Negli ultimi anni, la festa dell’Addolorata appariva in evidente crisi; in questo 2025, c’è stato un colpo d’ala, e, per quanto mi riguarda, inatteso. Intanto, è stato imponente l’afflusso di fedeli e di pubblico; e ha funzionato l’organizzazione delle sagre e manifestazioni.
Alcune rapide riflessioni:
1. L’Addolorata è la Patrona di tutta la città di Soverato; non la celebra ancora a sufficienza anche la Marina, ma almeno il concetto è, da un paio d’anni, palesato.
2. È anche la Patrona della Parrocchia di Soverato Superiore. Non si tratta dunque di togliere niente a nessuno, bensì di aggiungere.
3. La venerazione dell’Addolorata, poco frequente in Calabria, è senza dubbio connessa alla presenza degli Agostiniani di Francesco Marini da Zumpano, e alla Pietà del Gagini. È la nostra storia.
4. La riuscita di una festa è, come la riuscita di ogni cosa umana, un fatto di organizzazione. Servono aiuti, e ben vengano, quando ci sono.
5. Qui mi avventuro in un campo che non mi appartiene se non come cultore delle tradizioni calabresi. Stiamo forse assistendo a una curiosa evoluzione della tarantella in forma elettronica? E anche la tarantella nacque, chissà quanti secoli fa, in tutt’altro modo. E del resto, insegna Tacito, tutto ciò che oggi appare antico un tempo fu nuovo. Mi piacerebbe sentire il parere dei competenti di musica.
Infine, dedico all’Addolorata questi versi da Resurrexit:
A me, cui venne annunziato, e un angelo scese dal cielo,
che, umile ancella di Dio, sarei divenuta Sua Madre,
e benedetta tra tutte, e benedetto il mio Frutto,
e avevo il Signore con me, e Lo portai nel mio grembo,
lo custodii nel mio cuore, deposto in una gelida stalla,
a me ora lacera l’anima la vista del Figlio soave,
e in vesti nere mi avvolgo a terra, schiantata da pena,
e di ogni sua piaga mi piago, e sanguino da tutte le vene,
e per ogni angoscia di Lui vorrei mille volte morire.
Ah, donna dei sette dolori, dalle sette spade appuntite,
da fiero insaziabile strazio, dall’invincibile amore.
Ulderico Nisticò