La “fadda”, l’Assunta e la Madonna di Termine


madonna pilinga Il 15 agosto è la festa di Santa Maria Assunta in cielo. Maria, Madre di Dio, non conosce la corruzione della carne come non conobbe quella dell’anima; e salì con il corpo in cielo, dopo la “koimesis” o “dormitio”. Così viene raffigurato questo evento miracoloso, e restano mirabili quadri e affreschi.

 Gran parte delle cattedrali calabresi erano intitolate all’Assunta, e molte chiese.

 Le nostre nonne, e qualche donna ancora lo fa, usavano “a fadda da Madonna”: una striscia di cotone o lino, e un nodo al giorno recitando l’Ave Maria; per recitarle tutte, in chiesa, il giorno dell’Assunta.

 Ho avuto l’onore di partecipare, sabato, alla benedizione della statua di Maria in Pilinga di Gasperina, riproduzione dell’effigie della Madonna di Termine, dono dell’assessore Saverio Voci e opera di Antony Aiello. Invitato a parlare, ho detto che Pilinga è Spelynx, grotta, e forse grotta eremitica e luogo di preghiera in età bizantina; e che la statua è posta in un trivio, come si usava un tempo per proteggere il territorio dal male.

 Ho detto anche che anche noi siamo fatti di anima e di corpo, e non ci basta il pensiero, ma abbiamo bisogno di segni e di sensi. Ben vengano dunque le statue. Ben vengano le feste, che sono anche occasione d’incontro; e che è meglio lasciare alla sana consuetudine.

 Un tempo, quando erano quasi tutti analfabeti – contadini e nobili – apprendevano la Fede attraverso i libri di pietra scolpiti sulle cattedrali; e attraverso la poesia e la musica. L’apprendevano, e, con tutti gli umani limiti e peccati, la praticavano: uno lavorando i campi, uno in bottega, una al telaio; e, se era necessario, salendo sulle navi per la vittoria di Lepanto. Quasi tutti analfabeti, ma conoscevano benissimo i dogmi e i principi cattolici; e le preghiere e i canti. E le madri li insegnavano ai figli.

 La Fede, come qualsiasi altra fede, è un fatto di coscienza e non di istruzione, e meno che meno d’intellettualismo. Immaginate, per capirci, due ragazzi innamorati i quali, invece di amarsi (e omissis!), e sognare e desiderare un futuro e dei figli, passino grame e infelici ore a studiare ponderosi e astrusi testi scientifici sull’amore nei secoli: state certi che dopo un mese si lasciano, e non si vorranno rivedere mai più! Non so se ci siamo capiti.

 Il giansenismo cerebrale e depresso, in tutte le sue forme anche prima che si chiamasse così, è sempre in agguato, nella storia del cattolicesimo; ma, grazie a Dio e alla Tradizione, è sempre perdente di fronte alla grande forza della religiosità popolare, quella delle nonne e quella di Dante Alighieri: “il nome del bel fior che sempre invoco e mane e sera”, Maria; e di fronte alla semplicità della Fede.

 Maria, con tutti i riti e tutte le statue e tutte le devozioni; Maria theotòkos, Madre di Dio: Gesù Cristo vero Dio e vero uomo. Già, non di un intellettuale dalle per altro vaghe velleità sociologiche e politiche. Mica siamo monofisisti, manichei, albigesi e protestanti, noi: siamo cattolici! O illuministi, Dio liberi. Il pensiero razionalistico, lo lasciamo al suo campo, che è la matematica e la fisica: forse…

Ulderico Nisticò


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *