L’ammodernamento della Statale 106 ionica può aspettare con buona pace dei calabresi


Il ponte sullo stretto e la statale 106 sono le opere di cui si parla molto in questo periodo. E’ un refrain che si ripete da decenni con le stesse domande e problematiche senza un esito finale preciso e con qualche inimmaginabile sorpresa che lascia attoniti e sbalorditi.

Mi riferisco in particolare alla strada 106 ionica, quella famigerata strada dal tracciato stretto, tortuoso e dissestato in più punti da sembrare più una strada provinciale, se non addirittura una strada rurale, che una statale, definita della morte per i numerosi incidenti mortali che avvengono ogni anno.

Il suo ammodernamento faceva addirittura parte delle linee programmatiche del primo Governatore della Calabria, on.le Guarascio, eletto alle prime elezioni regionali del 1970 quando il governo per attuare i dettami costituzionali istituì le Regioni.

Quasi tutti gli altri Governatori alternatesi nelle varie consiliature, di diverso colore politico, hanno sottolineato la necessità dell’ammodernamento di quella arteria per l’importanza che essa ricopre per favorire in tempi più rapidi gli scambi economici e culturali tra la Basilicata, la Puglia e la parte ionica dell’Italia.

Ebbene fonti autorevoli del governo, senza una non sottaciuta meraviglia che suona come un rimprovero o peggio ancora una manifesta accusa d’incapacità politica nei confronti dei politici calabresi, affermano che non esiste, nonostante le buone intenzioni e le tante assicurazioni e promesse, un progetto esecutivo dell’intero tracciato che va da Rocca Imperiale ,ultimo comune della Calabria al confine con la Basilicata, a Reggio Calabria.

La programmazione di un’opera, si sa, anche perché codificata da precise norme, sottintende l’analisi dei bisogni e degli obiettivi da raggiungere, lo studio di fattibilità , la progettazione definitiva ed esecutiva, le risorse da destinare per la realizzazione dell’opera, il cronoprogramma della stessa.

A questo punto sorge spontaneo chiedersi quali siano le competenze e le responsabilità di ciascuno degli attori in campo : del Governo che doveva stanziare le risorse necessarie per la sua progettazione e realizzazione, della Regione che stenta ad utilizzarle, dell’Anas responsabile della manutenzione ed ammodernamento della rete stradale. Il rimpallo delle responsabilità è di prassi.

Il Governo accusa la classe politica calabrese di non saper utilizzare i fondi ad essa destinati dalla Comunità Economica Europea o dal PNRR.

La Regione, da parte sua, ritiene che i Governi succedutesi negli anni non abbiano mai dimostrato , se non a parole, una reale volontà di ripianare il divario, non dico gap per non incorrere in qualche rimprovero di poca italianità , esistente tra Nord e Sud tranne che negli anni settanta quando a dominare la scena politica nazionale c’erano due uomini politici meridionali della caratura di Giacomo Mancini e Riccardo Misasi.

L’Anas, infine, pare non abbia proceduto con i suoi tecnici a redigere il progetto necessario per mancanza di risorse adeguate e per assenza di precise direttive. Allo stato dell’arte la cosa certa è l’inizio dei lavori del primo tratto di circa 38 km. di ammodernamento tra Roseto Capo Spulico e Sibari.

Gli altri tratti sono ancora in fase di progettazione, ed il costo di realizzazione, da un computo di massima , sembra sia superiore ai tre miliardi previsti nell’art 88 legge di bilancio distribuiti in 15 anni. Nel frattempo l’opera non è stata inserita né nel TEN-T né nel PNRR perché non cantierabile con buona pace dei calabresi.

Nicola Iozzo