Le guerre civili degli Stati Uniti


Solone fece una legge che, in caso di guerra civile, chi non si fosse schierato in una delle due parti doveva essere condannato a morte. E, secondo Livio, e poi il Vico, la grandezza di Roma fu direttamente causata dal conflitto tra patrizi e plebei. La storia degli USA non è zucchero e miele e democrazia, come tante volte ci spacciano; e qui va narrata.

Nemmeno quando, nel 1776, le tredici colonie si agitarono e poi ribellarono alla Gran Bretagna, erano d’accordo; e molti di stirpe e lingua inglesi rimasero fedeli al re, detti loyalist e spesso oggetto di violenze e uccisioni. Il generale Stuart, quello che nel 1806 sconfisse a Maida i Francesi, era nato in America e rimasto al servizio del re. E nemmeno dimentichiamo che rimase del tutto indifferente il Canada, sia nella sua parte inglese, sia persino in quella francese; e che tuttora riconosce capo di Stato la regina di Gran Bretagna. C’era qualcosa che non andava anche allora?

Sancita nel 1783 l’indipendenza, gli USA si diedero all’espansione territoriale, acquistando Louisiana e Florida, poi conquistando in guerra gli immensi spazi messicani fino alla California. Ciò causò una crescente tensione tra Nord industriale e Sud agricolo, la cui scintilla occasionale fu la questione degli schiavi; donde la Guerra di secessione 1861-5, il primo conflitto moderno per tecnologie militari e per reciproci immani massacri, ancora non dimenticati.

Ora assistiamo a scene inattese, e sentiamo che si contano quattro morti. Tentiamo di capire.
In quattro anni, Trump ha evitato ogni guerra esterna, e forse è stato l’unico presidente USA a non iniziarne una; ed era riuscito a forzare seriamente Israele e Arabi ad atti concreti di pace, e non a “road map” e altre chiacchiere tipo ONU e Obama. Vero però che non è intervenuto a capire e affrontare le crescenti tensioni sociali, rese più acute dalla pandemia. Il contrasto di opinioni, sempre presente nella storia degli USA, sta degenerando in lotta non di classe, ma di due masse scomposte, una pressata da difficoltà economiche, l’altra pronta a tutto per difendere quel poco di benessere che le rimane.

Si aggiunge un dilagare di ideologia, e che dall’America sconfina in Europa: l’ugualitarismo folle e retroattivo, con l’abbattimento delle statue non solo di Colombo, ma persino di un mito democratico come Lincoln; e il ridicolo di un tizio che prega amen e awomen, convinto che a-men parli di maschi. Oggi l’ideologia miete vittime anche in tv nostrane, se un superpagato prof, in RAI 1, si mostra scandalizzato delle bandiere sudiste… mostrando di ignorare (voce del verbo ignorare!) che i reparti della Georgia inalberano la Croce di Sant’Andrea, e che durante la Seconda guerra mondiale gli USA schieravano carri armati Sherman e Grant, ma anche uno Lee, dedicato al comandante della Confederazione sconfitta.

E piano con le dichiarazioni roboanti: stando ai dati, i sostenitori di Trump sono il 50% degli USA, non quattro scalmanati, che bastava fermare. Certo che la polizia americana, così brava nei film, nei fatti si rivela pateticamente fallimentare. E che è noto che uno dei posti più selvaggi, anarchici e violenti del mondo è la capitale degli Stati Uniti, Washington, che non è uno Stato ma fa da sé, gestita dal Comune come fosse Fontanaseccadisotto: gestita, come si vede, con i piedi.

Quanto alle recenti elezioni, non possiamo dire nulla di certo, in un sistema che ci appare assurdo, e che andrebbe urgentemente riformato. I morti pro Biden – esempio seguito a Reggio!!! – e i voti caotici per posta lasciano tutti i dubbi. Sono invece certissimo che Biden, come tutti i presidenti dem, scatenerà subito delle guerre, ovviamente di esportazione della democrazia: vi basta, la Libia 2011 con l’assassinio di Gheddafi e la distruzione politica del paese?

Se quanto sta accadendo sia un episodio o un inizio di guerra civile in USA, nemmeno possiamo saperlo. Certo che agli amerikani di tutto il mondo gli crolla un falso mito.

Ulderico Nisticò