Lettera aperta ai social


 Non solo io non ho nulla contro i social, ma li ritengo strumento di socialità, e niente affatto il contrario. E già, proprio di socialità, se non esito a dichiarare che io frequento molte, moltissime più persone sui social che nella nostra piuttosto invecchiata città. Senza scordare i contatti con persone di anni e anni fa che si recuperano, e notizie di altre… Insomma, evviva i social.

 I social, senza fare nomi, vengono controllati, ed è giusto che sia così. Non è che si riuniscono tenebrose commissioni d’inchiesta, ma ci sono dei meccanismi, governati da un algoritmo, che bloccano a tempo, o persino per sempre, chi viola certe regole. Guai se non fosse così, o leggeremmo ondate di turpiloquio, bestemmie, istigazioni…

 Detto in generale, non si tratta di censura sulle opinioni, ma sul linguaggio. Attenti, le opinioni dovrebbero essere libere, e non solo sui social, ma a patto chi le manifesta dichiari, implicitamente o anche esplicitamente, trattarsi di opinioni. Esempio, sul Fascismo ognuno la pensi come vuole; ma nessuno può negare che il suo periodo storico va dal 1922 al 1943, più RSI. Ma c’è anche ci scrive non è mai esistito l’Impero Romano, e questa è una tesi da TSO a vita.

 Facciamo un esempio: la parapsicologia. A questo proposito, io amo ricordare Shakespeare, il quale fa dire ad Amleto che “Ci sono molte più cose in cielo e in terra di quante ne possa sapere la sua filosofia”, quindi resto con tutti i possibili dubbi, in uno o nell’altro senso, circa fantasmi e spettri e fenomeni vari, che nemmeno mi sento di negare. Ecco un esempio di opinione presentata come opinione.

 Ma quando leggo interventi del tutto immaginari a proposito di storia, allora non sono opinioni ma invereconde bugie, e ci vuole un algoritmo apposito per vietarle. Leggo troppo spesso frasi attribuite a caso a personaggi illustri del passato, persino “Scrisse Socrate”, il quale, come sa chiunque, non scrisse mai nulla. A G. B. Vico fanno dire esattamente il contrario del suo pensiero. Il più gettonato è Gramsci, cui fanno dire la qualsiasi cosa. Spuntano anche Marx e Bismarck, e, ogni tanto, qualche antico greco come Tucidide; tutte persone che i postatori non hanno idea chi fossero.

 Vengono pubblicate informazioni storiche del tutto inventate, con date e fatti che non esistono. E pubblicate con tanta sicumera (solo gli ignoranti sono sempre sicuri!!!) che qualcuno ci crede come fossero vere e documentate. E niente corre più velocemente di una fandonia.

 Ripeto, non si tratta di opinioni, ma di esplicite menzogne, o per intenzione; o per aver superficialmente leggicchiato qualcosa su libri di storici della domenica: nel Sud, qualche pinoaprilata con favole di ricchezze che mai furono e mai saranno, e con piagnistei di stermini e genocidi. Sui social, si sa, un genocidio non si nega a nessuno! E dilagano sui social post di dissociati mentali, che a furia di leggere si convincono davvero: il che è molto pericoloso.

 Conclusione, serve un algoritmo che “banni” chi menta a proposito di storia, o scriva fandonie di date e fatti, e usi nomi gloriosi cui far dire cose fasulle. Una bella bannata di un mese, e servirà di lezione, a distinguere opinioni da frottole.

Ulderico Nisticò