Buona idea, fare politica estera così lontano, con un vertice nella quasi ignota Lapponia. Vedremo i risultati. Intanto facciamo un riassunto dei rapporti tra l’Italia e le altre tre Nazioni.
Sulla Grecia, spero non ci sia nulla da aggiungere, e che i lettori ne siano informati. Se no, aspettino qualche giorno, ed esce un mio libro atto a raccontare la Magna Grecia senza bubbole e con i piedi per terra.
Per la Svezia e la Finlandia, ho meno certezze che se ne sappia, a parte i luoghi comuni di Paesi felici e contenti, che sono poco rispondenti al vero.
Mi voglio divertire a fare un poco di storia, raccontando, non ora per la prima volta, le vicende di due regine di Svezia, e, come tali, sovrane anche di Finlandia; e che riguardano molto l’Italia… e la Calabria.
Nel 1518, Sigismondo Jagellone, re di Polonia e granduca di Lituania, sposò Bona Sforza, figlia di Gian Galeazzo e Isabella d’Aragona di Napoli. Tra i titoli di lei, duchessa di Bari ed eccoci, anche principessa di Rossano.
Nel 1562, sua figlia Caterina sposò il figlio secondogenito del re di Svezia Gustavo I, Giovanni, che nel 1568 depose il fratello, re Erik, e divenne sovrano. In queste vicende e nelle seguenti, e nell’operare per la definitiva indipendenza della Svezia dalla Danimarca, e negli anni di regno del marito, ebbe un ruolo attivissimo Caterina. Era molto bella, e di squisita cultura italiana e latina; e mantenne continui rapporti con l’Italia. Ho pubblicato, nel mio lavoro sull’Anania di Taverna, versi latini e italiani a lei dedicati.
Inutile dire che di tutto ciò alla cultura ufficiale italiana e calabrese e di Taverna non importa un fico secco. E già, mica è uno sbarco di Ulisse!
Passiamo a Cristina, figlia del re Gustavo II Adolfo, regina di Svezia nel 1632, costretta ad abdicare nel 1654 per essersi convertita dal protestantesimo paterno al cattolicesimo. Passata a Roma, creò un ambiente culturale, il cui esponente di spicco fu Gian Vincenzo Gravina di Roggiano [Gravina], giurista e letterato, e fondatore, con Cristina, di quel movimento culturale e sociale europeo noto come l’Arcadia. Il Gravina ne scrisse, in solenne latino nello stile delle Dodici Tavole, le regole.
C’è sempre un poco di Calabria da tutte le parti, anche se non si esprime in falso dialetto con sottotitoli in falso italiano, ma in normalissimi italiano vero e latino e greco, e non abita necessariamente in un tugurio.
Un’ultima curiosità, che riguarda il Meridione. Jean Baptiste Bernadotte era amico di Napoleone quando erano ancora giovani e spedalati ufficiali. Fece carriera divenendo maresciallo dell’Impero e principe sovrano di Pontecorvo, oggi nel Lazio ma allora ex enclave papale nel Regno di Napoli; e intanto sposò Désirée Clary, figlia di un commerciante, mancata moglie di Napoleone, quindi mancata imperatrice, però, come diremo, anche scarsamente regina.
Successe, infatti, che la Svezia, versando in pessime condizioni politiche, offrisse il trono a Bernadotte, che accettò, assumendo il titolo di principe reale, e dal 1818 re. Discendono a lui e da Désireée gli attuali reali di Svezia; anche se lei, si narra, non si adattò mai a una funzione di regina, e rimase sempre quella della paterna bottega.
Napoleone aveva tolto Pontecorvo a Bernadotte futuro re e ormai suo nemico, assegnandolo a Luciano Murat secondogenito di Gioacchino. Ma Jean Baptiste non subì l’affronto, e ancora oggi, nello stemma dei re di Svezia, Pontecorvo fa una bella veduta.
Quanto è piccolo il mondo, come vedete. Divertitevi, lettori, anche se alla piagnona cultura meridionale non importa niente di regine e re e dell’Arcadia.
Ulderico Nisticò