La sindrome dello svincolo


La sindrome, greco συν-δρομή, è con-correnza, con-comitanza di strambe circostanze psicologiche, le quali conducono a comportamenti abnormi e spesso patologici. Se ne conoscono parecchie, e la più nota è senza dubbio la sindrome di Stoccolma, da una tizia che divenne amica dei suoi rapitori e ne giustificava filosoficamente le motivazioni.

Molte sindromi dilagano in Calabria (“mio nonno era barone; qui sbarcò Ulisse; casa mia era un castello dei Templari; se mia mamma non aveva le vene varicose, mi voleva l’Inter…” ), e la peggiore e più socialmente dannosa è la sindrome dello svincolo, quel groviglio tra interessi e vanagloria per cui Argusto, abitanti effettivi 300, auto 10, vanta due, 02 accessi automobilistici, e ciò grazie a Pino Soriero.

Quando in Calabria si accenna all’idea di una strada, la sindrome dello svincolo scatta immediatamente; e tutti gli abitanti del presunto tracciato, e non tutti assieme, ma tutti uno per uno propongono lo svincolo, e non uno svincolo solo per paese, ma ciascuno il suo, ogni cento metri, ogni cinquanta. E siccome c’è sempre qualcuno ce dà retta ai capricci, e siccome non si possono fare decine di svincoli, l’effetto della sindrome è che la strada, per accontentare tutti e non guastarsela con nessuno, non si fa.

Perché i malati di sindrome vogliono lo svincolo? Trattandosi di una sindrome, molte e aggrovigliate sono le cause:

1. Vanagloria municipalistica, per vedere sul cartello il nome del paesello, magari con caratteri più grossi di quelli del paese vicino.
2. Vanagloria personale, per passare alla storiuccia del paesello come l’immortale eroe che ottenne lo svincolo.
3. Invenzioni di glorie magnogreche: una colonia greca, in Calabria, non si nega a nessuno.
4. Anche uno sbarco di Ulisse, via…
5. Invenzione di motivazioni economico-sociali, ovviamente campate in aria.
6. Tra queste, il turismo balneare senza il mare.
7. Affermazione di potere del proponente, per dimostrare ai cugini di contare moltissimo a Catanzaro e a Roma, altro che il sindaco del pase vicino che ha uno svincolo solo!

8. Pressione quotidiana, notte inclusa, dei parenti della moglie che gestiscono una bottega di ago e filo, e sono convintissimi che lo svincolo, con apposito parcheggio, porterà tanti, tantissimi acquirenti finora assenti per carenza di svincolo. E il poveraccio di politicante locale, alla fine gli cedono i nervi e si raccomanda con il politico provinciale, eccetera.
9. Speranza che lo svincolo passi dalla proprietà del parente, e che questa, in atto sterpi e salamandre, venga espropriata e pagata a metri d’oro.
10. Speranza dell’avvocato indigeno scarso di clienti, che sogna di fare opposizione all’esproprio, così aumentano i soldi. Il tutto, accompagnato da “Mio nonno in quel fondo coltivava certe patate… ”. Nonno, come ben sapete, barone.
11. Speranza generica che in qualche modo indefinito lo svincolo porti soldi, e consenta di superare l’arretratezza secolare, la cui colpa è, secondo l’unico libro letto dall’intellettuale locale, o dei Borbone o di Garibaldi, o di chiunque altro tranne che nostra.
12. Eventuale ipotesi di creare un Ente Autonomo Svincolo, con 29 dirigenti lottizzati tra i partiti, e un operaio (01).

Ora tocca alla Trasversale. Dopo che, sputando sangue, il Comitato è riuscito a far digerire all’ANAS il suo progetto, il suo facile e poco costoso progetto: ammodernare la Gagliato – Turriti, e tracciare un rettifilo (senza svincoli!!!) fino alla rotatoria della 106.

Facile, vero? Ma proprio perché facile e ovvio e semplice, il progetto del Comitato non rientrale nei 12 punti di cui sopra. E giù tutte le invenzioni più astruse per una bella variante su piloni, con svincolo a quattro corsie che porti dritto dritto in piazza Spirito Santo.

Ebbene, ragazzi, dovete sapere che io, nelle mie infinite avventure culturali e politiche, sono stato in posti a volte comodi in aereo, altre volte faticosissime. Ebbene, non solo ci andavo e vado, ma per strada faccio scoperte curiose e divertenti… E se devo percorrere strade tortuose, lo faccio volentieri: e sapete bene quante centinaia di volte sono stato a Satriano per politica e cultura, con tutti i tornanti.

Se invece mi fate una strada a otto corsie, e mi regalate una Ferrari con autista, però la località X non m’interessa, non mi emoziona, non è interessante e non c’è niente da vedere o da fare, io non ci vado manco con l’elicottero.
Ecco, non è la strada che porta i forestieri, sono i forestieri che devono voler andare da qualche parte. Se poi la strada è comoda, meglio.

Nel nostro caso, se la Trasversale consentirà di usare i nostri borghi spopolati per farne alloggi di turismo medio e familiare, riposante e vicino al mare ma senza chiasso. Prima il turismo, dunque, poi vediamo se serve qualche altra strada.
Ora non fateci perdere tempo con i vostri 12 punti: sono cinquant’anni che aspettiamo, e non è certo l’ora di dare retta ai capricci per dover aspettare altri cinquanta.

Ulderico Nisticò