Lamezia Terme – Non bastava l’usura, ci si mette pure il caro fitti


IMG_4473“E’ stato sollevato, a Lamezia, il problema dell’usura, ma non meno vessatorio per la collettività è il caro fitti incontrollato. I commercianti si sentono abbandonati. La politica è lontana dai bisogni dei cittadini”.

La denuncia proviene da Carolina Caruso, imprenditrice e consigliere comunale di maggioranza, la quale ripropone all’ attenzione delle forze politiche il problema del caro-fitti, destabilizzante per l’economia locale.

La lievitazione incontrollata dei costi di locazione rappresenta, a parere di molti, una delle principali cause della vulnerabilità del commercio, sia locale che nazionale.

Nonostante la crisi, gli affitti non si abbassano nella città della Piana. E, mentre sui muri prolificano i cartelli “vendesi” e “fittasi”, la vita è sempre più dura per i commercianti, i quali lamentano di dover pagare tasse e fitti esorbitanti. Sono frequenti i casi di negozianti che faticano a rimanere a galla e che decidono perciò di chiudere bottega o trasferirsi altrove in cerca di condizioni migliori.  E’ stato eclatante, qualche anno addietro,  il caso di un noto negozio di pelletteria. La responsabile lamentava di non farcela più ad andare avanti, perché costretta a pagare, tra fitto e acquisto merci, oltre nove mila euro al mese. Poco tempo dopo, la signora trasferì l’attività in una cittadina di montagna, specializzandosi in vendite on line.

IMG_4081Tempo fa, il responsabile locale di Confcommercio, Salvatore Rettura, puntava il dito contro il caro fitti e la mancanza di un organismo di controllo, “per cui ogni proprietario è libero di decidere il prezzo in modo arbitrario. Gli affitti andrebbero calmierati- affermava Rettura- perché ormai hanno passato il limite della ragionevolezza. C’è chi chiede addirittura fino a 6000 euro mensili, ma è impensabile che un negozio di piccole dimensioni possa sopravvivere in un simile contesto. Tuttavia i proprietari dei magazzini non hanno nessuna intenzione di abbassare i costi di locazione”.

Sulla questione interviene, ora, Carolina Caruso, che accosta il caro-fitti, quanto a gravità,  addirittura al problema dell’usura, di cui si discute molto ultimamente.

Secondo il consigliere azzurro Carolina Caruso, quando si parla di vessazioni che soffocano la crescita economica e sociale di Lamezia non si deve sottovalutare il problema degli affitti dei negozi che “in centro sono troppo esosi – lamenta- alla luce della crisi economica in atto che limita sempre di più il volume degli affari.  Una vera e propria spada di Damocle. La conseguenza è che i commercianti scappano dal centro, non soltanto per la crisi ma anche per problematiche di carattere generale che da soli non possono risolvere. Si sentono lasciati soli dallo stato e dall’amministrazione. I servizi offerti sono scarsi, mentre le tasse lievitano. La politica è lontana dai bisogni dei cittadini, perché è rimasta imbrigliata nei suoi giochi di potere. La necessità di amministrare senza sprecare il denaro pubblico è uguale alla necessità di rendere efficace la riscossione dei tributi. In questi giorni- prosegue Caruso- si sta sollevando a Lamezia il problema dell’usura, ma non bisogna nemmeno sottovalutare quanto i commercianti soffrono per il canone degli affitti sproporzionati”.

IMG_4500Intanto, si susseguono, uno dopo l’ altra, le chiusure di attività commerciali. Non è raro, a Lamezia, recandosi dal proprio negoziante di fiducia, trovare la porta chiusa. Non per ferie, s’ intende, ma per cessazione attività. E’ sempre spiacevole scoprire che il proprio negozio preferito non esiste più.

Ne sa qualcosa una signora di Lamezia, la quale lamenta di essere rimasta molto delusa nell’ apprendere che il suo parrucchiere si era traferito fuori regione.

Un giorno Giovanna telefona al cellulare del suo parrucchiere per chiedere un appuntamento. Ma si sente rispondere:” Mi spiace, abbiamo chiuso.  Ci siamo trasferiti a Milano. Dove stavamo prima  pagavamo un fitto troppo alto, e non siamo riusciti a trovare un locale più adatto alle nostre esigenze”.

La donna aveva scoperto qualche mese addietro un salone gestito da un gruppo di ragazzi cinesi, trapiantati in Italia. Giovanna si trovava benissimo con loro, perché sapevano accontentarla al meglio in ogni sua richiesta relativa alla cura dei capelli. “Non avevo mai avuto un taglio scalato così perfetto come quello che mi facevano loro- racconta- Uno dei ragazzi, in particolare- era bravissimo. Quando mi tagliava i capelli lo faceva con una tale destrezza e precisione, da darmi quasi la sensazione che stesse su punto di tirar fuori squadrette e compasso. Oltretutto, contrariamente a quanto andavano dicendo in giro le malelingue, questi giovani non utilizzavano prodotti cinesi di scarsa qualità, ma soltanto prodotti italiani delle migliori marche. Si stavano facendo apprezzare in città anche per certe promozioni intelligenti, con cui attiravano molte clienti, che restavano puntualmente soddisfatte. E’ stata una perdita. Possibile che non ci fosse altra soluzione che chiudere?”.

Purtroppo è così, e non solo per i parrucchieri cinesi. Anche molti commercianti del luogo non sono riusciti a sopportare il peso di tasse, fitti e calo vendite. Perciò hanno chiuso bottega, trasferendosi altrove in cerca di una vita migliore. Nell’ ultimo anno diversi operatori commerciali si sono arresi alla crisi nei più disparati settori, dall’ abbigliamento alla pelletteria, dai giocattoli alla frutta e verdura. Stessa sorte è toccata a market e parafarmacie. Pure tre edicole storiche di Lamezia hanno abbassato definitivamente la saracinesca.

C’è chi non chiude, ma prova a riciclarsi. Come ha fatto il signor R., il quale ha mantenuto in vita l’ attività commerciale, convertendo però gli attrezzi edilizi in prodotti da giardinaggio. Negli ultimi tempi si assiste a continue metamorfosi di generi commerciali. Testimonianza di un’economia che è ancora viva, si, ma  vulnerabile.

La situazione di Lamezia e della Calabria in genere non tradisce il trend nazionale, che evidenzia un rapporto decisamente negativo tra natalità e mortalità di negozi, hotel, ristoranti e bar.

Stando ai dati di Confesercenti , nei primi due mesi del 2016 hanno chiuso in Italia oltre 12mila negozi, a fronte di poco più di 3mila aperture. Il dato più basso registrato negli ultimi tre anni.

Secondo Salvatore Rettura, responsabile della Concommercio lametina- importanti realtà produttive rischiano di chiudere i battenti, con un impatto enorme sull’ economia locale”. Rettura auspica che il problema venga posto al centro del dibattito tra le forze sociali “in un clima di confronto costruttivo, teso ad individuare le possibili risorse e le necessarie risposte per il rilancio della città. Nella speranza – dice- che gli organi politici si decidano a predisporre un piano per il rilancio di Lamezia, mettendo in gioco risorse e competenze professionali, deponendo qualsiasi forma di sterile polemica politica per il bene della collettività, che chiede soltanto lavoro e sviluppo”.

Antonella Mongiardo


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