Il territorio, il dissesto e gli uomini


 Un paradosso dell’Italia è che mostra una millenaria continuità di eccellenza antropica e culturale, ma in un territorio con tutta evidenza dissestato, ed esposto a terremoti e disastri idrici e metereologici. La Calabria, pur la più antica per cultura e storia in questa Italia antichissima, è anche tra le più esposte a qualsiasi evento: per tre secoli fu devastata da apocalittici terremoti; e ogni anno rivela la sua fragilità orografica. Dal greco “oros”: e infatti la Calabria è una terra di montagna e alta collina, con rare pianure. Queste sono lezioncine di banale geografia; e lasciamo ai poeti sedentari e alle agenzie turistiche i loro sogni generici, sia a proposito dell’Italia, sia ancora di più a proposito della Calabria che sarebbe più bella dei non meglio individuati “arcipelaghi giapponesi”, e invece è tutta una catena montuosa.

 Alcune ore di pioggia, sia pure “eccezionale”, hanno mostrato la debolezza naturale del territorio calabrese. Vero, ma almeno metà della colpa è degli uomini, e per uomini intendo sia le autorità politiche e burocratiche sia i singoli cittadini in qualche modo abusivi.

1. Interi agglomerati urbani sono sorti senza nemmeno l’ombra non dico di un piano regolatore, ma nemmeno di un’idea qualsiasi: credo che il peggiore esempio sia Davoli, dove non hanno lasciato manco una piazza. Il meno peggio, alla fine, è Soverato, ma non certo per volontà politica: diciamo, per buon gusto.

2. Costruzioni e condoni, non ne parliamo.

3. Durante tale scempio, il Genio Civile, oggi non so come lo chiamino, dormiva il sonno di Aligi di settecento anni; quando non intascava tangenti.

4. Fiumi, torrenti e canali sono stati lasciati a se stessi, senza dire che fanno da discarica di qualunque detrito.

5. Le campagne sono in grandissima parte abbandonate, anzi non si sa nemmeno di chi siano gli appezzamenti.

6. Le fogne, dove ci sono, restano prive di ogni pulizia.

7. Eccetera, sotto gli occhi di tutti.

 Non si possono buttare giù i paesi nati malissimo; e pazienza. Ma occorre un’operazione a livello regionale di sistemazione del territorio, con almeno le seguenti attività:

a. Pulizia degli alvei di qualsiasi corso d’acqua;

b. Pulizia delle fogne e condotte varie;

c. Rimboschimento di aree in qualche modo bruciate o peggio;

d. Confisca gratis delle proprietà abbandonate e trascurate, e assegnazione, parimenti gratis, a chi effettualmente le coltivi; mi diverto a definire tale provvedimento come “esproprio proprietario”: leggete bene;

e. E quant’altro.

 Alcuni provvedimenti sono epocali, richiedono molti soldi e molto tempo: la Regione (sarebbe quell’ente inutile e dannoso che oggi è in mano a Oliverio e Viscomi, ma ieri era ugualmente peggio e domani pure) elabori un piano e si faccia dare soldi da quell’altro ente inutile e dannoso che sta a Bruxelles; e poi li spenda, invece di rimandarli indietro perché il burocrate è asino e vigliacco.

 Altri provvedimenti invece sono più semplici, e si dovrebbero assumere ogni anno: la pulizia di alvei e canali e fogne si fa ad agosto, non a gennaio; sotto la Canicola, non sotto il Diluvio di Noè. O dobbiamo pensare che si guadagna di più con il disastro che con l’ordinario?

 Un corollario: ci sono tanti disoccupati da utilizzare! Ebbene, cominciamo dai nostri giovanotti mammoni; poi attingiamo alle migliaia di “migranti” e clandestini che stanno a mangiare e dormire, e, secondo me, si annoiano; piuttosto che fare i posteggiatori abusivi e i pubblici accattoni, mettiamoli alla fatica.

Ulderico Nisticò


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