La fine di Fini, e dei suoi complici


 Gianfranco Fini non finisce – truce gioco di parole, vero? – perché è sotto indagine, lui e la banda Tulliani; era già da molto tempo un cadavere (politico) insepolto; da quando follemente fuse i brandelli del suo partito con Forza Italia, da cui poi Berlusconi lo “cacciò”. Eppure è stato ministro degli Esteri e presidente della Camera; e in certi anni attorno a lui ruotò in parte la politica italiana.

 Sembrava un uomo baciato dalla fortuna, e il suo nome, nel vecchio MSI, veniva sempre associato a una battutaccia anatomica. Arrivato al Partito da perfetto sconosciuto, e di scarsa preparazione culturale e ideologica, divenne misteriosamente presidente del Fronte della Gioventù per nomina diciamo così di Almirante, uno che già versava in senescenza. Nel 1987 è segretario del Partito; eclissato dalla breve avventura del ‘90 di Rauti sostenuto dai suoi nemici, da questi stessi venne richiamato sei mesi dopo. Scoppiava intanto tangentopoli che annientava DC, PSI e roba del genere, ma non se ne giovava il PCI reduce dall’alleanza di Berlinguer con la DC, e si guardò all’unico partito che avesse davvero le mani pulite, il Movimento Sociale.

 Candidato a sindaco di Roma per mancanza d’altro, Fini ottenne una valanga di voti; mentre accadeva lo stesso in tutta l’Italia Centromeridionale, e venivano eletti sindaci missini di molti e importanti centri. Nel 1994 il MSI (il MSI, ripeto) contò cinque milioni e mezzo di suffragi; e, in evidente spregio della costituzione e della legge Scelba, andò al governo. Figuratevi la maligna soddisfazione dei camerati…

 Quasi tutti, i camerati: a chi scrive puzzavano alquanto la presenza di tipi come Fisichella spacciato per intellettuale; e certi discorsi strani che sentiva fare; e il ritorno all’ovile, in veste persino di dirigenti, di tizi – anche qui a Soverato – che prima avevano sistemato il posteriore con PSI e DC e massoneria, e in quel momento, a vittoria dagli altri ottenuta, ostentavano nere anche le mutande con fascio!

 Puzzava a chi scrive la cosa, e il fetore esplose nel gennaio del 1995, quando Fini annientò il MSI e diede vita a un pateracchio detto Alleanza Nazionale (AN), con proclamazioni di degasperismo, conservatorismo, antifascismo, filoisraelismo e quant’altro fosse venuto a mente a Fisichella. A proposito, da un pezzo sparì anche costui.

 Vero, lettori miei: questo fece Fini al Congresso di Fiuggi. Vero, verissimo. Fini? Ma, scusate, non era un Congresso? Non c’era libertà di parola e di voto? Quando Fini fece capire che bisognava raccontare bugie per poter prendere il potere e sistemare tutti i posteriori dei presenti e parenti, quando Fini sputò su mezzo secolo di sacrifici e glorie, dov’erano, i congressisti? No, non al bar a prendere il caffè, erano in aula e battevano le mani, e votavano come pazienti ciuchi per le “Tesi” di Fisichella e Fini.

 Vedete allora che non me la sento di prendermela solo con Fini, e non con Gasparri, Storace, Alemanno, Maceratini, Buontempo, Larussa… E non con i loro amici anche calabresi e soveratesi, che piansero e votarono: versione fiuggiasca del napoletano “chiagn’e fotte”. I più non f. niente, rimasero anche alla fame, senza intascare manco i trenta denari di Giuda!

 Fini colpevole, dunque, e tutti i congressisti di Fiuggi colpevoli.

 Quanto a Montecarlo e case e altri (presunti) furtarelli, scusate ma non m’impiccio di cronaca nera.

 Ulderico Nisticò


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