La sinistra in scissione continua


Veloce riassunto storico. La sinistra, in senso moderno, nasce attorno alla Rivoluzione francese, quando i giacobini si separarono dai girondini, e cominciò la scissione… anche alla lettera, quella del collo dei girondini sotto la ghigliottina, e di parecchi giacobini in qualche modo dissidenti da non si sa cosa, tra cui Danton: c’è sempre uno a sinistra più a sinistra di qualcun altro.

 Si andava intanto formando il socialismo… no, i socialismi, tantissimi socialismi; tutti nemici del capitalismo, è vero, però tutti con maggiore impegno nemici di qualche socialismo. Esempio pratico, Marx passò più tempo a pigliarsela con Proudhon e con Mazzini che con i capitalisti sfruttatori del proletariato!

 Quanto nacquero i partiti socialisti ufficiali, si divisero subito anche ufficialmente in correnti, riassumibili in due blocchi: riformisti e massimalisti. Da questi ultimi derivò in gran parte il fascismo; e, nel 1921, il comunismo organizzato.

 I comunisti intanto andavano al potere in Russia; impossibile seguire le vicende delle innumerevoli secessioni e degli infiniti “deviazionismi”, spesso finiti, se tutto andava bene, in Siberia; o a morte per fucilazione e roba simile; o, come il povero Trotskij, con una picconata in testa.  Il resto è cronaca attuale; e, a quanto pare, imminente nel PD.

 Perché la sinistra si scinde e si scinderà sempre? Perché è filosofica e ideologica, e, a forza di parlare e di crederci, ci crede davvero. Per la sinistra, le parole contano; e per le parole l’uomo di sinistra opera e magari lotta; e, se occorre, si scinde. Per lui, le parole non sono, come sono, segni arbitrari del pensiero, e come tali opinabili e spesso sofismi e bufale; sono qualcosa di ontologico. Peggio, la sinistra ha dei libri di riferimento, degli intellettuali autorevoli, delle frasi fatte che piglia come fossero cose salde invece che ombre. E non c’è niente di più facile che dividersi sulle parole, soprattutto quando accarezzano le orecchie e suonano bene. E sopratuttissimo quando le parole cambiano, ma l’intellettuale di sinistra pretende che gli ascoltatori non se ne accorgano!

 La sinistra intende realizzare le sue parole, anche quando sono palesemente meri schemi verbali. Attenzione, non è che le utopie non si possano realizzare; è che si possono, e qualche volta si realizzano, e scatenano disastri! Conclusione: poiché nei movimenti molto ideologizzati, tutti sono eretici rispetto a qualche altro eretico, il male oscuro della sinistra è la sua profonda e complicata cultura politica. Per tale dramma ereditario, si scinde su qualsiasi cosa.

 Poi intervengono più terrestri interessi e umori: ma di questo non ci curiamo in questa sede, anzi non ce ne curiamo mai.

 La destra borghese, in genere composta di persone scolarizzate e laureate, è al sicuro da tale disgrazia e da tentazioni di scissione: essa è, infatti, esente da ogni benché minima cultura politica e tentazione di analisi e di uso, anzi conoscenza, delle parole politiche. Nasce e muore sui fatti, che sono quasi sempre fatti di soldi: esempio, Forza Italia, oggi in via di estinzione non certo sulle ideologie, che non sa manco cosa siano, ma sull’incapacità di governare della sua poca e cangiante classe dirigente.

 Dico la destra borghese; il post, molto postfascismo, atteso che il fascismo, ripeto, è più di sinistra che di destra, è già polverizzato per conto suo; e se tenta qualche fusione, provvede subito la Meloni a chiarire che sono… Fratelli separati!

 E intanto noi, tutti gli Italiani, siamo messi male a trecentosessanta e anche settecentoventi gradi.

Ulderico Nisticò


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