1. La ripetuta pubblicità ce la potevano risparmiare, e invece imperversa, guastando quel molto poco di emozione che il film tenta di suscitare.
2. Il Ranieri cercò di dire e non dire a proposito di una conversione del Leopardi, raccontandola in modo vago, giusto per non dare un dispiacere ai parenti.
3. Genitori “bigotti”: vecchio luogo comune ottocentesco. Adelaide, dopo aver fatto interdire il poco economo marito Monaldo che si era rovinato con i vizi ma con libri in grandissima parte di scarsa qualità, assunse la gestione del dissestato patrimonio, che riuscì dopo molti anni a risanare con ferrea durezza di modi.
4. In tv, invece, Adelaide appare una bella statuina totalmente muta. Lo stesso per il Poerio, unico calabrese della vicenda, con cui il Leopardi ebbe frequenti rapporti. La tv gli preferisce il Colletta, noto arruffone sia sul campo di battaglia sia nelle idee. E, aggiungiamo noi, nemico mortale di Guglielmo Pepe. I liberali, infatti, passavano più tempo a litigare tra loro che contro gli Austriaci e i re assoluti.
5. A proposito di Austriaci, gli stessi liberali che propugnavano guerra contro l’Austria, si erano genuflessi quando a comandare erano i Francesi e Napoleone, il quale quanto a monarchia assoluta dava dei punti a Gengis Khan. Giacomo almeno non distingueva fra stranieri cattivi e stranieri millantati buoni.
6. Monaldo, tutt’altro che ignorante, era un noto esponente del movimento reazionario, e come tale si trovò in compagnia di Chateubriand, De Maistre, Teparelli d’Azeglio, Canosa… reazionari, in verità, blandi. Compose Dialoghi che, con sei edizioni, furono così apprezzati da essere attribuiti a Giacomo, il quale dovette smentire, ma non per il contenuto.
7. Quanto alle opinioni di Giacomo, tutto vi troviamo tranne che lo spacciato progressismo; anzi scrive una immotivata satira in versi contro il progresso tecnologico.
8. Il ritmo del film è lento e impacciato, donde una durata eccessiva e da sperare che finisca, e invece era quasi mezzanotte.
9. La recitazione è da lettura e sempre con lo stesso tono da parte di tutti, e a voce bassa.
10. Quasi tutte le scene sono al chiuso e da fermi, il che è ben diverso da cinema: κίνημα, movimento. Non pretendevo granché, ma una passeggiata sul monte Tabor…
11. L’ambientazione esterna è da tv o da fondali di teatro, dunque poco realistica.
12. Leopardi senza gobba è come Manzoni in un postribolo, e d’Annunzio a fare voto di castità. Bastava riprendere l’attore solo davanti, lasciando la scoliosi all’immaginazione dello spettatore. Un po’ meglio il naso.
13. È vero che i ragazzini lo deridevano, ma proprio per la gobba; se no, non c’era motivo.
14. La canzone All’Italia non incita affatto a ribellarsi a non si sa quale potere, bensì depreca che gli Italiani abbiano combattuto e siano morti al servizio di Napoleone e non per l’Italia, e per l’Italia egli stesso vorrebbe combattere. È in compagnia di Dante, Petrarca, Machiavelli, Alfieri, Foscolo e dello stesso Manzoni, e dopo di lui Carducci, Pascoli, d’Annunzio… Si parla di cose di anni prima, del resto, perché la poesia viene pubblicata nel 1821, e Napoleone non c’era più.
15. Quando mai il Leopardi espresse idee liberali o simpatia per i loro ambienti? Leggete i Paralipomeni. Quando Leopardi mai partecipò a sette e riunioni e congiure? Quando nel 1831 lo elessero, a sua insaputa, deputato di Recanati, rifiutò con una scusa, e scrisse al padre “voglio che costoro non infastidiscano me e la mia famiglia”.
16. Nella Scommessa di Prometeo si mette in scena solo la negazione della civiltà inglese, ma non i selvaggi amerindiani che si mangiano i figli, e le crudeli usanze dell’India dove bruciano le vedove: effetto del politicamente corretto?
17. Si fa confusione tra liberali e democratici, che nel XIX secolo erano in netta antitesi, e spesso violenta: vedi 1849 a Roma; la Comune del 1870 a Parigi… I liberali erano molto più antidemocratici dei reazionari, i quali anzi erano, si direbbe oggi, populisti. Monaldo aprì la sua immane biblioteca ai Recanatesi, rimanendo, penso, perplesso che non vi andasse nessuno.
18. Leopardi detestava Tommaseo, e questo è vero: “bestia dalmata, anzi bestia italiana”. Dei Promessi Sposi edizione 1827 disse “Fa tanto rumore e vale così poco”.
19. Almeno nell’episodio di Firenze si mostra un Leopardi se stesso e basta. Tiro a indovinare, e posso sbagliarmi, ma da Firenze in poi mi pare di avvertire un’altra e più accorta mano.
20. Nello stesso quadro fiorentino, emergono finalmente le difficoltà finanziarie che afflissero sempre Giacomo e la sua famiglia, mentre fino a quel momento i disinformati pensano che i Leopardi, essendo conti, fossero anche benestanti, il che non era proprio.
21. La sola entrata del Leopardi fu il compenso dell’editore Stella. Scrive che il papa Pio VII gli aveva promesso un posto, però morì prima di darglielo. Non c’è cenno alle offerte d’insegnamento che pure ricevette dalla Germania, e dovette declinare per le condizioni di salute.
22. Insegnamento di greco, era. Per capire il Leopardi, bisogna essere grecisti, e scoprire che Silvia a tessere è quasi traduzione di un frammento di Saffo: “Dolce madre, non posso più far cantare l’arcolaio, domata nel cuore dal desiderio di un giovane… ”. E nudo il petto non vuol dire quello che pensate, ma l’omerico γυμνός che significa senza corazza. C’è il greco dovunque, nel Leopardi, conosciuto direttamente e non in forma edulcorata e di terza mano.
23. A proposito di Silvia, mi spiace deludere tanti, ma la letteratura italiana è zeppa di Silvie. Quella del Parini è, diciamo, più prosperosa e meno castigata: leggete.
24. Ora mi tocca l’altra puntata, poi ne riparliamo.
Ulderico Nisticò