchimento dei ricchi e impoverimento dei poveri; o se qualche volta alcuni ricchi diventano poveri e alcuni poveri diventano ricchi, che cambia?
6. Se l’Europa non ha una politica estera, a che serve?

7. C’è una guerra in Libia, e l’Italia e l’Europa dormono. La pace non è mai stata assicurata dalle chiacchiere.
8. L’Italia, che avrebbe tantissime potenzialità, annaspa, e ciò soprattutto per l’estrema debolezza delle sue istituzioni, ovvero della costituzione partitocratica del 1948 e della caduta di governi come le foglie. Bisogna urgentemente cambiare, e assicurare la continuità di governo almeno cinque anni per volta.
9. Il Nord è ai massimi livelli mondiali; il Sud va male; la Calabria è terzultima su 360 regioni d’Europa. La cosa si spiega solo con l’incapacità dei politicanti e passacarte meridionali, e soprattutto calabresi. Mandare subito commissari nipponici. Non ci sono miracoli e scorciatoie per la Calabria, ma una soluzione sola: produzione e fatica!
10. Un processo penale dura in media 7 anni, uno civile non si conta. Serve un’immediata riforma della giustizia. NOTA: Se i giudici mi manderanno, appena sentito ciò, una raffica di avvisi di garanzia, li getto subito tutti nella carta da riciclare.
11. Ci sarebbero poi tante minutaglie da aggiungere, ma si capiscono dalle premesse.
12. E delle regionali calabresi, che dico? Niente, per ora: ne parliamo il 27 gennaio.

Chiudo il discorso, e ci bevo sopra per augurio, esteso a tutti i lettori.

Ulderico Nisticò