Ogni film può essere capito o meno dal pubblico (non si fanno opere per accontentare uno piuttosto che un altro); gli autori di film, per fare bene il proprio lavoro, dovrebbero rivolgersi a una utenza più ampia possibile e non a una cerchia ristretta di eruditi, ed è giusto che la critica (anche quando tenta di presentarsi con tutta la sua autorevolezza) debba essere libera. Fino a un certo punto però, a condizione che si dicano cose sensate.
Il lavoro di sceneggiatura è stato da me curato assieme al regista, al prezioso supporto documentale del Centro Internazionale di Studi Gioachimiti nonché a storici medievisti e personalità di comprovata autorevolezza, tra cui Valeria De Fraja e Andrea Tagliapietra, che hanno scritto entrambi su Gioacchino da Fiore – in particolare il filosofo e saggista Tagliapietra, che con la Feltrinelli ha pubblicato un suo bestseller proprio sull’Abate da Fiore.
Premesso ciò, va segnalato al sig. Ulderico Nisticò che il nostro non è un documentario, ma un film sul messaggio profondo di questo grande personaggio qual è Gioacchino da Fiore.
E farebbe bene a non banalizzare quando scrive “elabora una sua dottrina sulla Trinità: età severa del Padre, misericordiosa del Figlio, fine della storia con lo Spirito”.
Errata inoltre anche la presenza dell’Abbazia di San Giovanni in Fiore: non è presente nel film proprio perché, come da fonti storiche, l’Abbazia Florense è stata ultimata dopo la morte di Gioacchino da Fiore. Sarebbe stato un errore storiografico inserirla nel film.
Per quanto riguarda il Liber Figurarum, nel film il regista, per una sua precisa scelta, ha voluto ricostruire la fase di ideazione, che ha un valore creativo superiore rispetto alla mera presentazione del Libro delle Figure. Per scoprirne tutte le pagine, e anche le altre opere dell’Abate, basta andare a fare una ricerca in rete.
Idem per tutte le altre pretese di tipo provinciale che risentono soltanto di un orgoglio locale, mentre il film è stato pensato per una più ampia valorizzazione di questo grande personaggio della nostra cultura.
Non a caso il film ha vinto in numerosi festival internazionali. Gioacchino da Fiore sta interessando sempre un pubblico più ampio proprio grazie al nostro film.
Falso anche quando dice ‘nemmeno si parla di Celico’, evidentemente il signore era troppo distratto nella visione, proprio perché mosso da preconcetti e da una visione di questo personaggio ancora tutto da scoprire.
Per quanto riguarda le date, quelle che sono indicate nel film, proprio perché indicate, sono inconfutabili persino dal signor Ulderico Nisticò.
Dove non vi sono indicate ovviamente è stato effettuato un lavoro di ricostruzione narrativa e, com’è scritto anche sui titoli di coda della pellicola “Questo film è liberamente ispirato al pensiero e alla vita di Gioacchino da Fiore. Le vicende e i personaggi sono stati tuttavia rivisti dagli autori a fini narrativi e, pertanto, ogni eventuale riferimento a fatti o personaggi realmente esistiti o esistenti è frutto di rielaborazione creativa, senza alcun intento di ricostruzione storica.”
Concludo nel dire che probabilmente il sig. Ulderico Nisticò va poco al cinema e magari trova difficoltà nel cogliere la narrazione filmica. Questa pellicola ha una sua potenza e, come ha scritto il giornalista e critico cinematografico Enzo Latronico, questo è un film che “esplora il concetto di salvezza attraverso il sacrificio e la lotta interiore, mettendo in scena una spiritualità che non si limita alla preghiera, ma che richiede azioni coraggiose e un’autoesplorazione costante” – qui la recensione completa.
Suggeriamo al signor Ulderico Nisticò che la prossima volta, anziché pubblicare messaggi d’istinto, provi a partecipare a una delle tante proiezioni in cui interviene anche il regista e così, come fan tutti, avrà anche lui la possibilità di porre i propri quesiti.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Michela Albanese
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