L’AMI Calabria parla degli aspetti nefasti dell’Alienazione Parentale e illustra le innovazioni cliniche e giuridiche


L’associazione degli Avvocati Matrimonialisti Italiani della Calabria discute con specialisti della materia degli aspetti nefasti dell’Alineazione Parentale e in un convegno illustra le innovazioni cliniche e giuridiche

“Alienazione Parentale: innovazioni cliniche e giuridiche” è il tema del nuovo evento convegnistico della Sezione Distrettuale di Catanzaro dell’associazione degli Avvocati Matrimonialisti Italiani, organizzato in collaborazione con la Società Italiana di Scienze Forensi (SISF), previsto per le ore 15.30 del prossimo 2 marzo, presso la sala convegni dell’Italiana Hotels di Cosenza.
Interverranno ai lavori: la presidente della Sezione Distrettuale di Catanzaro dell’AMI, Margherita Corriere; il presidente della SISF, Marco Pingitore; il giudice del Tribunale di Cosenza, Filomena De Sanzo; il neuropsichiatra infantile, Giovanni Battista Camerini; lo psicoterapeuta, Giovanni Lopez; l’avvocato del Foro di Cagliari, Francesca Tribisonna. Modererà i lavori l’addetto stampa dell’AMI Calabria, Valerio Caparelli.

La partecipazione all’evento formativo è gratuita e dà diritto a 3 crediti formativi per gli avvocati.
“La separazione tra due coniugi – dichiara l’avvocato Corriere come anticipazione dei contenuti del convegno – è un evento traumatico sia per la coppia genitoriale che per la prole e conduce a vari livelli ad alcuni cambiamenti, sia di natura affettiva, che sociale, ma anche economici ed emozionali. È questo il momento in cui i genitori devono evitare di cadere nella trappola della conflittualità e avere cura del cosiddetto interesse preminente dei propri figli, proteggendoli da potenziali effetti laceranti, impegnandosi per il loro bene e mantenendo, possibilmente, un rapporto parentale equilibrato e sereno”.

Purtroppo, non sempre è così: infatti, ci sono diversi casi nei quali uno dei due genitori, in fase di separazione o divorzio, mette in atto un’aspra conflittualità nei confronti dell’altro, usando i figli come mero strumento di belligeranza, intessendo anomale alleanze con loro ai danni dell’altro genitore, che “deve essere cancellato dalla loro vita”.
Quando questo succede, si aprono scenari molto pericolosi soprattutto per il benessere dei minori, che hanno bisogno di entrambe le figure genitoriali per una loro sana crescita psicofisica e che, costretti emotivamente e affettivamente a rinunciare a uno di loro, si troveranno deprivati di un’importante figura di riferimento. Nei casi più gravi si parla proprio di alienazione genitoriale, che viene identificata come un disturbo iurigeno, consequenziale a un contesto giudiziario molto conflittuale e controverso per l’affidamento della prole. Si assiste, a volte, al comportamento di un genitore manipolatore, il cui fine è quello di annientare il rapporto del figlio con l’altro genitore (definito “alienato”), e si mette in opera l’indottrinamento da parte di uno dei due genitori che, con il contributo attivo del figlio, attua una sorta di lavaggio di cervello finalizzata alla denigrazione dell’altro genitore, conducendo il minore a distaccarsi dalla realtà, ad alienarsi dagli affetti e a provare astio e disprezzo immotivato e costante nei confronti del genitore preso di mira.

Spesso, certe tecniche di manipolazione si manifestano attraverso la delegittimazione parentale dell’altro genitore, con la riduzione del suo ruolo decisionale, tra cui la mancata informazione delle attività scolastiche o ricreative della prole, ma anche compiacendo e soddisfacendo i desideri dei figli, che l’altro genitore disapprova, tra l’altro senza nemmeno consultarlo.
Nella sostanza degli effetti devastanti di tali comportamenti è possibile notare come tali meccanismi di disfunzione relazionale provocano nella prole sempre gli stessi effetti: deprivazione affettiva, disturbi emotivo-relazionali e, a volte, vere e proprie problematiche psichiatriche.


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