La rievocazione dell’arrivo di Giorgio Napolitano a Badolato


Nella nostra società contemporanea afflitta da problemi e fenomeni di gravi entità e caratterizzata da una destra dominante incapace di risolverli o di contrastarli efficacemente ma in grado solo di abbandonarsi in modo peraltro grottesco e controproducente alla propaganda, la vita del dirigente comunista e di uomo delle Istituzioni Giorgio Napolitano può essere senz’altro additata a fulgido esempio per le attuali e future generazioni.

Affermo ciò con cognizione di causa e senza alcuna presunzione perché prima da militante comunista e poi da dirigente locale, ho vissuto con passione al pari di tanti altri compagni, i difficili ed esaltanti anni della bella politica, quella con la P maiuscola che hanno reso il PCI il più grande e organizzato partito comunista d’Occidente.

Oggi la destra va avanti a colpi di slogan e non riesce a dare risposte ai reali problemi della gente. Uno di questi ripetuto incessantemente dalla Presidente del Consiglio Meloni come un mantra è: “Dio, Patria e Famiglia”.

Lo ripete continuamente in maniera ossessiva, come se lei, il partito politico che presiede e i suoi alleati di governo ne fossero gli esclusivi tutori, quando invece, per una serie di ragioni, forse ignare alla stragrande maggioranza degli italiani spossata dal carovita, sono i meno titolati a gridarlo nelle piazze e nelle trasmissioni televisive. In tempi non tanto lontani, un’organizzazione seria come il Partito Comunista Italiano non scomodava certamente Dio per strumentalizzarlo o difenderlo perché Egli, nella sua somma potenza, sa difendersi da sé, né tantomeno, si serviva della parola Patria per mascherare gli errori dei suoi dirigenti anche perché essi avevano come Patria il mondo intero. Per quanto riguarda poi, la Famiglia, proprio per la condotta non tanto esemplare di tanti esponenti del centrodestra è meglio stendere un velo pietoso.

Le differenze fra noi ex comunisti come Giorgio Napolitano e gli attuali eredi del fascismo erano e sono abissali. Nel PCI, infatti, la famiglia, cellula fondamentale della società era sacra e i dirigenti intervenivano persino nelle famiglie per sanare contrasti tra coniugi o incomprensioni fra consanguinei. In noi comunisti convivevano egregiamente il senso della comunità e il relativo orgoglio dell’appartenenza.

E ciò costituiva la vera peculiarità del Partito Comunista Italiano come scrisse il compianto Emanuele Macaluso nel suo libro “50 anni nel Pci” pubblicato nel 2003: «il PCI non era solo un partito politico, ma anche, per dirla con Montanelli, una chiesa, anzi un ordine monastico, in cui obbedienza e solidarietà, aiuto reciproco e comportamenti corretti nel luogo di lavoro, nella società, nella famiglia, facevano parte dell’identità collettiva».

Valori ai quali, s’ispirarono il compagno Giorgio Napolitano, da ministro dell’Interno e con lui, la compagna Livia Turco (che mercoledì 7 gennaio come ministra agli Affari Sociali era venuta a Badolato per esprimere ai cittadini la gratitudine del Governo per l’ospitalità data ai profughi), per creare la legge che da ambedue prese il nome e per la prima volta in Italia, disciplinava l’immigrazione.

Provvedimento poi stravolto dalla successiva legge Bossi – Fini e ancor più ai giorni nostri, dal decreto governativo che prevede la realizzazione di nuovi Centri di permanenza per i rimpatri (CPR) cioè, dei campi di concentramento dove gli sventurati giunti illegalmente nel nostro Paese potranno essere rinchiusi fino a diciotto mesi.

Una vera disumanità che non ha alcuna giustificazione perché chi riesce ad approdare in Italia dopo aver attraversato il deserto, subito ogni genere di violenza e rischiato di affogare in mare, per la destra è pericoloso e non al contrario, una persona bisognosa d’aiuto. Ricordo con orgoglio l’arrivo del compagno Napolitano a Badolato quella domenica del 22 marzo 1998, accolto dal sindaco Gerardo Mannello, dalla cittadinanza e dai profughi kurdi che sventolavano il tricolore insieme alla bandiera del PKK.

Lungo il percorso verso il Municipio, sul Corso Umberto, riuscii ad avvicinarlo e mentre gli stringevo la mano, gli chiesi: «Signor ministro, mi scusi. Posso avere un autografo?». «Certamente – rispose con la sua voce stentorea». Emozionato porsi il libro “Sistema dei partiti e ruolo del PCI” ch’egli aveva scritto nel 1978 e sul quale avevo studiato frequentando la scuola di partito. «L’ho conservato come una reliquia – soggiunsi». Napolitano con un sorriso di soddisfazione rispose mentre firmava: «Addirittura!».

È con lo stesso orgoglio e l’emozione di allora che per onorare la sua memoria, pubblico su facebook la foto del suo arrivo a Badolato scattata da Gori Campese in Piazza Castello, la copertina di quel libro e la sua dedica diventata ora, davvero una reliquia.
Grazie, compagno Napolitano riposa in pace.

Pietro Cossari