Una premessa: da vecchio reazionario, io prendo in considerazione solo gli atti formali, quindi scritti, siglati e regolarmente pubblicati. Le parole sono importanti, ma, appunto, parole; soprattutto se a braccio.
Papa Francesco e il re del Marocco hanno firmato un atto di grande rilievo politico: l’appello affinché Gerusalemme sia, come storicamente è, città santa delle tre religiosi monoteiste; e quindi non esclusiva dell’ebraismo. Vediamo un po’ di storia.
Quando Abramo, venendo da Ur in Mesopotamia, giunse nella Valle del Giordano, incontrò a Salem il re sacerdote Melchisedec, il quale venerava l’unico vero Dio; e ancora oggi i sacerdoti cattolici vengono consacrati con la formula “sacerdos in aeternum, secundum ordinem Melchisedec”.
Dobbiamo però attendere i tempi del re Davide, perché Gerusalemme sia capitale del Regno ebraico, e Salomone, suo figlio, vi costruisca il tempio. Con la divisione, la città rimase al Regno di Giuda. Il Regno d’Israele, attaccato dagli Assiri, sparve politicamente, e dei suoi abitanti non si seppe nulla, donde le leggende, anche moderne, sulle dieci tribù perdute.
I Giudei, deportati a Babilonia, furono liberati da Ciro re di Persia. Sotto i Greci di Siria, iniziò un processo di ellenismo, stroncato dai Maccabei. Tuttavia, nei Vangeli è notevole la presenza greca, se pensiamo a nomi come Andrea, Bartolomeo, Filippo…
Con Passione e Resurrezione, Gerusalemme è luogo santo dei Cristiani, oggi rappresentati da tutte le confessioni. Dopo le rivolte del 70 d.C. e altre, i Romani, devastata la città, la rifondano con il nome di Aelia Capitolina.
Tale è il titolo portato dai vescovi. Si torna a parlare di Gerusalemme sotto gli Arabi, che se ne impadroniscono: la città è sacra anche a loro, perché da là Maometto, nel 632, ascese al cielo.
Nel 1099, Goffredo di Buglione, vincitore dei Turchi, non si proclamò re; suo fratello e successore, Baldovino, prese il titolo di re di Gerusalemme, poi, per li rami, passato a tutti i sovrani d’Europa, tra cui Savoia e Borbone di Napoli. Ma la città, dal 1187 al 1917, restò turca. I cristiani vi erano rispettati; e la Santa Sede nomina da sempre un francescano Custode di Terra Santa.
Dopo le varie guerre che, dal 1929 dal 1947, provocava l’ambigua politica dell’occupazione britannica; e l’inutile presenza dell’ONU (l’unica persona seria, il conte svedese Folke Bernadotte venne subito assassinato da una banda terroristica ebraica); e le guerre del 1947, 1956, 1967 eccetera, Gerusalemme è occupata da Israele, che l’ha proclamata sua capitale. È un gesto fatto apposta per acuire i già feroci contrasti tra Arabi ed Ebrei; tanto più che, finora, quasi solo Trump ha riconosciuto tale decisione, e tutte le ambasciate sono rimaste a Tel Aviv.
È ovvio che nessuno Stato europeo ha la benché minima intenzione di inimicarsi tutti i musulmani del mondo (lo sono anche non arabi come l’Indonesia, l’Asia Centrale, lo stesso Marocco, parte dell’Africa Nera) per venire incontro a un capriccio che, come abbiamo scritto di sopra, è persino storicamente infondato fin dai tempi di Melchisedec; e figuratevi ora.
La soluzione è dunque quella di liberare Gerusalemme da riferimenti alle cronache attuali, e restituirle una funzione simbolica di sacralità delle tre religioni per cui è città santa. Significa anche negare a Israele i privilegi ideologici di cui ha goduto finora: la pace è come la guerra, si fa in due!
È il primo solido passo verso la meta di “due popoli, due Stati”, e magari la Chiesa potrebbe riuscire dove hanno fallito ONU, Europa, USA e chiacchieroni vari. La pace non si predica, s’impone.
La proposta della Chiesa, pur nella delicatezza del linguaggio diplomatico, ha un peso potente; e non deve cadere nel vuoto, e finire relegata tra le nuvole delle buone intenzioni.
Ripeto: non sono parole, c’è un documento scritto e firmato dal papa e dal re del Marocco; e che verrà avviato a tutti i governi; nessuno di questi, tanto meno quello italiano, potrà fare finta di non averlo letto.
Ulderico Nisticò