“La tassa sull’ombra esiste e si deve pagare”


IMG_4169“La tassa sull’ombra esiste e si deve pagare”. Lo chiarisce l’assessore comunale alle attività produttive Angelo Bilotta, in merito ad una polemica che è rispuntata ultimamente a Lamezia.
Con l’arrivo del bel tempo ha ricominciato a far discutere la cosiddetta tassa sull’ ombra. Giorni fa, un commerciante ha postato una lamentela su facebook, ma in città molti si chiedono se questa tassa esista davvero o sia soltanto una leggenda metropolitana.
Abbiamo chiesto lumi all’ assessore Bilotta, il quale conferma: “Questa tassa esiste da molto tempo, non è una trovata dell’attuale amministrazione. Essa rientra nella Cosap, il canone per l’ occupazione di spazi e aree pubbliche”.
Di questa curiosa imposta si era venuti a conoscenza l’ anno scorso, quando il titolare di un negozio decise di levare le tende. Nel vero senso della parola, in quanto un bel giorno lo si era visto intento a smontare le tende parasole del suo negozio, nel centro cittadino. Il signor A.C. spiegava così la sua decision: “Su queste tende- riferisce- il Comune mi ha chiesto di pagare una tassa. Pare che esse, pur stando in aria, occupino suolo pubblico”.
Non si trattava, ahimè, di uno scherzo, ma di una delle tante “stranezze” nascoste tra le pieghe delle leggi italiane. Quella in cui si è imbattuto il signor A.C. si chiama “tassa sull’ ombra”. In pratica, se un negozio o un bar hanno una tenda parasole esterna che proietta l’ombra per terra, devono pagare la “tassa sull’ ombra”, che rientra a tutti gli effetti nella Cosap, la tassa sull’occupazione del suolo pubblico. Proprio la stessa tassa che solitamente viene affibbiata a chi occupa davvero una parte di terreno pubblico con la propria presenza stabile, con gazebi, panchine o carretti per gelati.
Non è la prima volta che un comune applica la tassa sull’ ombra. In molte città d’ Italia, i commercianti si sono visti costretti a levare letteralmente le tende, per non pagare quest’ imposta che ha dell’ incredibile. E che, oltretutto, è molto alta.
“L’ ufficio tasse e affissioni mi ha chiesto 350 euro all’ anno per 15 metri di tende- riferiva A.C.- ma io non posso permettermi di sobbarcarmi quest’ ulteriore spesa, oltre alle bollette che devo necessariamente pagare. Perciò le ho tolte di mezzo, avvolgendole in teli di plastica neri, che, tra l’ altro, pregiudicano l’ estetica della zona. E come me, anche altri titolari di esercizi commerciali hanno rinunciato alle tende, perché siamo già strozzati da fitti e tasse di ogni genere. Non ce la facciamo più. A Lamezia, il commercio sta morendo. L’ amministrazione comunale potrebbe venirci incontro, per esempio contenendo le tasse comunali o dando un input alle banche affinché concedano ai piccoli e medi imprenditori prestiti a tassi agevolati ”.
La testimonianza del commerciante trova conferma nel regolamento Cosap, pubblicato sul sito del comune di Lamezia, nell’area “Finanza e tributi”. Il regolamento, approvato con delibera di consiglio comunale n°16 del 28 giugno 2011, così recita all’ art.25 , punto 2: “Per le occupazioni sovrastanti il suolo pubblico la superficie assoggettabile al canone è determinata dalla proiezione ortogonale del perimetro del corpo sospeso nello spazio aereo”.
Dunque, in questa situazione rientra anche l’ombra che viene proiettata sulla strada da una tenda o da un’ insegna.

Già nel 2011 Confesercenti aveva denunciato questo tipo di tassa nel suo dossier “Cento casi di tasse”, in cui elencava tutte le imposte più odiose del Paese, tra cui ci sono anche quelle sul morto, sul matrimonio, sui gradini, sulla raccolta funghi e sulla bandiera tricolore.

Antonella Mongiardo


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