L’ombelico del mondo e la Thyssenkrupp


 

Caro Raffaele,

solitamente, quando mi viene un’idea, la pubblico comunque poiché è un prodotto della mia mente (anche se, inconsciamente, può risentire di un “già conosciuto”). Spesso persone che non si conoscono e lontanissime tra loro possono pensare esattamente la stessa cosa. E, poiché preferisco sempre confrontarmi (riconoscendo ed evidenziando le posizioni degli altri), poi effettuo ricerche su internet per verificare se qualcuno ha avuto, più o meno, la medesima idea. Così è avvenuto con la brevissima frase “il razzismo è una gramigna” definizione che ti era piaciuta tanto da suggerirmi di farne il titolo di una poesia. Non è detto che, prima o poi, non possa seguire tale bel suggerimento (basta che venga la giusta ispirazione). Intanto la utilizzo per ragionarci su, pure attraverso questa serie di “Lettere” a te indirizzate.

1 – IL RAZZISMO PUÒ NASCERE SEMPRE COME GRAMIGNA

Lunedì 29 giugno alle ore 10 circa, il giorno dopo che hai pubblicato la mia prima Lettera della serie “Il razzismo è una gramigna”, in internet ho trovato (a questo link https://www.vitavarese.org/razzismo-puo-rinascere-sempre-come-gramigna/) un articolo non firmato ma quasi della medesima intitolazione e dello stesso concetto, risalente a quasi undici mesi fa (precisamente al 17 agosto 2019). Così immediatamente dopo (inviando l’articolo originale evidenziato da www.ilReventino.it) con email delle ore 10,46 ho chiesto ai responsabili del sito www.vitavarese.org di farmi sapere, per piacere, chi avesse scritto quel bell’articolo “Il razzismo può nascere sempre come gramigna”.

Esattamente dopo una settimana, con email di lunedì 06 luglio 2020 alle ore 12,11, mi ha scritto Vittoria Criscuolo, presidente del “Movimento per la Vita” di Varese per dirmi che “L’autrice dell’articolo di cui lei chiede notizia è la dott. Susanna Primavera, grafologa e autrice di molti articoli sul sito del Movimento e Centro di aiuto alla Vita di Varese”. Ci dobbiamo complimentare con la dottoressa Primavera per le argomentazioni riportate nel suo scritto e la ringraziamo per aver dimostrato che, davvero, il razzismo può nascere sempre come gramigna. Come sostengo pure io e chissà quanti altri, specie se più vicini, come me, alla natura e alla cultura contadina che ci fornisce tale efficacissima similitudine.

2 – L’EGOCENTRISMO

Finora mi pare di aver capito che tra le prime basi del razzismo ci sia l’egocentrismo (inteso in senso lato per individui e comunità). Attenersi al significato delle parole è essenziale nel nostro discorso. Quindi cerchiamo di capire cosa indica precisamente tale termine e come può portare al razzismo. Ci affidiamo, preferibilmente, a quanto riportato dal Vocabolario della lingua italiana “Treccani”. Secondo cui, in psicanalisi, l’egocentrismo è l’atteggiamento di chi tende a porre sé stesso al centro di ogni evento, per cui la propria percezione delle cose e i propri giudizi assumono un valore pressoché assoluto, rendendo difficile l’accettazione del punto di vista degli altri e quindi la comunicazione sociale.

Infatti, il pensiero egocentrico (caratteristico della vita infantile fin verso i 7-8 anni, secondo J. Piaget) è contrapposto al pensiero socializzato. Presentandosi nell’adulto, esprime il bisogno di sentirsi al centro di qualsiasi situazione, dando origine a forme di comportamento (autorità, dominio, diffidenza, aggressività) che sono manifestazione di inconsce super-compensazioni e di mancata integrazione sociale.

Il più pericoloso egocentrismo è quello ideologico che porta dritti dritti alle dittature, le quali – come ci dimostra la Storia – sfociano quasi sempre in manifestazioni sanguinose, dalle repressioni fino a giungere a veri e propri genocidi. La figura che rappresenta tale egocentrismo dittatoriale è il tiranno (singolo o collettivo) con cui i popoli devono fare i conti, in un modo o nell’altro, poiché chiunque va al comando cerca quasi automaticamente di occupare tutti gli spazi leciti ed illeciti della società. Studiare l’evoluzione del “tiranno” ci può aiutare a capire meglio il tutto. Conoscere ci predispone alla migliore prevenzione e difesa.

E, per capire meglio le tirannie (dovute ad un uomo solo al comando o ad un sistema ideologico-commerciale, ideologico-religioso e simili) forse è necessario andare molto indietro nei millenni quando è nato il concetto dell’OMBELICO DEL MONDO, che non è il titolo di una famosa canzone del cantautore italiano Jovanotti (pseudonimo di Lorenzo Costantino Cherubini, nato a Roma il 27 settembre 1966).

3 – L’OMBELICO DEL MONDO

Storicamente, “l’ombelico del mondo” (come puoi meglio approfondire in Wikipedia o in altra più corposa enciclopedia o studio specialistico) è essenzialmente legato a fattori prevalentemente religiosi (che però hanno sempre nascosto valenze imperialistiche politico-economiche sostenute militarmente, come si può ben intuire). La Gerusalemme terrena e celeste, ad esempio, è ancora adesso ritenuta l’ombelico del mondo, ovvero il centro del mondo, almeno per le tre maggiori religioni monoteiste (ebraismo, cristianesimo e islamismo). Gli artisti si sono sbizzarriti nell’immaginarla, creando, comunque autentici capolavori.

Ombelico del mondo è stata al tempo degli antichi Greci la città di Delfi, con il suo santuario divinatorio che, attraverso i suoi oracoli, incideva sul destino di individui e di popoli. Ombelico del mondo per tutti gli Incas era la città di Cusco in Perù, mentre per tanti popoli estremo orientali è ancora adesso il sacro monte Kailash (6638 metri) in Tibet. Centro di spiritualità, di cultura, progresso, civiltà o di trame epocali, l’ombelico del mondo è il presupposto per drammi e zavorre con una tale e tanta “tara storica” per interi territori, popoli e millenni da condizionare, più o meno, nel bene e nel male, l’intero mondo.

Ma, è evidente che, cambiando la Storia, cambia l’ombelico del mondo e viceversa. Il baricentro. E ormai appare chiaro che sono numerosi i centri gravitazionali del nostro mondo, dal momento che ognuno tende ad autodefinirsi o a ritenersi “ombelico del mondo” o capitale universale di qualcosa o di qualcuno. Londra, Parigi, Tokyo, New York ed anche Roma per via del suo passato imperiale e per essere da 2 mila anni il centro della cristianità o, pardon, del “cattolicesimo” la cui parola (in greco antico) significa appunto “universale” … quindi Chiesa Cattolica o Chiesa Universale. Vale a dire “Unica”! Una pretesa?…

Intendendo con “unica”,  tale fatto dovrebbe valere per tutti e, quindi, le altre religioni sono “false” o non autentiche e vanno, in un modo o in un altro, ridimensionate o addirittura eliminate … salvo che il recente dialogo interreligioso tenda al faticoso ma reciproco riconoscimento di esistenza al mondo. Di legittimità. In quanto alla “Verità” si tende ad averne una il più possibile “condivisa” almeno nelle basi fondative di ogni religione. Ma una religione è nata soltanto per il culto del sacro e per amare l’Umanità oppure per ben altro, per occupare e divenire il centro dell’universo-mondo, ipotecando persino l’aldilà?…

4 – IL NOSTRO OMBELICO DEL MONDO

Non ci dobbiamo, quindi, scandalizzare che ci sia una corsa ad occupare il centro del mondo. Nel nostro piccolo non siamo da meno. Ricordo che nei nostri minuscoli paesi, persino il rione era il centro del mondo e ci bisticciavamo, persino a guerra di bande, con i bambini di altri rioni. Addirittura, nel nuovo paese di Badolato Marina, nato il 24 marzo 1952, c’era una acerrima rivalità, che spesso finiva in zuffa, tra noi del rione Maiolina e quelli del rione Stazione!

Poi, a centri concentrici, tale concezione dell’ombelico del mondo si allargava al nostro piccolo paese rispetto ai paesi confinanti e dell’interzona. A volte l’ombelico del mondo diventa la nostra Calabria, rispetto alle altre regioni, oppure l’Italia rispetto alle altre nazioni, ed anche l’Europa rispetto agli altri continenti. Non a caso per lunghi secoli abbiamo sofferto di “eurocentrismo” provocando più danni che benefici!

Passato in gran parte l’Eurocentrismo, attualmente bisogna fare i conti con altri poli gravitazionali (come la Cina) dopo che la “guerra fredda” tra Stati Uniti (e alleati) e Unione Sovietica (e alleati) ha fatto vivere a noi che abbiamo una certa età la rivalità tra Occidente e Oriente. E ciò che possiamo constatare è anche il fatto che la cosiddetta “globalizzazione” (specialmente tecnologica), rendendo tutti interconnessi, ormai non ha più un centro gravitazionale unico ed effettivo. Pure perché la progressiva conquista dello spazio attorno al nostro pianeta sta rivoluzionando tante prospettive.

Tuttavia, in molti ancora insistono nell’essere “Ancien Régime” (antico regìme) e non si accorgono di essere già sorpassati dal tempo e dalla Storia. Tali contraddizioni, nel piccolo come nel grande, portano a recrudescenze di atteggiamenti tali da mettere a repentaglio un “ordine mondiale” che almeno negli ultimi decenni aveva accettato i pur delicati equilibri tra grandi Potenze. Per cui dobbiamo ringraziare il Cielo se ancora avvengono gli incontri G7 –  G10 – G20 ecc. ecc. poiché vuol dire che, finché si parlano, il peggio tra i blocchi geopolitici-economici-militari è per il momento accantonato. Ma più dense nubi stanno travolgendo il nostro orizzonte. In modo incontrollato, stanno aumentando i suprematismi e le superiorità razziali, con nostalgie nazifasciste o comunistiche-dittatoriali che si ritenevano attenuate da una democrazia la quale, però, adesso sta deludendo, smarrendo e disorientando grandi masse. Mondo in ebollizione, attenti!

5 – IL SUPREMATISMO O SUPERIORITA’ RAZZIALE

La parola “suprematismo” (come lo intendiamo oggi) non è riferito a quel “movimento artistico russo d’avanguardia, fondato nel 1915 da Kazimir Malevic, tendente, attraverso la semplificazione degli elementi figurativi, a realizzare una pura combinazione di elementi geometrici, intesi come essenza “suprema” della visione. Purtroppo, il concetto di “suprematismo” è legato al senso di superiorità razziale, socio-economico o culturale di un popolo su altro o altri o addirittura su tutti gli altri (che forse popoli non sono affatto).

In pratica, è un derivato dell’idea dell’ombelico del mondo per come si è evoluto in tutte le sue sfumature. Come ad esempio, l’idea del “popolo eletto” o del potere dei re direttamente derivati da Dio o dai suoi profeti. Situazioni non del tutto scomparse dalla faccia della Terra. Erano cose che solitamente apprendevamo dallo studio della Storia (quando trovavamo però un insegnante bravo). Adesso ne possiamo avere qualche informazione pure seguendo i vari telegiornali o trasmissioni di approfondimento.

Specialmente quando vengono trattate notizie di cronaca legati allo jihadismo (guerra santa contro gli infedeli o coloro che non sono islamici) o al potere bianco (coloro che ancora vogliono mantenere schiavi o sottomessi le persone di colore) o all’antisemitismo (l’odio verso gli ebrei, derivati da Sem uno dei figli di Noé, antico patriarca biblico) o all’antisionismo (chi è contro lo Stato di Israele o Gerusalemme, antica Sion). Ma, allargandosi la visione del mondo, pure i Telegiornali ci hanno portato in casa altre situazioni e altri termini razzistici che ci erano sconosciuti. Come ad esempio, la recente vicenda del popolo Rohingya, perseguitato e cacciato dalla Birmania (Myanmar).

Tutti termini che meriterebbero un adeguato approfondimento per arrivare al nucleo del discorso e capire come veramente stanno le cose al giorno d’oggi, in cui non sempre è facile orientarsi tra le ideologie o le forze che ci contendono il predominio su tutto il pianeta o parte di esso. Come la nostra stessa Italia, in cui agiscono movimenti che vorrebbero alcune regioni dominare le altre e che si esprimono come “Prima il Nord” slogan trasformatosi più recentemente in “Prima gli italiani”. Primatisti e suprematisti in tutte le salse. Dall’Europa agli Stati Uniti, dall’Asia all’Africa, dall’Oceania all’America Latina la regressione dei popoli è assai preoccupante e non sappiamo dove vanno a parare tutti questi estremismi intransigenti.

6 – SUPREMAZIA TECNO-ETNOLOGICA

Caro Raffaele, persino gli slogan pubblicitari, che ci invadono in ogni contesto o ambiente (persino sul telefonino), tendono ad una specie di suprematismo-tecnologico che diventa patologico quando lo si prende a pretesto per ritenersi superiori agli altri, complessivamente. Solitamente il sentirsi superiori può portare al disprezzo della vita e della condizione altrui. Se ci pensiamo bene, i popoli che si sentono superiori agli altri usano, per gli altri, il termine “etnico”. Che da elemento tecnico-antropologico sta divenendo un dispregiativo per indicare categorie inferiori. Le attuali massicce migrazioni ne sono, tra tanto altro, la dimostrazione. Tanto da sospettare che sia in atto un nuovo schiavismo razzistico.

Quando nel settembre 1995 sono andato in Australia, per trovare la famiglia di una mia sorella che vive lì, sono rimasto molto male nel constatare che gli italiani rientravano tra gli “etnici” (una specie di sottogruppo nazionale) rispetto agli australiani di lingua inglese che sono “il popolo” egemone di quella grande isola. C’era in tutto ciò una sottile vena di razzismo … almeno è stata questa la mia sensazione. Bisognerebbe ragionare meglio sulle parole come “etnico” o come “tolleranza” … termini che spesso vengono elogiati e messi in vista come espressioni di progresso o di accoglienza mentre invece nascondono trappole ideologiche che ci dovrebbero far preoccupare.

Così come devono allarmare alcune situazioni, di cui pare non ci sia una prova giudiziaria acclarata, ma che inchieste giornalistiche hanno dato per certo e che la logica sulla natura umana potrebbe dare come probabile. Mi riferisco, ad esempio, ad una notizia che ho letto nel luglio 1978 alla stazione ferroviaria di Milano Porta Garibaldi e che mi ha stravolto. Ripeto non so se i fatti giornalisticamente riferiti siano veri, ma li ritengo probabili (viste altre situazioni storiche molto simili). Pare che alcuni ricchi milanesi erano soliti andare nella foresta dell’Amazzonia per “cacciare” gli indigeni. Ciò significa che li abbattevano con armi da fuoco come si fa per la selvaggina. Per semplice sport. Invece è semplice assassinio. Un lento genocidio, completato da bande locali che vogliono fare “pulizia etnica” per impadronirsi delle risorse di quell’immensa foresta, ritenuta il principale polmone del mondo. E gli incendi dell’estate 2019. Li ricordi? Sono scoppiati in modo doloso in tante parti del mondo, proprio là dove ci sono risorse da sfruttare.

Un famigerato sport, quello della caccia all’indigeno, che pare sia diffuso, silenziosamente, in altre parti del pianeta … là dove (per l’avanzamento agro-pastorale-forestale-minerario-industriale) bisogna liberare i territori dei popoli che ci abitano da migliaia di anni. Come è successo quando gli indiani d’America, da nord a sud, sono stati sterminati per fare posto all’avanzata dei coloni bianchi. Una pulizia etnica che ancora è in atto là dove si pensa che esistano popoli inferiori o scomodi alla propria avidità, vestita da progresso e civiltà. Se non è razzismo questo! … Ovunque c’è distruzione c’è razzismo. E’ un’equazione storica.

La supremazia tecno-etnologica (o presunta tale) è una delle tante forme di razzismo sanguinario ancora in uso pure perché il nostro “homo sapiens” è abituato da millenni a sopraffare chiunque trova nel suo avanzare verso nuovi territori di “caccia”. Egli si sente il padrone del mondo e tutti gli altri sono categorie inferiori di cui ritiene di poter disporre a suo piacimento, persino eliminando fisicamente chiunque gli si frappone. Anche gli animali, che gli antichi latini hanno chiamato (non a caso) “animali” proprio perché dotati di un’anima cosciente, capace di avere sentimenti, emozioni e sofferenze. E probabilmente il “cannibalismo” che abbiamo verso i nostri fratelli animali è un’altra sfumatura di razzismo contro una delle tante creature viventi. Perdendo l’Armonia del Creato, si cade nel “razzismo” (in senso lato ma sempre razzismo è, perché legato alle categorie inferiori, inermi e utili soltanto per il mattatoio). Riflettiamo.

7 – IL CASO DELLA THYSSENKRUPP DI TORINO (2006)

Chi si sente superiore tende a non apprezzare, infatti, la vita degli altri. Tra le tante possibili, questa realtà può contribuire a spiegare la strage del 6 dicembre 2006 all’acciaieria della “Thyssenkrupp” di Torino.

Non so, caro Raffaele, se il termine “razzismo” sia stato utilizzato nel corso dei tanti processi seguiti alla morte dei 7 operai, per la quale sono stati condannati alcuni dirigenti tedeschi e italiani di tale fabbrica. È cronaca di queste settimane il fatto che la Giustizia della Germania abbia permesso ai condannati tedeschi di trascorrere solo la notte in carcere, permettendo loro di andare a lavorare nella loro azienda durante il giorno. Trattamento di favore? Sicuramente una cosa sorprendente che ha destato tanta indignazione, specialmente tra i familiari delle vittime. Una beffa rispetto a tanta strage, ritengono altri. Così come pare stia accedendo per le 43 vittime del Ponte Morandi del 14 agosto 2018. Ormai siamo abituato a vedere quasi del tutto impuniti gli autori o i responsabili delle grandi stragi, in particolare in Italia ma anche in altri Paesi esteri. Italia docet. Ovunque.

Perché ritengo che talune stragi hanno un retro-pensiero razzista?… Restiamo alla strage della ThyssenKrupp di Torino. Intanto, i sette morti (più un ferito e un sopravvissuto) sono operai … ovvero una categoria infima, ultima, spregevole quasi senza diritto alla dignità e persino alla vita. Gli operai possono essere immolati senza scrupoli, come fino a 80 anni fa si potevano disinvoltamente immolare nelle guerre europee e mondiali decine di milioni di persone non appartenenti all’aristocrazia o alla cosiddetta “razza padrona” che dispone senza pegno alcuno della vita e della morte del 99% del mondo.

Poi, quegli operai erano in prevalenza di origine meridionale (altra venatura di “razzismo”). Basta guardare ai loro nomi e cognomi (in ordine alfabetico ed è pure un modo per ricordarli ed omaggiarli almeno nella più devota memoria umana, sociale e storica): Giuseppe DE MASI (26 anni), Angelo LAURINO (43), Rocco MARZO (54), Rosario RODINO’ (26), Bruno SANTINO (26), Roberto SCALA (32), Antonio SCHIAVONE (36).

8 – IL RAZZISMO DELLA  <<RAZZA PADRONA>>

I fatti della cronaca e della Storia dimostrano come, in effetti, esista una “razza padrona” (se si può usare ancora il termine “razza” poiché già nell’usarlo si può rischiare di essere razzisti). Diciamo, allora, che l’espressione “razza padrona” è quasi tutta giornalistica e che, forse più correttamente, sociologi ed antropologi usano la classificazione di “classi egemoni” (o classi dirigenti) e “classi subalterne” (massa in balia dei pochi potenti del mondo).

Il fatto stesso che sono sempre e comunque le classi subalterne ad avere ovunque la peggio ci può far pensare che la classe egemone (avendo il comando e quindi la responsabilità dei sottoposti) non creda affatto nella sacralità o almeno nel rispetto della vita. Non ci ha creduto nemmeno la Chiesa cattolica quando giudicava, torturava e mandava a morte (preferibilmente per rogo) migliaia di innocenti per motivi ideologici-religiosi durante i molti secoli di Inquisizione. Non mesi o anni. Secoli e secoli!…

E “razza padrona” può essere considerato il coniuge che ricorre all’uxoricidio, specialmente al femminicidio, poiché si sente padrone della vita altrui, in particolare dell’esistenza di una persona cara con cui ha condiviso tutto per anni, per decenni. Figli compresi, i quali, sempre più spesso, vengono immolati in questa tragica follia.

Caro Raffaele, abbiamo detto che le sfumature del “razzismo” sono tante e tali che possono addirittura identificarsi con il male più in generale. E probabilmente il razzismo è il male assoluto del genere umano. Come una qualsiasi violenza, che va curata con tutte le risorse disponibili. Per amore o per egoismo!

9 – PER AMORE O PER EGOISMO

Sono solito dire, da decenni, che a volte Amore ed Egoismo coincidono quando si tratta di farci del bene. In particolare, quando si tratta di “bonificare” il mondo. Ed anche in questa “bonifica” un posto importante ha proprio il “razzismo” o qualcuna delle sue innumerevoli sfumature.

Prendiamo, ad esempio, il coronavirus e tutte le altre epidemie e pandemie (ebola, aids, ecc. ecc.) le quali, come stiamo notando possono paralizzare il mondo con conseguenze sanitarie, sociali, economiche, ecc. così gravi che non conviene davvero più a nessuno rischiare altre terrificanti ondate. Non ci resta che combattere tutto ciò in prevenzione e ricerca scientifica, per Amore della nostra salvezza o per Egoismo della nostra sopravvivenza.

Se avessimo investito in prevenzione e ricerca, come Umanità globalizzata, soltanto il 10% delle risorse economiche e umane che stiamo perdendo adesso, probabilmente avremmo bonificato e neutralizzato l’origine del Covid-19 e di altre pandemie. “Razzisticamente” parlando, ciò significa che non deve più esistere la povertà, specialmente la miseria, dove si possono (assieme alle infezioni ospedaliere e industriali) covare (in un modo o nell’altro) malattie che poi si diffondono in tutto il mondo con conseguenze letali, catastrofiche ma prevedibili ed eliminabili con una buona e minima situazione di vero benessere per tutti. Ad esempio, conviene pure a noi che in Cina l’igiene venga praticata rigorosamente in alcuni settori merceologici e che i bambini di tanta parti d’Africa o di America Latina o di altrove non siano più costretti a rovistare nei rifiuti delle città. Conviene a tutti che non esistano più la baraccopoli e le “favelas” dove il disagio può causare delinquenza e, quindi, morte e diffusione di morte tramite droghe o altre negatività imposte alla loro condizione dalla nostra indifferenza di società consumistica e di sprechi.

Per Amore o per Egoismo conviene a tutti, nessuno escluso, che un mondo così equilibrato non metta più in pericolo la nostra vita. Abbiamo quindi ottimi motivi per avviare una immediata azione di riequilibrio planetario quale ho immaginato nel 1990 quando ho proposto l’istituzione dell’Università del Riequilibrio proprio per preparare la bonifica psicofisica del mondo da tutte le nocività. E sono decenni che teologi, filosofi, medici e tante altre figure “pro Humanitate” sollecitano i governanti del mondo ad avviare un <<umanesimo planetario>> il solo che, molto probabilmente, potrebbe contribuire al benessere di tutti, indistintamente di tutti, guarendo innumerevoli cancrene e dolorose ferite purulente. Utopia?… No, i fatti in atto affermano che è una necessità. Anzi un’impellente, indispensabile urgenza!… E lo dobbiamo fare per Amore o per Egoismo.

10 – SALUTISSIMI

Caro Raffaele, spero di aver toccato, con questa seconda lettera, alcuni punti nevralgici che, generati prevalentemente dal razzismo o da qualcuna delle sue infinite sfumature (che toccano pure noi nel nostro piccolo, anche se stiamo attenti a non cadere nelle invisibili trappole), sarà bene riconsiderare in funzione del rimedio da ricercare. Riflettere, interrogarsi fa sempre bene. Mettiamo alla prova la nostra onestà di fondo.

Mi sono accorto, con il passare del tempo e l’evolversi dei discorsi e delle riflessioni, che persino la “tolleranza” (invocata a tutto spiano persino come panacea della civiltà del vivere insieme) nasconde, subdola, elementi di razzismo e di “razza padrona”. Te lo saresti immaginato? Razzismo persino la tolleranza?… Te lo dimostrerò. Ne riparliamo, se vuoi, nella prossima puntata.

Grazie per la sempre gentile ospitalità. Alla prossima terza lettera sul razzismo. Tanta cordialità!

Domenico Lanciano (www.ilReventino.it)