Lezioncine di storia del Meridione


 Nelle librerie eccetera, l’Epitome di storia politica del Regno delle Due Sicilie, di UN. Ne diciamo qualcosa a chiarimento e per prevenire non le giuste critiche ma le stupide battute di spirito di qualche Claudio Maria fasullo o signora Iolanda. Le critiche sono il sale della cultura, perciò, chi ne avrà da dire, si faccia sotto.

 Epitome è un sunto, che consente al lettore di conoscere l’essenziale di un fatto storico, senza dover passare attraverso i labirinti dei particolari di scarso rilievo e perciò fuorvianti.

 Storia politica significa tentare di comprendere il senso degli eventi; nel nostro caso, il senso di quanto accadde tra la proclamazione del Regno, l’8 dicembre 1816, e la resa di Gaeta, il 13 febbraio 1861. Il lettore non troverà nulla di nuovo rispetto a quanto dovrebbe sapere una persona di normale cultura e con un normale bagaglio di conoscenze del XIX secolo europeo e italiano. Purtroppo i fatti provano a iosa come tale conoscenza non sia diffusa, nemmeno nella scuola; e che in troppi oggi parlino sì delle Due Sicilie, ma senza alcuna informazione nemmeno minima: date, re, sommosse, idee, geografia…

 Le Due Sicilie sono così piombate nel peggio dei vizi intellettualistici del meridionale medio: da infondate demonizzazioni ad ancora più infondate invenzioni di ricchezza e potenza e felicità; non resta, al suddetto meridionale medio, che consolarsi con l’espediente di trovare un colpevole: per la moglie, il marito, e per il marito, la moglie; e i Romani, gli Spagnoli, i Borbone; e oggi, cambiate le mode, Garibaldi. I meno indotti citano ogni tanto, ma raramente, il Cavour, e gli attribuiscono colpe che non può aver commesso in quanto morto, però mica lo sanno! E tutti mostrano di non aver mai sentito manco nominare Napoleone III.

 Insomma, l’epitome si rende necessaria per colmare tali lacune, o diciamo voragini.

 Una volta conosciuti i nudi fatti, il lettore verrà accompagnato a comprenderne il senso, e come sia accaduto che un Regno nel complesso non peggiore di molti altri d’Europa, e con una certa economia e molte risorse finanziarie, sia pure inutilizzate, un tale Regno sia crollato in tre mesi. Una breve riflessione induce all’intelligenza delle cause, che sono squisitamente politiche: isolamento e autoisolamento da ogni  politica europea e italiana; degrado e inefficienza di esercito e polizia. A crollare fu dunque lo Stato: uno Stato, infatti, “stat” finché “stat”; se no, si dissolve, e basta ricordare Germania Est, Cecoslovacchia, Iugoslavia e la stessa Unione Sovietica. Ecco cosa significa storia politica.

 Conclusione, in questa Epitome non si trovano favole né idilliache (“Eravamo la terza potenza industriale del mondo”, bum!) né da film dell’orrore (“genocidio!”): e sarebbe ora che il meridionale uscisse dalla sua eterna preadolescenza in cerca di epidermiche emozioni, e mettesse i piedi per terra, e nello studio della storia, e nel presente.

 Finita la lezioncina, il lettore sarà svagato da 16 “Spigolature”, brevi capitoletti di provocazioni culturali, o anche solo di curiosità, come i vari viaggi di Ferdinando II in Calabria; o le lapidi borboniche firmate da quelli che poi passarono per martiri e patrioti!

 Abbiate la bontà di leggere prima di replicare: ma francamente ne dubito. A proposito: i libri, si comprano. Non provateci con il vecchio “Dove posso trovare quel tuo libro”, che, tradotto, vorrebbe dire “Me lo devi regalare”. Non attacca.

Ulderico Nisticò


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