Mentre è naturale esprimere dolore per ogni incidente mortale, e senza conoscere le dinamiche dell’ultimo caso funesto accaduto sulla 106 nel nostro territorio, quindi senza alcun riferimento, sono costretto dalla forza della verità a queste precisazioni:
- La statale 106 (Taranto – Reggio) venne costruita, a tempi di primato, negli anni 1930; giunse a Soverato nel 1935.
- Era, per tutti i criteri di quei tempi, un’arteria di altissimo livello; in particolare, i ponti si giovavano dei più avanzati risultati della tecnologia stradale.
- Nel sistema dei trasporti del tempo, la rotabile si affiancava come terza possibilità al cabotaggio e alla ferrovia. Tutti quelli di una certa età ricordano l’interminabile passaggio dei treni merci, composti fino a 44 vagoni. Le foto attestano il frequente attracco di bastimenti a Soverato. Di bastimenti e di treni merci, non resta più l’ombra, e la 106 è rimasta di fatto l’unica comunicazione.
- Quando sorsero, senza uno straccio di progetto o di piano regolatore, i centri costieri, a nessuno, tanto meno ai sindaci, venne a mente di proporre (più esattamente, imporre!) di lasciare lo spazio per allargare la strada in vista di future esigenze: e basta dare un’occhiata a qualsiasi marina, per rendersi conto del disastro.
- In mezzo secolo, l’unico lavoro di allargamento da Catanzaro Lido a Caulonia fu la variante di Copanello fino a Russomanno.
- Una volta, verso il 1995, arrivò a Soverato un ministro di sinistra, il quale annunziò che la 106 era “una priorità nazionale”; poi arrivò, verso il 2005, un ministro di destra, e sparò la stessa bufala.
- Unico modo per andare lungo lo Ionio nel 2015, la 106 del 1935 si trovò e si trova a dover sopportare un traffico per cui non era stata affatto progettata. Vi passano sopra TIR, autocarri, auto, autobus, moto, motocarri e biciclette… ed è già una benedizione che siano spariti i carri a buoi.
- I conducenti si possono suddividere in un 60% di persone di normale buon senso, che più o meno procedono a velocità logica; un 20% di impacciati che vanno a lumaca e pericolosamente intralciano il traffico; e un 20% di fierissimi imbecilli, spesso alla guida di auto più sviluppate del loro cervello, che compiono sorpassi criminali e altre manovre azzardate.
- È dunque ora di finirla con la frase fatta sulla strada della morte eccetera: ogni volta che si verifica un incidente, prima di parlare aspettiamo le indagini, e vediamo se la colpa è della strada o di qualche matto o mascalzone.
Fatte queste premesse, mi dite che fine farà il ponte sull’Ancinale? E qui occorrono ulteriori riflessioni:
- Il ponte è solidissimo, fatto con cemento e ferro e pietre, e senza che volassero tangenti tipo strada siciliana caduta dopo dieci giorni!
- O tipo quello che sto pensando io e state sicuramente pensando anche voi!
- Non c’è piena di fiume che possa buttarlo giù, manco fosse il Rio delle Amazzoni, altro che il nostro glorioso e modesto Ancinale.
- Ci provò un sommergibile inglese, ma si beccò una cannonata dalla Batteria, oggi il diciamo così Giardino Botanico.
- Durante le ultime piogge è caduto un poco d’intonaco. Intonaco, com’è ovvio, postbellico.
- Quanti secoli ci vogliono per ripristinare un poco d’intonaco?
- Varie ed eventuali.
Ulderico Nisticò