Il FAI e Ornella Ieropoli, dovendo preparare l’escursione a Davoli, si sono ricordati di quando, ormai sono anni, ho rappresentato la leggenda di Savina, e poi il suo matrimonio. Ne ho fatto un riassunto teatrale essenzialissimo e brevissimo, ma, ritengo, esauriente, con un atto unico, affidato all’interpretazione di tre bravi attori in erba, studenti del Liceo Scientifico di Soverato: Francesco Persampieri: il monaco Lazzaro; Maria Caterina Leto: Pulcheria, madre di Savina; Bruna Natale: Savina.
Una tradizione davolese, che ha attraversato i secoli, narra che Savina, giovane coraggiosa, suscitò l’insorgenza dei cittadini contro la minaccia dei Saraceni; e, cacciatili, consigliò di trasferirsi sui colli e organizzare la difesa.
Il mito delle donne guerriere è antico e diffuso: le Amazzoni, Atalanta, Camilla, Bradamante, Clorinda…; e non è privo di riferimenti storici, se le donne dei Teutoni, dopo la sconfitta per mano di Caio Mario dei loro mariti, presero le armi, e costrinsero i Romani a ricominciare la battaglia; e si conoscono sepolcri di donne longobarde armate. Lungo è l’elenco di regine o donne di governo che, se non si batterono personalmente, scatenarono guerre: Elisabetta I, Maria Teresa, Caterina II, Vittoria, la Thatcher… senza dire di quelle che ne suggerirono ai loro uomini!
Sicuramente storica è la tradizione del trasferimento sui colli. Il passaggio dalle coste a insediamenti collinari destinati a pastorizia e agricoltura è un fenomeno lento e proprio dell’età tardo antica; ma viene accelerato dall’invasione araba, che si fa risalire alla data, un po’ convenzionale, dell’829. I cittadini dei centri costieri, e in genere tutti gli abitanti del Bruzio romano, come di tutta Italia, non conoscevano guerre dai tempi di Annibale, ed erano del tutto disabituati a esigenze di difesa; si diedero perciò a fuga disperata. I Saraceni, saccheggiando e rapendo dovunque, si collocarono stabilmente a Tropea, Amantea e S. Severina, e forse a Squillace e altrove; finché nell’887-8 li cacciò Niceforo Foca. Fu suo discendente l’imperatore Niceforo II (961-9), che organizzò il territorio in “kastellia”, che sono i nostri borghi collinari fortificati dalla posizione: Ascendant ad montes, fu il suo ordine. Poiché non esiste nella storia umana fortezza che resista passivamente, gli abitanti si attrezzarono di armi e, soprattutto, di mentalità guerriera; e vennero inviati anche coloni soldati, che condussero con sé dei santi greci, spesso militari o protettori dei soldati: Barbara, Teodoro, Agazio, Sostene…
Sarebbe troppo politicamente scorretto se vi spiegassi gli effetti della mentalità guerriera: e siamo in fascia protetta! Per gli addetti ai lavori, ἀνὴρ ἀγαθός.
I paesi “kastellia” sono tutti in vista del mare e uno in vista dell’altro, e facilmente raggiungibili a piedi: una formidabile cintura di comunicazione e difensiva.
Tutto questa remota vicenda, per la magia del teatro viene sintetizzato in cinque minuti di spettacolo. Chi volesse leggerlo, ecco il testo.
SAVINA
Entra il monaco Lazzaro, mormorando preghiere:
LAZZARO
Pàter hemòn, ho ei en uranòis…
Entra Pulcheria
PULCHERIA
Benedicimi, monaco. Sento, da come parli, che sei greco.
LAZZARO
Siamo tutti romei, donna, sudditi dell’Impero. Il mio maestro, l’igumeno Pietro, volle chiamarmi Lazzaro, per insegnarmi l’umiltà. Tu sei di queste parti?
PULCHERIA
Pulcheria, mi chiamo. Prega per me. Mia figlia…
LAZZARO
È ammalata?
PULCHERIA
L’arcissima? Fin troppo in salute! Ma non sai cosa accadde qui quando sbarcarono gli empi Agareni?
LAZZARO
Io vengo da San Filarete di Taureana, molto lontano…
PULCHERIA
E allora ascolta. La mia sconsiderata figlia Savina…
Entra Savina
SAVINA
Eccomi, madre: mi chiamavi? E la pace sia con te, uomo di Dio.
PULCHERIA
La pace? Tu!
SAVINA
Per la pace, ci sarà l’ora. Restano nemici Agareni, nel triste covo di Malandrano.
LAZZARO
Non sono cose da donne!
SAVINA
Hai mai sentito che quelli rispettano donne e ragazze? O rispettano monaci? Io ciò dissi loro, che questa terra è nostra, ed è bello o viverci sicuri sopra o essere sepolti sotto. E li condussi alla vittoria. Ho invocato il Signore, e la nostra santa Barbara…
LAZZARO
La Patrona dei soldati… Ma il Patrono dell’esercito imperiale è san Teodoro.
SAVINA
Non c’era esercito imperiale. Abbiamo fatto da noi, con falci, roncole, forconi… e ira!
PULCHERIA
L’ira! Si potrà mai sposare? Povero marito, comandato da una furibonda!
SAVINA
Quando sarà, a chi voglio io saprò obbedire. Ora è tempo di decisione.
PULCHERIA
Qualche altra fantasticheria, figlia bella?
SAVINA
…se ci scegliamo un luogo più sicuro per vivere.
LAZZARO
Così è anche l’ordine dell’imperatore Niceforo.
È stato diffuso in entrambe le lingue: Ascendant ad montes, anabànton eis ta ore.
Dice di passare sui colli, e costruite paesi come fortezze, kastèllia.
SAVINA
Mi piace, questo imperatore lontano. È del mio stesso parere. C’è un luogo forte, con vegetazione e acqua, e santuari della Madonna del Trono e della Misericordia.
Lo chiamano davlòs i monaci greci, e dicono voglia significare folto. Altri dicono altro.
PULCHERIA
Ma non lo sai che… Madonna Assunta, aiutami…
che a Davoli si sono i diavoli? Dio liberi!
SAVINA
Uh: scacceremo anche Satanasso. Si vedrà chi è più gatta selvatica!
In difesa contro l’Inferno siano erette le Icone sacre, e due Calvari.
Consacreremo, con l’aiuto di Dio, tre chiese per tre rioni.
LAZZARO
Sia benedetta questa santa opera.
SAVINA
E qui s’innalzi la possente Santa Barbara,
con ornamenti d’arte e granito;
e la ripida Santa Caterina
e San Pietro in vista dei monti.
Da lì scenderanno, il Santo Venerdì di Passione,
gli abeti delle turbe del popolo
ardenti di lanterne lucenti,
a vincere il buio della notte e dei cuori;
annunzio che il Signore è risorto.
LAZZARO
Ho Kyrios anèste
PULCHERIA
E sorgano molte altre chiese tra i campi,
LAZZARO
continuo presidio di Fede,
SAVINA
per quelli che andranno a Manozzolo,
a Santa Secla, a Santa Lucia,
al Gori, alla Pietà, alla Certosa,
a Melicucco, a Tigani, ai Gornelli,
dovunque li conduca il lavoro,
si fermeranno gli aratori e i pastori,
LAZZARO
levando nel cuore una preghiera al cielo.
SAVINA
Greggi di pecore dalla bianca lana,
discordi schiere di selvagge capre
e mandrie di buoi pazienti, e cavalli e asini,
PULCHERIA
e il maiale nero per le soppressate e il buon grasso.
SAVINA
Vigne di montagna, poi, da vino forte e sincero,
PULCHERIA
per quando si celebrano nozze,
e profumano di fragranza i soffici graffioli.
SAVINA
Attorno case e palazzi e mulini
e fontane di lucida acqua,
e botteghe di artigiani dagli occhi aguzzi,
fabbri dalla faccia bruciata,
mastri muratori di solida pietra,
e scalpellini dal taglio come di spada;
lavoratori fecondi,
e sempre canteranno operando;
musicisti tra loro, e poeti.
PULCHERIA
Le donne nelle rughe assolate,
qualcuna covando nel grembo l’alato bruco
per farlo divenire farfalla e seta;
SAVINA
e altre a preparare i segreti dei colori dei panni,
cogliendo le erbe nascoste;
e tutte felici di forti figli,
e figlie dallo sguardo pungente come dolci api.
LAZZARO
E ci siano frati e sacerdoti di Dio,
e medici e preparatori di farmaci,
PULCHERIA
e levatrici dalle abili mani,
SAVINA
e molti esperti nella scienza più ardua tra gli uomini,
la giustizia.
PULCHERIA
Senza dimenticarsi del nostro mare…
SAVINA
Sì, un giorno sarà che torneranno.
LAZZARO
Così sia nei secoli Davoli.