L’Immacolata e la teologia popolare


 La teologia è una scienza lentissima e con metodi sottili e grande acribia, ed è giusto che sia così. Il popolo dei devoti, che non ha la preparazione dei teologi, non ne ha neanche i freni e i limiti, e anticipa i tempi, a volte i secoli. Quando troviamo, nella Cattolica, un’Assunta in veste azzurra con gigli angioini, siamo presumibilmente nel XIV secolo; mentre il Dogma verrà proclamato ufficialmente solo nel 1950.

 La fede popolare nell’Immacolata Concezione, Dogma del 1854, è antichissima e popolare; e frutto di una semplice e ingenua logica: se la Madre di Dio è senza peccato, dev’esserlo stata fin dall’inizio della sua vita; della vita storica, e della vita eterna preannunziata da Dio stesso nella Genesi, Protovangelo.

 È accompagnata da serrate dispute dottrinali, e l’Immacolata Concezione viene sostenuta soprattutto da Duns Scoto (1266-1308).

 Dante, in Par. XXXIII, celebra la Madonna facendo eco al sentire comune, ma, con tutta evidenza, anche a quello dei dotti, se a parlare è san Bernardo.

 L’inizio storico della devozione è posto, tradizionalmente, in un evento di guerra che venne ritenuto miracoloso. Era l’8 dicembre 1585, quando un piccolo reparto di cattolici soldati spagnoli venne affrontato, ad Empel, da una forza assai superiore di olandesi protestanti. Valorosi e decisi comunque a combattere fino alla morte, i soldati di Filippo II ottennero invece la vittoria e la salvezza, e la attribuirono alla Madonna.

 Ed è qui opportuno chiedersi se la data dell’8 dicembre abbia avuto origine dalla battaglia, o se fosse già in qualche modo oggetto di celebrazione e festa. La devozione è comunque assai diffusa, come attesta l’onomastica con Immacolata, Concetta, e, più raro, Concezio.

 Nel 1719, l’Immacolata viene proclamata Patrona del Regno di Sicilia, il cui sovrano era ancora Vittorio Amedeo II di Savoia; cui successe Carlo d’Asburgo; e a questi Carlo di Borbone, nel 1734 re di Napoli e re di Sicilia (separati), finché nel 1759 non passò in Spagna, lasciando i due troni al figlio Ferdinando IV a Napoli e III in Sicilia. Non appena giunto in Spagna, Carlo rivolse istanza al papa Clemente XIII, e ottenne che l’Immacolata fosse Patrona dei Regni spagnoli (Hispaniarum). I miei amici pugliesi hanno ritrovato il carteggio in latino, affidandomene la traduzione, e l’abbiamo pubblicato sul Carlino di Monopoli; è a disposizione di chi volesse leggerlo.

 L’Immacolata è dal 1735 anche Patrona della Corsica ancora genovese, poi passata alla Francia.

 Dopo i tumultuosi eventi tra il 1798 e il 1815 (ho scritto un libro sull’argomento della monarchia borbonica, chi volesse saperne di più), e sorvolando sulla politica, nel 1816, l’8 dicembre, venne proclamato il Regno delle Due Sicilie, che unificava, per la prima volta dal 1282, la Sicilia e il Meridione. Patrona del nuovo Stato, l’Immacolata Concezione.

 Ovviamente, l’Immacolata è una festa solo cattolica. I luterani, che sono sostanzialmente ariani, non credono alla Theotòkos, Madre di Dio. Non so cosa pensino gli ortodossi, ma certo essi negano qualsiasi atto di Roma. In Italia, e anche altrove, l’8 dicembre è festa riconosciuta dallo Stato.

  Ed ecco varie chiese, e la Basilica dell’Immacolata a Catanzaro. Quando nel 1941 venne istituita la Parrocchia di Soverato Marina, affidata alla “Pia Societas Salesianorum”, all’Immacolata la si intitolò.

 Eretta però, nel 1954, Anno Mariano, una grande statua alla Madonna, fu dedicata a quella dei Salesiani, l’Ausiliatrice: Auxilium Christianorum, la Madonna di s. Pio V e di Lepanto, e di don Bosco. Ma Soverato usa la statua anche per incoronare, l’8 dicembre, l’Immacolata.

 Ecco come la teologia popolare (Dio la conservi) s’intreccia con quella dei dotti teologi

Ulderico Nisticò