La triade commissariale dell’ASP di Catanzaro fa acqua da tutte le parti, i sindacati chiedono un Manager di alto profilo


Da molti mesi, leggiamo sulla stampa le azioni messe in atto dalla Commissione Straordinaria che dirige l’Azienda Sanitaria di Catanzaro al fine di ridurre l’imponente deficit aziendale. Tuttavia non sembra che quanto dichiarato abbia avuto un impatto significativo rispetto al deficit di bilancio dell’azienda che nell’anno 2018 è stato di oltre cinquanta milioni di euro. Abbiamo rilevato infatti che nonostante al terzo trimestre 2019 il deficit tendenziale mostrasse un andamento sovrapponibile a quello dell’anno precedente la Commissione Straordinaria, insediata nel mese di settembre dello stesso anno, non ha né programmato né posto in atto per l’ultimo trimestre alcuna azione correttiva così come obbligatoriamente disposto dalle leggi in materia.

Non sembra che tale situazione abbia mostrato dei miglioramenti nel 2020. Infatti nonostante i proclami giornalistici la triade commissariale ha approvato un bilancio di previsione in disavanzo di oltre trenta milioni violando le leggi sulla materia e quindi la mancata approvazione da parte del collegio sindacale che controlla la legittimità degli atti dell’azienda sanitaria. Nel bilancio di previsione si sostiene non solo che il deficit è incomprimibile, quindi non sembrerebbe direttamente correlato a possibili infiltrazioni mafiose, ma deriva da motivazioni strutturali già descritte analiticamente nella relazione allegata al bilancio 2018 e riportate nel bilancio di previsione 2020 dalla stessa commissione. E come se tutto questo non bastasse il primo trimestre 2020 presenta un deficit assolutamente in linea con il 2018 ed il 2019.

Ma a cosa serviva mettere in campo questa macchina da guerra se ad oggi non è stato riscontrato nessun miglioramento?
Quanto alla gestione delle attività sanitarie registriamo da mesi promesse da marinaio di assunzioni di personale sistematicamente e vergognosamente disattese o differite. A pagare le conseguenze sono le strutture sanitarie del nostro territorio: all’ospedale di Lamezia Terme si hanno ambulatori chiusi, reparti con posti letto ridotti, reparti che dovevano essere aperti come il polo integrato Inail e l’oncologia senza alcuna prospettiva, turni del personale in violazione delle disposizioni contrattuali. L’ospedale di Soveria Mannelli ridotto ad un fantasma di presidio con soli tre medici a garantire il servizio di pronto soccorso e null’altro. L’ospedale di Soverato portato lentamente verso la chiusura con due radiologi, quattro chirurghi, cinque anestesisti con la sola possibilità di garantire le urgenze di pronto soccorso e null’altro. Sul territorio la vergognosa gestione della neuropsichiatria di Lamezia e della carenza irresponsabile nella casa circondariale di Catanzaro di personale infermieristico. La lista delle carenze di organico sarebbe lunghissima e invece di provvedere a definire un piano del fabbisogno e di assumere personale la direzione strategica minaccia di denuncia per interruzione di servizio i primari che comunicano l’intenzione di ridurre le attività.

Quanto alla gestione dell’emergenza coronavirus sia nei presidi che sul territorio abbiamo poco da aggiungere al rosario delle illogicità e delle approssimazioni che abbiamo letto sui giornali e di cui siamo stati diretti testimoni. Ma forse dobbiamo dire meno male che c’è stata l’emergenza coronavirus perché la riduzione spontanea dell’affluenza alle strutture sanitarie ha impedito che la situazione esplodesse prima.

Ma visto che all’azienda sanitaria non ci si fa mancare nulla a tutto questo si aggiunge il gravissimo ritardo degli approvvigionamenti di farmaci e dispositivi. Un calvario con medici e farmacisti costretti ad arrangiarsi come possono, ricorrendo persino a prestiti di materiale da altre aziende.
Cosa dire poi dei rapporti sindacali caratterizzati dalla mancanza di qualsiasi interlocuzione e sensibilità all’ascolto. Fanno da cornice istituti contrattuali già definiti e non applicati, indennità della produttività non pagata da due anni, posizioni organizzative in scadenza senza proposte o progettualità per il futuro, mancata definizione dell’organizzazione del lavoro, violazione di diritti dei lavoratori quali quello di poter fruire delle ferie e quello del rispetto della legge 161, ricorso sistematico al lavoro straordinario oltre il numero massimo di ore effettuabili utilizzato per garantire l’organizzazione ordinaria del lavoro in violazione di legge.

Un disastro che la commissione tenta di camuffare con delle foglie di fico come la sospensione delle indennità ai medici del 118 e il mancato pagamento delle somme dovute al personale sanitario utilizzato nel servizio di Elisoccorso Regionale, il risparmio di qualche decina di migliaia di euro derivante dall’eliminazione di qualche dipartimento, la riduzione, questa un po’ più consistente di qualche contratto di fornitura prorogato da anni, la mancata assunzione di personale ed il ritardo negli acquisti di beni e servizi.

Ci aspettiamo che chi ha poteri di controllo e verifica sull’attività della commissione straordinaria li metta in atto ed anche con una certa celerità perché non ci sembra che efficacia delle decisioni, trasparenza ed equilibrio siano punti di riferimento della attuale gestione.

Il nostro convincimento è che la gestione commissariale stia compromettendo l’erogazione dei livelli assistenziali nella provincia di Catanzaro per cui riteniamo che, attraverso i nostri livelli sindacali regionali e nazionali, ci sia la necessita e l’urgenza di investire della problematica il presidente del consiglio dei ministri, il ministro alla salute ed il presidente della regione Calabria perché mettano in atto iniziative per ricondurre la gestione dell’azienda sanitaria ad una gestione sanitaria sganciata dalle pur dovute iniziative di accertamento di legalità. La legge prevede che per poter essere direttore generale di una azienda sanitaria si debba possedere specifiche competenze e conoscenze accertate dal ministero alla salute. E’ necessario applicare questo principio perché una gestione condotta con modalità autoritarie ed autoreferenziali in un clima di terrore è lontano anni luce da una amministrazione aziendale orientata prioritariamente ai risultati di salute ed alla garanzia di erogazione di prestazioni sanitarie ai cittadini.