Il ritorno di Ulisse


Calmi tutti: parlo del film di Uberto Pasolini, non dei circa dieci e più sbarchi di Ulisse in Calabria, nessuno dei quali minimamente credibile. Parlo di un buon film, che ho visto per dovere professionale, e ho professionalmente giudicato, Odissea alla mano. Regista e autori devono essersi ben documentati, magari con consulenze altrettanto professionali. A beneficio del pubblico, informo che l’Odissea apparteneva al ciclo omerico dei nostoi (νόστοι), parola da cui deriva il poetico concetto di nostalgia.

In verità, del poema è la seconda parte, mentre, ma il titolo era chiaro, non c’è cenno a Polifemo, Circe, Calipso; e nessuna presenza degli dei. Del resto, meglio così che effetti speciali al computer al posto delle Sirene. Ricordo agli omeristi della domenica che Ulisse racconta tutto a re Alcinoo con regina Arete e incantata figlia Nausicaa.

Gli sceneggiatori dunque sono stati abbastanza fedeli al testo, con qualche lieve eco di altri miti e a proposito di Ulisse stesso, e persino di Penelope. Del resto, di Ulisse non c’è solo quello omerico, ma lo troviamo in alcune tragedie, in Virgilio, nei Posthomerica di Quinto Smirneo, nei mitografi greci e latini; e nel celebre XXVI dell’Inferno di Dante; e nei più recenti Foscolo, Saba, Joyce… Il cinema lo ha trattato più volte, e non posso tacere che il primo film della mia incipiente vita – avevo quattro anni – fu Ulisse con Kirk Douglas e Silvana Mangano.

Il film è intenso, e realistico, evitando la troppo diffusa tentazione degli attori giovani e belli e scollacciati per fare facile cassetta; utilizza bene alcuni episodi come quello del cane Argo o dell’arco; e non sfugge al rischio delle scene di sanguinosa violenza. Avrei preferito che si raccontasse meglio la cicatrice di Ulisse per la caccia del cinghiale, con il furbone nonno Autolico.

La sceneggiatura però è un po’ troppo povera. Vero che Ulisse, come leggiamo nel II dell’Iliade, è il meno ricco dei re, con solo 12 navi a fronte di una media di 40 degli altri, 160 i due Atridi; l’ambientazione dei poemi omerici è, detto in generale, di un mondo prospero: leggete il XVIII dell’Iliade, lo scudo di Achille; e il mondo fatato dei Feaci (immaginari e tecnologici: vedi sopra).

Un film da vedere, dunque, meglio di tanti polpettoni. È in atto un filone di storia e cultura. Quando ne approfitterà anche la Calabria, invece di falso dialetto tradotto in italiese? Ne abbiamo, di storia, noi, e di miti…

Ulderico Nisticò