L’ippogrifo sa volare e il senso del teatro


13179195Fra gli spettatori de “L’ippogrifo sa volare” la parola aleggia è quella più gratificante per un autore e degli attori di teatro: emozioni. E che altro dev’essere, il teatro?

 Il θέατρον (thèatron), dal verbo θεάομαι (theàomai) è ammirare con intensità, è una parola con valenza sacra. Non si va a teatro con indifferenza; o diciamo che il teatro si fa in due: chi recita e chi partecipa.

 L’ippogrifo sa volare è un lavoro degli studenti del Liceo Scientifico di Soverato, e porta con sé i segni di una curiosa e quasi casuale genesi, o se preferite, di rapina. Ferveva la Settimana del cervello (13-19 marzo), voluta dall’Accademia degli ex allievi del Liceo e dal prof. Rispoli. Sulle prime l’intenzione era di far recitare brevi scene come intervallo delle relazioni; idea generosa, ma irrealizzabile per una serie di problemi pratici. Pensammo allora, quali per la forza delle cose, a un lavoro pomeridiano più corposo. Sparsasi la voce, accadde che diversi studenti chiedessero e quasi pretendessero di venir coinvolti, e l’autore, che in fondo molto in fondo è buono, li accontentò tutti. Arrivarono poi le danzatrici e i musicisti. Tra citazioni di classici in lingua originale: Omero, Euripide, Orazio, Ariosto, Shakespeare, Cervantes, Goethe, Hugo, Baudelaire; e scene originali di U. N., era venuto su uno spettacolo di durata e consistenza fisiologiche.

 Eh, una cosa è scriverlo, un lavoro teatrale; altra, tutt’altra, metterla in scena; e fu una bella fatica.  Serviva un filo conduttore, e fu affidato alla professoressa Ornella Ieropoli, che si è sobbarcata anche compiti di organizzatrice e aiuto regia. Ecco gli attori, cominciando con le professoresse Emilia Gualtieri e Marisa Orlando; e gli studenti Laura Aversa, Alessandra Battaglia, Michele Benvenuto, Alice Caglioti, Chiara Camastra, Silvia Caridi, Serena Castanò, Elisa Cirillo, Carla De Giorgio, Francesco Giannini, Maria Pia Griffo, Fatima Leotta, Elisabetta Licciardi, Alessandro Marino, Francesca Montepaone, Bruna Natale, Francesco Persampieri, Federica Ranieri, Cristina Siviglia, Filippo Surace, Maria Rosaria Ussia, Emanuele Voci, Roberta Voci, Alessia Vono.

 Molto apprezzate le danzatrici e coreografe Ilaria Alfarano, Dania  Fera, Manuela Frustagli, Carmela Martino, Erica Mellace, Marta Rudi, Bice Scuteri.

 Eseguivano musiche dal vivo Maria Aiello, Michele Benvenuto, Sara Gentile, Sabrina Marcella; gestiva i servizi Marco Meliti; hanno validamente collaborato Teodoro Alcaro, Giuliano Arcorace, Mike Cannistrà, Walter Corapi, Nicole Criniti, Federica Gorgonio Fabio Merenda, Mariapaola Scalzi.

 Da vero artista ha concepito e realizzato (e appeso!) la scenografia l’architetto Cesare Taverna.

 Né dimentichiamo la pazienza del preside Gallelli e l’operosità delle professoresse Stasolla e Serrao; e gli aiuti concreti di Mario Nesticò, Strumenti Ranieri, Tipografia Cossari, Pino Procopio, Exedra, Istituto Calabretta.

 Il teatro è stato concesso dall’Amministrazione Comunale; il ricavato, una non trascurabile sommetta, è stato destinato, e consegnato subito e coram populo, ai lavori del tetto della chiesa parrocchiale della Marina.

  Di che si parlava? Ma della follia, qualunque cosa pensiate sia questo stato mentale; e se ne parlava con tutti i toni dell’anima: il tragico come il comico; il mito e il quotidiano.

Ulderico Nisticò


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