È banale dire che a Caivano – e in tutti i Caivano d’Italia, incluso Corvo Aranceto di Catanzaro – la repressione armata non basta, e occorrono provvedimenti radicali. Sì, ma non pretesti per rinviare… o per fare “progetti” retribuiti a scuola, sperando che “l’educazione” risolva il problema tra un secolo.
Perciò la repressione è opportuna, utile, necessaria; non solo, ma dev’essere spettacolare, in primo piano tv, e la presenza dello Stato deve apparire forte e autorevole e senza infingimenti e compromessi e predicozzi dilatori. Certe psicologie umane rozze, elementari, soprattutto ragazzini allo sbando, hanno esattamente bisogno di vedere, di sentirsi addosso cose che mettano paura… non solo, cose che infondano ammirazione. “Tragedia”, diceva acutamente Polibio della solennità del senato romano. O, come disse, negli anni 1930, Cesare Mori, “la gente deve avere più paura dello Stato che della mafia”; e l’ammirazione, lo stupore della forza aiutano moltissimo a rispettare la forza della giustizia.
Spero dunque in ulteriori azioni repressive. Intanto sono avvenuti sequestri di droga a chili, e si è scoperto che le case popolari le assegna la camorra… eccetera.
Detto questo, domando: negli ultimi decenni, dov’era lo Stato? Dove erano i governi – compresi quelli di centrodestra, che in realtà erano di centro! – dov’erano i prefetti, i sindaci e tutto il resto, dov’erano i giudici?
Una bella politica repressiva deve perciò colpire i birbaccioni dei vari Caivano d’Italia, ma anche, anche di più, giudici e prefetti e sindaci eccetera che in tutti questi anni sapevano di Caivano e se ne sono fregati: colpirle uno per educarne cento.
Corollario: la gente, la stragrande maggioranza della gente vuole la tranquillità e il lavoro; la violenza la lascia ai film di cassetta. Le chiacchiere ideologiche e buoniste, ai convegni con quattro gatti di pubblico.
Ulderico Nisticò