Pare una rozza barzelletta tipo film di Pierino, ma è successo davvero: un corrispondente dall’Ucraina (non ho annotato il nome; e del resto è una vittima del politicamente corretto, e lo perdoniamo) ha informato che arrivava un esponente del governo mi pare tedesco, che, essendo una donna, chiama “la ministra XXX”; e passi. Poi gli viene una pensata di spessore politico, e dice, letteralmente che XXX è il primo membro del governo teutonico; però, siccome parla di una donna, si ferma un secondo, poi dichiara che è “la prima membra”… Membra, secondo lui, è il femminile di membro; e non, come è, il plurale: le membra.
Nota linguistica. Molte parole italiane plurali in –a come “ferramenta” etc sono, in latino, del genere neutro, plurale; trattate poi come femminile plurale. Per i moltissimi che ormai il latino non lo hanno studiato, il neutro non è una proclamazione ideologica, ma un genere: rosa è femminile, poeta è maschile, bellum è neutro. I tre generi si conservano in molte lingue europee dei gruppi germanico e slavo; e ne restano tracce anche nelle lingue neolatine.
Ah, c’era anche il genere comune: homo, per esempio, non voleva dire maschio, ma essere umano, il cui sesso si precisava solo se necessario ai fini dell’espressione di un concetto. Ma anche in dialetto diciamo a gatta; e in italiano la tigre.
Membrum era dunque neutro, e il suo plurale è membra; molto più usato del singolare, perché indica il corpo umano o animale nelle sue articolazioni. Troviamo però in Dante: non avea membro che tenesse fermo.
Per estensione, si dice che Y è membro di un organismo o di un’associazione. Il plurale, se riferito a persone, è membri.
Il povero giornalista, a rischio di attirarsi l’ira funesta delle femministe, ha coniato la membra per dire che fa parte del governo una signora.
Serve una riflessione linguistica. Per esempio, “il prof W ha incontrato le ragazze e i ragazzi”, in italiano vuol dire che ha tenuto due riunioni separare per sesso, come in Afghanistan dopo la fuga conigliesca di Biden e vassalli.
Che fare? Boh, finiremo per usare solo la terza declinazione, in cui maschile e femminile non si distinguono, e ci vuole l’articolo: il cane, la lepre? O qualche legge ci obbligherà a precisare che Alessandro Manzoni ha scritto un libro e invece Grazia Deledda una libra, che è un’unità di peso?
Con tutto questo, e al netto dalle ridicole esagerazioni, il problema c’è, e i linguisti seri lo dovrebbero affrontare.
Ulderico Nisticò