Una delle cause maggiori del declino economico, sociale e culturale dell’Italia è il contestuale declino della scuola italiana cominciato non ora ma molti anni fa, allorquando passò l’idea ,tutta anglosassone, che la scuola potesse essere assimilata ad un’industria o ad una qualsiasi fabbrica. Nacque così l’idea di equiparare gli alunni a dei prodotti industriali : viti, bulloni,macchine da scrivere, ecc., gli insegnanti a degli operai valutabili e valutati non su criteri pedagogici e culturali ma su basi di generici efficientismi ed,infine,. di sostituire il preside con il dirigente scolastico. Un cambiamento non solo lessicale e semantico, di forma ma di contenuto. Il preside era raffigurato come un primus inter pares con i docenti che aveva superato un difficilissimo concorso nazionale secondo la classe di concorso di appartenenza.
In pratica gli insegnanti di materie umanistiche concorrevano per la presidenza di scuole ad indirizzo umanistico ( licei, scuole magistrali ecc.) quelli di materie tecniche per la presidenza di materie tecniche ( istituti tecnici, commerciali, professionali ,ecc..) salvaguardando il principio delle competenze e della professionalità. Il dirigente veniva selezionato ,invece, non per classe di concorso ma sul criterio che chiunque docente, anche privo di laurea, potesse dirigere una scuola assimilata così ad una fabbrica con l’assurdo che i dirigenti di materie umanistiche furono e sono designati a dirigere scuole tecniche e viceversa con il risultato che gli uni e gli altri stentavano e stentano a comprendere le complessità delle scuole da loro dirette.
I collaboratori non venivano eletti dal collegio dei docenti ,ma dal dirigente in base al principio della sua responsabilità esclusiva nella conduzione della scuola e dei risultati ottenuti. Si voleva distruggere un modello culturale, figlio in parte della contestazione studentesca , basato sul confronto, sulla libertà di pensiero, sulla creatività , sul sapere e sui saperi , per dar vita ad un modello di scuola verticistico ed accentratore. La scuola- “progettificio”, della finta autonomia, della finta offerta formativa (pof), della “buona scuola” .I ministri degli ultimi governi sono stati l’esempio più eclatante . Pensavamo di aver toccato il fondo con il (la) ministro/a Fedeli, ma ci siamo sbagliati.
Non c’è mai fine al peggio: c’è toccato in sorte un ministro razzista, leghista e per giunta ignorante ,sebbene insegnante. Le sue parole confermano che la lega ha come unico e solo obiettivo la secessione e nel suo “DNA” l’antimeriodionalismo. I mali della scuola non sono addebitabili ai docenti ed in particolar modo a quelli meridionali, malpagati, ma a riforme errate fatte a “costo zero”, a pesanti carichi di lavoro dei docenti ed allo svilimento del loro ruolo, ad una didattica priva di contenuti ed imperniata su esigenze contingenti. Per arrestare questo declino occorre una classe politica più capace, ministri meno ignoranti, uno sviluppo basato sull’innovazione e le nuove tecnologie.
Nicola Iozzo