Intervista a Cristian Mancuso in arte “Crimasso”


crimassoCome è nata la sua collaborazione con il MUSABA di Nik Spatari e Hishe Maas di Mammola?
L’anno scorso, con uno dei miei professori del Liceo Artistico di Catanzaro, ho partecipato ad un viaggio studi presso il MUSABA. In questa occasione il mio insegnante ha fatto vedere uno dei miei disegni ad entrambi i coniugi Nik Spatari ed Hishe Maas, i quali si sono interessati da subito alla mia arte e mi hanno invitato a realizzare un opera nel museo stesso.
Ciò che ho proposto è stato un grande murale da inserire all’entrata nel complesso d’arte su uno dei pilastri che sorregge la trasversale stradale tra i due mari calabresi, lo Ionio ed il Mar Mediterraneo. In questa impresa sono stato accompagnato anche da mia madre Angela Procopio, anche lei artista, che mi ha fatto da partner. Per l’occasione siamo stati ospiti, per qualche giorno, nella residenza del museo stesso dove abbiamo alloggiato. Qui si è trascorso dei bei momenti molto intensi rapiti dal fascino del luogo e della cordiale di chi ci ha accolto fraternamente.
Con questo suo lavoro cosa ha voluto rappresentare e comunicare?
Nella parte alta dell’opera sono inseriti Nik ed Ishe in un intenso abbraccio rappresentati dalle stesse iniziali del MUSABA. Quest’avvolgimento simboleggia la loro forza con la quale sono riusciti a realizzare questa importantissima realtà museale. Giù si vede un cuore che richiama il loro grande amore durante l’intera vita. Nel cuore sono raffigurate tutte le emozioni ed esperienze: buone e cattive trascorse in questi lunghi anni assieme. Al centro del cuore c’è raffigurato il mondo con un puntino che mette in evidenza Mammola e la Calabria. L’opera evidenzia anche in risalto che i due coniugi, che per la loro grande esperienza di vita vissuta all’estero, potevano scegliere di fermarsi in qualsiasi altre parte del mondo, ma hanno scelto di radicarsi in Calabria.
Intorno a loro ci sono accostati molti triangoli di colore nero che rappresentano tutte le vicissitudini che hanno subito da parte della criminalità organizzata e dalla subdola burocrazia inquinata e deviata.
Co il loro amore, la loro determinazione e testardaggine, sono riusciti a superare molteplici momenti bui. Si può vedere che da questo loro scontro ne sono usciti vincitori al punto che l’aureola rossa che incornicia l’opera ne è il tratto più in evidenza. Quantunque il colore nero, che esprime il grigiore e la tristezza, è molto invasivo nell’opera stessa. Mentre l’aureola rossa rappresenta l’aureola di bellezza che avvolge tutta la loro vita.
Pensa che sia molto pregnante la criminalità nel tessuto sociale e civile calabrese al punto da condizionare la vita quotidiana dei suoi cittadini?
Ogni giorno si sente parlare di morti ammazzati ed alla fine di ogni anno si parla di centinaia di persone che hanno perso la vita per mano della criminalità organizzata. Il pizzo la fa da padrona in tutti gli ambienti economici e commerciali. Raggiunge finanche i piccoli centri sparsi e sperduti tra le montagne. Siamo il cuore del narcotraffico del mondo. E questo le sembra poco? Un’ombra nera avvolge tutta la nostra regione. Dobbiamo avere la forza di far tornare un cielo azzurro e terso capace di far rifiorire i mille fiori della solidarietà, della giustizia e della legalità. I giovani, in questo processo di cambiamento, possono fare tanto e mi augurano che non si tirino indietro dalle proprie responsabilità. Non conosco altra strada capace di dare dignità a questa nostra stupenda terra di Calabria. Questo processo di cambiamento può passare solo attraverso la diffusione dell’arte, quindi della cultura.
Che ruolo importante possono avere i giovani in tutto ciò?
Importantissimo. Solo attraverso un vero cambiamento di mentalità si può interrompere il vortice tumultuoso del sottosviluppo e della rassegnazione. Certo, i problemi ed i condizionamenti che siamo costretti a subire sono tanti e numerosi. A volte sembrano insormontabili. Ma i giovani, tutti assieme, possiamo invertire la rotta portando questo popolo, dalle radici colte e nobili del passato, verso un nuovo rinascimento delle coscenze.
Il suo modo di dipingere si ispira a qualche altro artista a lei caro?
Il mio modo di fare arte è del tutto originale. Sarei perfettamente capace di realizzare dei lavori realistici, ma prediligo il mio modo di tratteggiare sulla tela in bianco e nero senza nessuna tridimensionalità. Motivi ricorrenti sono dei piccoli volti con delle faccine dove un occhio ha una palpebra più abbassata e con una pupilla più piccola. Un incidente mi ha deturpato, per un certo periodo, leggermente il viso. Il tutto richiama questo momento buio che ho avuto da ragazzino e che per me è stato molto invalidante sul piano della serena e piena auto accettazione.
Per di più, nelle mie opere appaino molti occhi e molti volti assieme, che rappresentano la libertà di guardare il mondo da tutte le prospettive senza limitazione e pregiudizio alcuno.
Pur essendo così giovanissimo sono state già diverse le sue presenze a manifestazioni importanti, ce ne può accennare a qualcuna?
La mia prima partecipazione ad una mostra è avvenuta a 14 anni, (ora ne ho 18), con un semplice ritratto in una collettiva d’arte a Catanzaro. Da qui, poi, ho esposto in Svizzera dove ho vissuto per diversi anni assieme alla mia famiglia. E, consecutivamente a Parigi in Francia e a S. Pietroburgo in Russia. Per di più, ho esposto alla Biennale di Palermo e a quella di Barcellona in Spagna. Di recente ho preso parte anche ad una collettiva d’arte a Catanzaro presso la prestigiosa Galleria ArteSpazio dell’artista e gallerista Luigi Verrino. Proprio in questo momento sto realizzando una istallazione presso “Il Giardino delle Arti” dell’Associazione Culturale Karol Wojtyla di Catanzaro.
Per il suo futuro artistico ha qualche sogno speciale che le farebbe piacere che si avverasse?
Vorrei riuscire a vivere d’arte per dare un pieno contributo a questo mondo che, oggi più che mai, ha bisogno della bellezza per superare i grigiori delle ingiustizie. E’ importante rimuovere le nuove e vecchie povertà che affliggono l’umanità intera perché, qualsiasi individuo quando viene privato della propria dignità di uomo libero e consapevole, è come se venisse ucciso più volte. E questo non è affatto giusto.

Arcangelo Pugliese


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