Il poker a quattro dei magistrati


 Si racconta che Craxi – ve lo ricordate? – abbia detto: “Infine i giudici si arresteranno tra loro”. Ancora non è successo, ma intanto leggiamo di un bel poker a quattro tra Cassazione, Consiglio Superiore della Magistratura, TAR del Lazio e Consiglio di Stato.

 Non si tratta di cambiare il colore delle tendine, ma, ovviamente, di nomine. Ma guarda un po’!

 A proposito di nomine, io sono certissimo, a fiuto, che il CSM abbia sempre torto, ma non è questo che m’interessa. Chi è curioso, legga i giornali del 15, o internet. Il buffo è che è tutto legale, legalissimo.

 Penso che io, proprio io, UN, potrei incappare in questo meccanismo impazzito, diciamo per una multa o per una strage, tanto è lo stesso: e via Prima istanza; Seconda istanza; Cassazione che ormai, indebitamente ma sicuramente, è Terza istanza per ogni bagattella (termine giuridico!); TAR regionale; TAR del Lazio; CSM (vedi sopra); Consiglio di Stato… e, con un poco di fantasia, anche Corte europea, ONU… l’altro…

 Per una sentenza, se ne parla tra una ventina d’anni, quando io ne conterò quasi 92, e nel frattempo mi rovino di avvocati e carta bollata, nonché di convocazioni alle nove perché il giudice, a mezzogiorno, rinvii a nuovo ruolo per sopravvenuto menarca della nonna del cancelliere. Già, non vanno mai dimenticati i diritti sindacali delle pulzelle ave dei lavoratori.

 Dunque non basta la riforma, pur urgentissima del CSM, a cominciare dallo scioglimento d’imperio del CSM attuale; serve un ripensamento generale di tutto il sistema giudiziario, e qui ne indico alcune direttive; tanto, non gliene importa niente a nessuno, e figuratevi se i Palamara boy daranno retta a me:

1. Finirla con il mito dei giudici: essi sono dei laureati in legge che hanno vinto un concorso (si spera!) e non dei santi e martiri e geni e salvatori della patria. E basta con la dicastocrazia.

2. Rendere effettiva la responsabilità personale e penale dei giudici: penale, e non solo pecuniaria.

3. Corruptissima re publica, plurimae leges. È latino, ma lo capite tutti. Vanno cancellate le infinite leggi troppe e vane (Dante, Par. VI), a cominciare da certi trattati interazionali follemente sottoscritti come Dublino.

4. Ridurre la possibilità di un ricorso in Seconda istanza; e rendere, come una volta, rarissimo il ricorso in Cassazione. Come si fa? Ridurre al minimo gli avvocati cassazionisti.

5. Riformare radicalmente il CSM. Come si fa? Con un presidente della Repubblica che lo presieda davvero, e non si contenti di tagliare il nastro.

6. Limitare, meglio abolire, la TARcrazia. Di questo passo, sarà il TAR a decidere il rigore al posto del (o della?) VAR. Ahahahahah!

7. Varie ed eventuali.

Ulderico Nisticò