Lettera alla Calabria su Tropea capitale della cultura


 Due premesse. Detto in generale, la Calabria non ha mai avuto un’idea calabrese, ma sempre ciascuno ha fatto per sé, quando non contro il vicino. È un problema serio, e sarebbe ora di superarlo con ogni buona occasione, come meglio capirete.

 L’altra. Tropea, unica in Calabria, si candida a capitale della cultura 2021. Nel 2019 lo è stata Matera (NOTA: Nella più cupa assenza delle confinanti cultura calabrese e Calabria in genere!); nel 2020 lo è Parma. Matera non ha niente di più di Tropea; Parma non moltissimo di più.

 Tropea vanta buon diritto. Non priva di testimonianze di età classica e bizantina, luogo di origine dei Ruffo di Calabria, città regia per secoli, dotata di una marineria di traffico e di guerra, patria dei Valeo e del Galluppi e di non pochi altri illustri; si onora di un patrimonio artistico ragguardevole; negli ultimi decenni, è località turistica di fama internazionale; e ben nota per l’enogastronomia.

 Questo, in estrema sintesi, è quanto può vantare Tropea; e non solo. Ma la sua dimensione storica andò molto più in là degli angusti limiti dell’attuale agro comunale, estendendosi, in tutto o in parte, agli attuali Comuni di Drapia, Parghelia, Ricadi, Spilinga, Zaccanopoli, Zambrone. La Diocesi di Tropea, per vicende dell’età normanna e fino al 1818, comprendeva, con intervallo territoriale,  Amantea e gli attuali Aiello Calabro, Belmonte Calabro, Castiglione Cosentino, Falconara Albanese, Fiumefreddo Bruzio, Longobardi, Nocera Terinese, Cleto, S. Pietro d’Amantea.

 Per ciò solo, l’operazione cultura di Tropea tocca, con i detti Comuni, le province di Vibo Valentia, Catanzaro e Cosenza; e sotto l’aspetto della storia ecclesiastica, le attuali Diocesi di Mileto – Nicotera – Tropea, Lamezia T., Cosenza, e quindi la Conferenza Episcopale Calabra.

 Non dovrebbe mancare l’apporto delle Università e Scuole superiori; e delle realtà associative culturali.

 Il tutto va portato all’attenzione della Regione.               Questa, finora dal 1970, non ha mai brillato per cultura e per organizzazione delle attività culturali, a parte piogge… no, pioggerelline di contributi su cui stendo un velo pietoso di granito. Speriamo in meglio? Vedremo.

 Bene, ma ad una condizione, che, in Calabria, non si fa mai male a precisare: interventi, aiuti, sostegni eccetera, vanno tutti bene. Quello che non serve, anzi che bisogna evitare come la peste, è il rischio di prevaricatori e mosche cocchiere e vincitori a guerra finita.

 E quello degli intellettuali lamentosi, prefiche di professione, che non riescono a trovare, in Calabria, niente che li rianimi, manco se comparisse loro la Fata Morgana.

 Tropea, e un gruppo di lavoro, stanno già operando benissimo. La Calabria in senso geografico e in senso istituzionale devono però fornire la massima e più disinteressata collaborazione.

 Se il risultato sarà ottenuto, non sarà solo un successo di Tropea, ma dell’immagine della Calabria, di solito, come ben sappiamo, triste e depressa e piagnona. C’è l’occasione per reagire assieme.

 Diano tutti dei segni di vita.

Ulderico Nisticò