Il turista che ha salvato papà e figlio dopo il fulmine in spiaggia a Soverato: «Non sono un eroe»


Il racconto di Giuseppe Carello, ingegnere originario di Cardinale, al Corriere della Sera. «Ho visto due corpi immobili sulla spiaggia»

«Non sono un eroe. Ho solo soccorso delle persone in difficoltà. Sono stato coraggioso e anche fortunato. Mi ha aiutato molto il corso di formazione di primo intervento, che la mia azienda mi ha fatto svolgere in caso di necessità».

Giuseppe Carello, ingegnere di 45 anni, originario di Cardinale ma residente a Milano, racconta al Corriere della Sera gli attimi tremendi in cui un fulmine si è abbattuto in spiaggia a Soverato, colpendo una famiglia di vacanzieri e provocando seri danni a un 33enne, ancora ricoverato in coma farmacologico all’ospedale di Catanzaro. Carello ha praticato il massaggio cardiaco all’uomo e ne salvato il figlio di 4 anni.

Dopo quel temporale improvviso, mentre cercava di mettere al riparo i propri genitori, l’ingegnere si è accordo di quei due corpi immobili sulla spiaggia «che il mare stava praticamente portandosi via, e di altri due persone che continuavano a gridare. Mi sono messo a correre sulla sabbia – racconta – per cercare di prestare loro soccorso. Il bambino non respirava. Con tutte le mie forze ho iniziato a praticargli un massaggio cardiaco. Credevo di non farcela. Saranno passati 10 secondi: quando ho visto il bambino riaprire gli occhi, ho gridato come un disperato e alzato gli occhi al cielo, mentre qualcuno lo prendeva in braccio e lo portava via».

Poi l’intervento disperato sul corpo del padre mentre al telefono chiedeva consiglio ai soccorritori del 118. «A un tratto – dice ancora al Corriere della Sera – l’ho visto farfugliare, girare gli occhi e muovere le braccia. Dopo tutte queste operazioni, sfinito, mi sono ricordato dei miei genitori. Erano ancora lì ad aspettarmi. Sorridenti, sotto la grandine».