Legge elettorale partitocratica


L’assetto costituzionale italiano è palesemente partitocratico fin dalle origini del 1943-6, e poi dalla carta del 1948. Vero, però per i primi anni non solo la cosa veniva mascherata alla peggio, ma almeno i partiti esistevano, con veri iscritti e vere riunioni. Di degenerazione in degenerazione, i partiti si dissolsero verso gli anni 1990, e cadde la Prima Repubblica. Seguirono, nella Seconda, la nascita e morte di decine di sigle dai modi più curiosi: floreali (Margherita, Rosa), arborei (Quercia, Ulivo), vagamente e genericamente politici (Alleanza Nazionale, Partito Democratico), invocazioni (Forza Italia), arcani (5 stelle).

In tali sedicenti partiti con enorme facilità si entra e da tali se ne esce, per passare ad altri. Non c’era solo Dorina Bianchi con otto partiti finora attraversati (oggi, con la Bindi, è fuori gioco), ma posso elencare tantissimi miei ex camerati del MSI che sono trasmigrati ad Alleanza Nazionale, per poi riscoprirsi camerati duri e puri. A sinistra non si scherza nemmeno, con Grasso che si fa un partito suo, e si oppone non alla destra ma a Renzi.
Si entra e si esce perché se io mi presentassi in orbace e camicia nera a un partito di sinistra, però assicurassi di portare qualche migliaio di voti, mi candiderebbero lo stesso; mentre se vado da un partito di “destra” e confessassi di avere sì grandi idee e programmi, però niente voti, direbbero di no! Esempi non tanto paradossali per far capire che i partiti del 2018 sono niente altro che una somma di voti, e voti ottenuti imbarcando candidati potenti.
Idee e programmi, come vedete bene, non hanno alcuno spazio nel dibattito; servono giusto a qualche comizio per pochi intimi, ma non spostano un consenso.

Si aggiunga il sospetto, ben fondato, di inciucio tra FI e PD. Eco due indizi: Berlusconi nel Lazio candida un perdente invece del fortissimo Pirozzi; e le non certo casuali assenze salvano la commissione banche, e perciò PF Casini!
Assente ogni seria tematica del Sud. Tanto meno si sono mossi tutti i chiacchieroni alla Pino Aprile, quelli che vanno vendendo bufale su passate ricchezze e future glorie, però nel presente hanno un politicante per cui votare; a parte che sono divisi in 666 gruppuscoli in continua scissione, e uno sempre in guerra con tutti gli altri.

Una rapida occhiata alle candidature calabresi, dà un’impressione desolante. Dalla Calabria partiranno, per meccanismi elettorali, alcuni senatori e deputati; e di loro non si accorgerà nessuno, come mai ci accorgemmo di qualcuno di loro in tutti questi decenni. Andranno a Roma, firmeranno qualche proposta di legge altrui, sgomiteranno per piccoli favori quando ci sarà la legge di stabilità, vulgo finanziaria, e ai quattro gatti di amici spacceranno ciò per politica. Mi cadono le braccia.

Ulderico Nisticò


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