La Buona Sanità in Calabria Esiste!


Sono stato ricoverato nel reparto di Endocrinochirurgia dell’A.O. Dulbecco di Catanzaro, conosciuto come Policlinico Universitario.

Un mio amico medico mi ha guidato in questo percorso, ma quando sei tu il paziente, tutto cambia. Ti assalgono i dubbi: Saranno all’altezza? Riuscirò ad affrontare tutto questo? Ma quando ti affidi, ti affidi davvero.

Martedì 27 maggio mi ricovero. Fin da subito non mi sento un numero, ma una persona. Il personale mi chiama per nome, come se ci conoscessimo da tempo. Con premura e umanità mi accompagnano nei vari piani dell’ospedale, che conosco per lavoro, ma non da degente.

Alla fine degli esami, arrivo nella mia stanza: pulita, profumata. E come se non bastasse, una gentilissima signora mi dice: “È già pulita, ma per sicurezza la ripulisco.” Un gesto semplice, ma che vale tantissimo.

Nel primo pomeriggio, come in un ristorante, passa un ragazzo gentile a chiedermi cosa preferisco per cena, elencandomi un menù.

Pensavo che il tempo in ospedale non sarebbe mai passato, soprattutto sapendo che gli orari per le visite sono rigidi (dalle 18:00 alle 19:00). Invece, tutti – e dico “tutti” – sono passati a chiedermi se avessi bisogno di qualcosa. Un’attenzione rara.

La notte prima degli esami si dorme poco. Figurarsi quella prima dell’intervento. Eppure, la serenità che ho respirato mi ha trasmesso una calma che non mi appartiene. Tanto che il mio amico Francesco D’Augello, mi ha detto scherzando: “Ma che fine ha fatto Paolo (an)Sia?”

Sono il terzo. Arriva il mio turno. Non ho paura dell’intervento, ma penso a mia moglie e mia madre che sono fuori dal reparto. Le avviso: “Tra cinque minuti passerò davanti a voi sul letto.” Le vedo, sorrido, rido, le saluto. Come Giulio Cesare alzo il pollice: “State tranquille, andrà tutto bene.”

In blocco operatorio, il medico anestesista si avvicina, chiede conferma del mio nome e della data di nascita. Questo mi tranquillizza ancora di più.

Mi chiede: “Le hanno spiegato l’intervento?”
Rispondo di sì, anche se dentro non vorrei risentirlo.
“Paolo, ora respira. Questo è ossigeno. Stai tranquillo. Quando sarà il momento di dormire, te lo dirò.”
Ancora oggi non ricordo se me l’abbia detto.

L’intervento doveva durare un’ora e mezza. Dopo 5 ore mi risveglio in camera, e vedo mia moglie.

Stordito, fingo che vada tutto bene. Ricordo solo che, nel dormiveglia, avevo sentito l’équipe medica dire che avevano trovato qualcosa che non risultava dall’ecografia. Ma tutto è andato bene.

Appena arrivato in camera, e dopo che i miei cari sono andati via, c’è stato un continuo via vai di infermieri, OSS e medici, tutti premurosi, attenti, presenti.

Sabato, dopo 5 giorni, il controllo finale: “Paolo, puoi tornare a casa.”

Vi racconto tutto questo non per farvi sapere che ho subito un intervento, ma per farvi sapere che “la Buona Sanità in Calabria esiste”.
Io l’ho vissuta. Io sono stato un paziente.

Grazie di cuore alla instancabile Dr.ssa Innaro, alla Dr.ssa Gervasi, agli OSS, agli infermieri e infermiere, alle signore delle pulizie, a chi ha servito i pasti e a “tutti” gli operatori del reparto.

La Buona Sanità in Calabria esiste. Perché io ci sono stato. E l’ho vissuta.

Paolo Sia