La verità antica su Polsi e San Luca, e oggi


Santa Maria di Polsi, detta poi Polsi, è un cenobio romeo (bizantino), attestato in età medioevale; e santuario della veneratissima Madonna della montagna. La Montagna è l’Aspromonte, l’alto massiccio che si erge tra Ionio e Tirreno.
Secondo Tucidide, lo abitavano i Siculi, ancora identitari nel V secolo a. C.; ed è perciò non improbabile che “aspro” non derivi dal latino “asper”, ma dal greco “aspros”, bianco, e a sua volta traduca un concetto che è sempre prossimo al popolo dei Siculi, quello di “albus”, come Alba Longa e tanti altri luoghi. Per ora si contenti il lettore.

Il santuario di Polsi è luogo di un mito generato da sincretismo tra culti pagani e cristianesimo. Il luogo era abitato dalla Sibilla, donna e maga di grande fascino. Nubile e non per questo casta, teneva, come “maistra”, una scuola di giovinette; una di queste “discipule” è Maria. Quando, da profetessa, sa che Maria e non lei sarà la Madre di Dio, le muove una guerra… e la fantasia popolare crea racconti anche eziologici: per esempio, come è stato inventato il pane.
Infine si arrende, rifugiandosi in una grotta: là attira dei maschi, ma nessuno ne è mai uscito. La grotta si trova sopra il santuario; e la processione della Madonna si volta bruscamente indietro, perché la Sibilla non la vede.

Il sincretismo di fede e reminiscenze pagane, del resto comune in tutto l’orbe cristiano, spiega come accada che alla religiosità pura s’intreccino riti meno controllati dalla Chiesa, come la processione esibizione di forza. Per capire tutto questo, bisogna riflettere sul concetto di “sacro”, che non è sempre sinonimo di “santo”, ma è molto ambiguo; come è ben noto nella lingua francese. E Dante, in Purg. XX, dice, con voluto equivoco, “le sacrate ossa”.

Ulderico Nisticò


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