Gennaro Sangiuliano si è dimesso; e, se tanto mi dà tanto, da dopodomani tutti si scorderanno di lui e della Boccia, anche quelli che fino a stamani 7 fingevano di scandalizzarsi dei suoi presunti peccati carnali. Se, come qualcuno insinua, Sangiuliano potrebbe essere accusato di ipotetici reati, si difenderebbe da privato senza coinvolgere il governo. Ha fatto bene dunque a dimettersi.
Per quanto qui mi riguarda e nel mio piccolo, invano da Sangiuliano mi sono atteso “qualcosa di destra”; e, nel bene o no, dal punto di vista politica poteva essere un ministro di un qualsiasi governo demosocialista degli anni 1970.
È stato immediatamente sostituito, senza discussioni e senza lasciare spazio a illazioni e pettegolezzi. Ora aspettiamo di sapere cosa farà il nuovo ministro, Alessandro Giuli.
Secondo me, un ministro della Cultura deve fare cultura. Pare lapalissiano, ma non è così, in un’Italia dove troppo spesso la cultura, sia genuina sia sedicente tale, è ideologizzata.
Ebbene, siccome un poco io di cultura me ne intendo fin dai tempi dei Sumeri, vi comunico che non voglio una cultura di ideologia X al posto di una cultura di ideologia Y. Non la voglio, perché una cultura ideologica è debole e povera cultura, e si riduce solo a noiosi predicozzi. Per esempio, come si fa a raccontare la storia senza ideologia? Beh, è banale: la storia ideologica inizia dalla fine, mentre la storia si racconta dall’inizio, e raccontando i fatti, e senza stare pro e contro qualsiasi cosa. Lo deve fare la storiografia scientifica, ma il modo migliore è farlo attraverso la poesia, il romanzo, il teatro, il cinema… quindi attraverso vicende umane, microstoria che abbia attraversato, e in parte anche fatto, la macrostoria.
Un italiano medio nato nel 1895 e morto nel 1980, visse avendo notizia, o partecipando, a Guerra di Libia, Prima mondiale, primo turbinoso dopoguerra, fascismo alla conquista del potere e al governo, la sua crisi per la sconfitta, gli anni tragici del 1943-5, il secondo e più pacioso dopoguerra… Grandi fatti, è vero; ma intanto il nostro italiano studiava, lavorava, si sposava, mandava avanti figli, correva la cavallina, faceva o no politica… E in politica, può darsi sia stato interventista, combattente, fascista, nostalgico; oppure semplicemente governativo come furono tanti. Oppure antifascista più o meno attivo durante il Ventennio, per poi manifestarsi? O antifascista militante e che ne patì. Vi piace come cultura senza X e senza Y?
Ecco un esempio di pura verità scarsissimamente ideologica; mica uno sceneggiato fasullo come quello RAI sul 25 luglio, con ventate di porno; o sommergibilisti ONG. Ed era RAI e cinema con governo Meloni, ragazzi. Secondo me, fare cultura significa anche questo, evitare ogni ideologia, e raccontare la storia nazionale reale.
Quanto a tutti gli altri campi del pensiero e dell’arte, le occasioni in Italia sono semplicemente infinite. E siccome ognuno piange i guai suoi, mi piacerebbe da Giuli più attenzione al Meridione e alla Calabria, sì da parte del Ministero, ma a cominciare dai Meridionali e Calabresi, che finora hanno fatto ben poco. Meridione autentico, senza invenzioni di meraviglie che mai furono, e senza comodi piagnistei.
Ho idee da proporre? Certo, purché me le chiedano.
Ulderico Nisticò