Le elezioni di Carnevale


 Non è ancora ironia, è solo una precisazione cronologica: la Calabria torna al voto il 14 febbraio, che è anche San Valentino, ma intanto è la Domenica di Carnevale. Vedremo quale delle due date coincidenti sarà più consona alla situazione, e ne diverrà simbolo.

 Perché si voti il 14.2.20, bisogna presentare le liste il 16.1, e siccome oggi inizia dicembre, mancano 47 giorni. Altro numero inquietante, il 47, secondo la Cabala.

 I partiti… ahahahah, i loro apparati, perché, come in tutta Italia, in Calabria non esistono partiti nel senso di luoghi sociali, e anche fisici e sedi, dove si discuta di politica. Gli apparati, generalmente autoreferenziali, stanno congiurando nell’ombra sui candidati e sulle liste: in 47 giorni, hanno tempo per arrangiare, come ogni volta, liste e nomi, con il solito unico criterio “porta voti”. Stanno anche litigando, all’interno degli schieramenti, su chi piazzare alla candidatura principale. Per dirla con Red Butler, francamente me ne infischio.

 In 47 giorni, invece, e considerando Immacolata, Natale, Capodanno, Befana… resta pochissimo e niente tempo perché si esprima la cosiddetta o sedicente opinione pubblica:

tre università statali e una non so, e innumerevoli scuole;

giornali e tv;

medici, visto che si parla quasi solo di sanità, e proprio i medici tacciono;

intellettualoni molto foraggiati, per esempio Muccino; Muccino è romano, però avrebbe 1.700.000 di motivi per sentirsi calabrese;

antimafia di professione, segue cena;

associazioni volte al Bene mondiale;

giovani;

sindacati, finora sempre allineati con ogni potere;

eccetera;

  tutti costoro sono muti come il dio Arpocrate; e, a differenza di d’Annunzio, “il silenzio era defunto”.

 Si esprime solo il presidente della CEC, mons. Bertolone, ma tutti fanno finta sia una predica edificante su cui essere per forza ed elegantemente d’accordo e via, mentre dice, in linguaggio corretto ma fermo, cose pesanti e concrete che dovrebbero suonare frustate e suscitare o una sollevazione o una reazione. E invece…

 Intanto esce l’annuale classifica delle città, e quelle calabresi vanno dal 78mo posto di Reggio al penultimo di Crotone. Attenti, non è una classifica di soldi, e nemmeno di servizi, se Catanzaro è quarta in Italia proprio per il tanto bistrattato “sistema sanitario”: è un fatto di qualità della vita, cioè di socialità e organizzazione e vivacità dei rapporti umani. E quando manca la socialità, possiamo diventare ricchi come Creso, e saremmo lo stesso sempre in degrado morale. A proposito, anche Creso era ricchissimo, però finì male lo stesso.

 Per esempio, la cultura è argomento ignoto alla Regione Calabria dal 1970 a oggi… e lo sarà anche dopo il 14 febbraio 2021. Ignoto anche alle università calabresi, che sono onesti diplomifici come CEPU, ma non producono mai nulla di nulla di quello che, da sempre e altrove, è la cultura: vedi centenario di Dante. Ignoto alle mamme, le quali vogliono figli “preparati”, mica colti, perché la cultura mette dubbi e grilli per la testa.

 Gli intellettualissimi, invece, pensano che la cultura sia il piagnisteo e faccia triste durante i convegni… per poi ridere a cena.

 Buon San Valentino, ragazzi, o buon Carnevale?

Ulderico Nisticò