Intervento chirurgico “Mai tentato in Calabria”, salvato un 20enne con la Sindrome di Marfan


Una storia di coraggio, eccellenza medica e una corsa contro il tempo si è conclusa con successo a Cosenza, dove la vita di Raffaele, un giovane di 20 anni affetto da una rara e aggressiva variante della sindrome di Marfan, è stata salvata grazie a un intervento chirurgico d’urgenza definito “mai tentato in Calabria”.

Raffaele rischiava di morire a causa di un aneurisma all’aorta toracica di dimensioni catastrofiche: circa dieci centimetri di dilatazione. I medici avevano stimato che gli restavano solo poche ore di vita se la parete arteriosa fosse ceduta.

La scelta coraggiosa dopo i rifiuti
​Di fronte all’emergenza, e nonostante il caso fosse stato precedentemente rifiutato da molti altri ospedali per l’altissimo rischio operatorio, l’équipe di Chirurgia vascolare dell’ospedale Annunziata di Cosenza ha preso una decisione immediata e coraggiosa: procedere con l’intervento salvavita.

​”Il dottor Paolo Piro mi ha guardato negli occhi e mi ha detto che dovevano salvare mio figlio,” ha raccontato la madre di Raffaele, Luisa, rivivendo quei momenti concitati. “Allora ho capito che non ci avrebbero abbandonato.”

L’Operazione straordinaria
​A coadiuvare il dottor Piro in questa impresa chirurgica c’era il rinomato cardiochirurgo Marco Valente. Insieme, i due specialisti hanno compiuto un’operazione straordinaria che ha richiesto altissima competenza e precisione.

Per ricostruire il tratto di aorta dilatato, i medici hanno impiantato un dispositivo endovascolare, agendo con tecnica mininvasiva. Questo dispositivo, che funge da sorta di “parete interna”, ha stabilizzato l’arteria, bloccando la rottura imminente e salvando in extremis il ventenne.

​L’eccezionalità dell’intervento è stata riconosciuta anche da centri di eccellenza nazionale come il Policlinico Gemelli di Roma, dove Raffaele è stato in seguito trasferito e dove ora sta proseguendo il suo percorso di cura. Il successo dell’operazione non solo ha dato una nuova vita a Raffaele, ma ha anche posto un’importante pietra miliare per la sanità calabrese, dimostrando la capacità di affrontare con successo le sfide mediche più estreme.