La cultura è di sinistra…


In Europa, e tanto più in Italia, la cultura ufficiale è di sinistra nei contenuti e soprattutto nel linguaggio e nelle frasi fatte. Chi legge un giornale, vede la tv, ascolta una predica, si accorge che tutto è intriso di sociologismo con vaghe reminiscenze della lotta di classe, e velato di buonismo generico. La cultura diciamo così di destra è fatta di monadi solitarie e autoreferenziali, tra cui chi scrive; e passa più tempo a parlar male uno dell’altro, che a pensare..

Poi la gente va a votare, e, dal 1994, vota a destra. Poi la destra si rivela incapace di governare, e arrivano governi tipo Monti o Renzi; oppure la destra si suicida come fece Salvini l’8 agosto 2019.
In Calabria, siccome esiste solo una cultura ufficiale e scolastica, il dominio della sinistra è bulgaro fin dalle scuole elementari. Poi la gente vota a destra; poi i vari G. Nisticò, G. Chiaravalloti, G. Scopelliti falliscono clamorosamente; e ricominciamo…

Quanto alla cultura, i tre suddetti, e oggi Spirlì, mostrano di non sapere manco cosa sia. La Santelli, bisognosa di consigli culturali, li chiede a sinistra. Produzione culturale della destra quando va al potere? Zero. Oppure pagano Muccino un mare di soldi, 1.700.000 €, e quello li piglia pure a sberleffi; a parte che non ha fornito, a oggi 21 settembre, alcuna prestazione d’opera.

Quel poco di cultura di destra che c’è in Italia, del resto, è una sinistra moderata e prudente; tipo Veneziani, per capirci, che, parafrasando Manzoni, “per dare ragione è tutti, è un uomo”. In Calabria, nulla.

Ripeto che tutto ciò ha pochissimo e niente a che vedere con i voti, che la gente esprime per mille motivi tranne quelli indicati dall’intellettuale in tv. Esempio, i clandestini: tutta la cultura ufficiale predica accoglienza e pacche sulle spalle, e il primo partito – più o meno – è la Lega, ben tallonato da Fratelli d’Italia.

Corollario: perché la sinistra domina la cultura e perde le elezioni? Perché la cultura di sinistra è fatta di piccolo borghesi convinti sul serio che la cultura sia la laurea. Quando rivelate loro che Marconi, d’Annunzio, Croce non l’avevano e se ne fregarono, cadono dal pero.
La cultura, ragazzi, inizia quando uno dubita di quello che legge, non quando l’impara a memoria.

Ulderico Nisticò