Il reflusso gastroesofageo


Quando mangiamo il cibo percorre l’esofago, attraversa una valvola e giunge nello stomaco.  Il reflusso gastroesofageo è la condizione nella quale del materiale proveniente dallo stomaco attraversa la valvola e ritorna nell’esofago per attraversarlo parzialmente o completamente.

E’ un processo che avviene naturalmente durante la giornata e si verifica dopo aver mangiato, arrivando a quattro volte nell’ora che segue il pasto.

Quando avviene con una certa frequenza durante l’intera giornata entriamo in una condizione patologica. Che assume caratteristiche varie perché si va da una patologia senza sintomi, ad un quadro in cui ci sono i sintomi ma la parete dell’esofago non mostra lesioni, fino al quadro patologico per cui ci sono i sintomi e la parete dell’esofago è danneggiata (erosione della mucosa).

Come avviene?

La causa del reflusso è sostanzialmente dovuta ad una cattiva funzione della valvola, che separa esofago e stomaco. Durante la deglutizione la valvola si apre e si chiude. Ma c’è un tempo definito rilasciamento transitorio in cui la valvola può restare aperta più del tempo normale, consentendo così la risalita del materiale gastrico. Cosa condiziona questo rilasciamento transitorio?

Le cause più comuni sono:

L’ernia iatale, che è uno spostamento dello stomaco dall’addome al torace attraverso un foro nel diaframma. Parte dell’esofago scivola nel torace e la valvola, ritrovandosi in una sede non naturale, subisce una pressione diversa e può rimanere aperta più facilmente. Inoltre, la parte di stomaco che rimane nel torace trattiene una quantità di acido maggiore del normale e quindi il reflusso diventa abbondante. 

Alcuni cibi come aglio, cioccolato, cipolla, menta e the che abbassano la pressione della valvola tra l’esofago e lo stomaco, la rilassano e ne riducono la tenuta. E i Cibi grassi che rimangono di più nello stomaco per essere digeriti e quindi aumentano la frequenza dei rilasciamenti transitori. 

Le bibite gassate che contengono anidride carbonica, responsabile del rigonfiamento dell’addome, e mettono sotto pressione la capacità di tenuta della valvola.

Gli Alcolici che rilassano i muscoli della valvola tra esofago e stomaco.

I Farmaci come antidepressivi, sedativi, antidolorifici, alcuni antipertensivi e farmaci per l’asma e bronchite cronica, che rilassano la valvola.

chili in eccesso che premono letteralmente sull’addome e indirettamente sulla valvola e ne riducono la funzionalità.

vestiti stretti che possono aumentare la pressione sull’addome ed influenzare così l’attività della valvola, e per lo stesso motivo stare troppo tempo in posizioni scomode.

Ci sono poi sostanze che peggiorano la qualità del reflusso perchè aumentano la produzione di acido nello stomaco come  arance, limoni, pomodoricaffé e bibite che contengono caffeina.

In ultimo, ci sono farmaci che danneggiano la parete dell’esofago e la rendono quindi più sensibile agli attacchi di acido proveniente dallo stomaco come alcuni antibiotici, antinfiammatori e principi attivi utili nell’osteoporosi.

Una nota a parte merita la nicotina contenuta nelle sigarette, che aumenta la produzione di acido, rilassa la valvola e riduce le protezioni della mucosa sia dello stomaco che dell’esofago. Praticamente ogni sua azione è deleteria.

Quali sono i sintomi?

I sintomi sono spesso confusi con altri e possono essere anche diversi negli individui.

Cominciamo a considerare i sintomi tipici.

Il bruciore di stomaco (Pirosi) è il più comune. Spesso i pazienti riferiscono bruciore e/o dolore di stomaco ed indicano però la parte alta dell’addome dove è presente la fine dell’esofago. E’ una sensazione che può raggiungere lo sterno ed arrivare alla gola. Compare dopo aver mangiato, in un arco di tempo compreso tra la mezz’ora e l’ora. Se dopo aver mangiato ci si sdraia la sensazione di bruciore potrebbe aumentare. Può durare al massimo un’ora.

Segue il rigurgito acido, che provoca una sensazione di sapore amaro in bocca. La sensazione è simile al vomito, con la differenza che qui non ci sono né lo sforzo di vomitare e neanche la nausea.

Poi c’è la difficoltà a deglutire (Disfagia), cioè c’è la sensazione che il cibo si fermi nell’esofago.

Quindi la salivazione eccessiva, causata dall’acido che arriva dall’esofago in bocca, dove l’organismo produce saliva che contiene bicarbonato, in grado di neutralizzare l’acido stesso.

In ultimo, la tosse cronica, che avviene soprattutto di notte. L’acido risale nell’esofago e raggiunge le vie respiratorie infiammando le mucose, le quali reagiscono producendo muco in eccesso, che poi la tosse cercherà di smaltire.

Assieme ai sintomi più comuni, ci sono alcuni sintomi che non sono sempre presenti e non possono essere associati con sicurezza sempre al reflusso gastroesofageo.

Il dolore del torace ne è un esempio. Spesso associato a “mal di cuore” anche se il cuore non fa mai male. È una sensazione molto dolorosa e può raggiungere perfino il collo e le spalle.  

Si può provare perfino dolore quando si ingoia (Odinofagia).

Si aggiungono i problemi respiratori come l’asma e la bronchite cronica.

Infine, ci sono danni alla gola e alla bocca. In particolare, disturbi come laringiti, raucedini, gengiviti, alitosi e carie. Questo succede quando il materiale acido risalito dallo stomaco arriva fino in gola o in bocca. In questo caso il dentista e l’otorinolaringoiatra sono i primi ad accorgersi di un possibile reflusso.

Chi ne soffre?

Assieme alla gastrite e alla colite spastica di origine nervosa, il reflusso è ormai una patologia molto diffusa. La qualità di vita, misurata come condizione sotto stress, e l’alimentazione errata contribuiscono enormemente nella nascita del reflusso in un paziente. Le donne sono più colpite, soprattutto in gravidanza. Ma il rischio di reflusso aumenta con l’età, e la fascia più colpita è in una età compresa tra i 50 e 70 anni.

Diagnosi

È importante non aspettare il peggioramento dei sintomi, perchè il medico facilmente può diagnosticare la presenza del reflusso. Eventualmente, possono essere fatti degli esami diagnostici che confermano l’ipotesi del medico e soprattutto aiutano a valutare l’entità dei danni che il reflusso può aver causato. Gli esami sono:

L’endoscopia che prevede di inserire un tubo con telecamera incorporata in bocca e di farlo scendere fino all’esofago. Occorre farlo a stomaco vuoto e quindi non si mangia né beve nelle otto ore precedenti, e il paziente viene spesso sedato per evitare riflessi incondizionati.   

La Ph- metria che misura la quantità di acido nell’esofago. Viene inserita dal naso una sonda che raggiunge l’esofago e registra i valori di ph, quindi la quantità di acido che arriva nell’esofago in 24 ore, e quanti attacchi di reflusso ci sono.

La Manometria, che misura l’attività dei muscoli che compongono la valvola. Anche in questo caso, una sonda viene infilata dal naso, attraversa l’esofago e raggiunge la valvola.

Caso a parte è il Breath test che rileva la presenza dell’Helicobacter pylori, un batterio responsabile di ulcere e gastrite e quindi di un aumento di acido nello stomaco. Il reflusso è spesso associato proprio alla sua presenza.

Le cure

Le diverse modalità con cui il reflusso si manifesta comportano una scelta di terapie diverse a seconda dei casi. Vediamo in dettaglio le diverse terapie.

Presenza dei soli sintomi, senza che ci siano infiammazioni. In questo caso è sufficiente cambiare l’alimentazione evitando i cibi elencati in seguito ed eliminare le abitudini scorrette. Il medico può all’occorrenza prescrivere antiacidi e alginati, che velocizzano la guarigione.

Presenza dei sintomi e di una leggera infiammazione dell’esofago. Il medico può prescrivere farmaci che riducano leggermente la produzione di acido nello stomaco.  

Presenza dei sintomi e grave infiammazione dell’esofago. Il medico dovrà prescrivere farmaci che riducano di molto la produzione di acido nello stomaco.

Quando la terapia farmacologica non è sufficiente occorre ricorrere all’intervento chirurgico, che prevede la ricostruzione della valvola, rendendola più efficiente.

Quali sono le abitudini da modificare?

Non indossare vestiti scomodi o troppo stretti in vita.

Non sdraiarsi dopo i pasti. Bisogna aspettare almeno tre o quattro ore prima di andare a dormire.

Non compiere sforzi fisici a stomaco pieno. È meglio aspettare due o tre ore dopo aver mangiato prima di compiere attività fisica. Subito dopo mangiato è bene anche evitare movimenti bruschi e improvvisi (per esempio piegarsi per raccogliere qualcosa).

A letto, evitare di dormire con più cuscini, perché in quella posizione aumenta la pressione sull’addome e quindi sulla valvola.

Smettere di fumare, perchè la nicotina aumenta la quantità di acido nello stomaco e crea disfunzioni nel funzionamento della valvola.

Ridurre il peso se si è in soprappeso, perchè i chili di troppo premono sull’addome e modificano la pressione della valvola.

Quali sono i cibi da ridurre?

Occorre limitare il consumo di alcolici, tè, caffè, bibite gassate, bibite contenenti caffeina, succhi di frutta (arancio, pompelmo, limone, ananas, pomodoro).

Da evitare, invece, l’acqua gassata, i dolci farciti con creme e cioccolato, il burro, il dado vegetale e spezie come cannella, noce moscata, e curry.

Per noi calabresi, tocca aggiungere gli amati insaccati, sic!

È anche necessario mangiare poco e spesso, mangiare lentamente, evitare pasti abbondanti e preferire sempre almeno le cene leggere.

Filippo Apostoliti

Il presente articolo ha carattere divulgativo e non consultivo. Non può e non deve sostituirsi al rapporto paziente – medico, che rimane l’unico interlocutore per la corretta diagnosi e terapie delle patologie trattate.