L’ombra dell’Astensione: La Calabria che non vota più


Dall’entusiasmo al disinteresse: In Calabria crolla la partecipazione al voto

​Catanzaro – I numeri non lasciano spazio a interpretazioni: la Calabria sta vivendo una vera e propria crisi della partecipazione democratica. Se nel 1995 oltre i due terzi degli aventi diritto (il 68,61% secondo i dati ufficiali) si recavano alle urne per le elezioni regionali, l’ultima tornata elettorale del 2025 ha segnato un minimo storico, attestandosi intorno al 43,1% di affluenza. Un divario di oltre 25 punti percentuali che suona come un drammatico campanello d’allarme per la salute della democrazia calabrese.

​Il trend di disaffezione non è una novità, ma la caduta verticale registrata negli ultimi quindici anni è impressionante. Dopo un mantenimento di un’affluenza che superava il 60% fino al 2010, si è assistito a un vero e proprio dimezzamento della platea dei votanti nelle più recenti consultazioni.

​Le ragioni del declino
​Dietro questo astensionismo di massa non c’è solo la sfiducia generalizzata verso la politica, un fenomeno che tocca l’Italia intera, ma si annidano problematiche specifiche che rendono la situazione calabrese particolarmente critica:

​L’Influenza dei “Signori delle Preferenze“: La bassa affluenza alle urne, in un contesto di debole identificazione partitica, amplifica il peso del voto clientelare. La capacità dei cosiddetti “signori delle preferenze” di mobilitare bacini di voti ristretti ma fedeli diventa determinante, scoraggiando il voto di opinione.

Mancanza di Alternativa e Appiattimento Politico: Un altro fattore è la percezione diffusa che il proprio voto sia ininfluente. Quando le proposte politiche appaiono appiattite e non rispondenti ai reali bisogni del territorio, il cittadino si allontana dalle urne. Il risultato delle elezioni sembra spesso predefinito o comunque incapace di produrre un cambiamento effettivo nella gestione di problemi cronici come sanità, infrastrutture e lavoro.

La Questione Emigrazione: La Calabria è da decenni terra di emigrazione giovanile e lavorativa. Molti elettori residenti fuori regione, pur mantenendo la residenza, non tornano per votare a causa dell’alto “costo” logistico e temporale del rientro, contribuendo ad abbassare ulteriormente le percentuali di affluenza.

Scandali e Crisi Etica: La frequente presenza di candidati coinvolti in inchieste, le vicende giudiziarie che hanno toccato esponenti politici regionali e la sensazione di una “politica degli affari” contribuiscono a erodere la fiducia nelle istituzioni regionali, alimentando un senso di rassegnazione e cinismo.

​Il dato del 43,1% non è soltanto una statistica, è il segnale che quasi sei calabresi su dieci hanno scelto di non esercitare il loro diritto/dovere. Un’ombra scura sulla partecipazione civica che rischia di rendere il governo regionale sempre più espressione di una minoranza e meno rappresentativo della volontà popolare. La vera sfida per la politica calabrese non è vincere le elezioni, ma riconquistare i cittadini persi.

​Analisi del Decadimento del Voto in Calabria
​Il passaggio da una forte partecipazione (circa il 69% nel 1995) a un astensionismo dilagante (43,1% nel 2025) è un fenomeno complesso che riflette una crisi strutturale della politica e della società calabrese.

​La Curva del Declino
​Il trend evidenzia due fasi principali:
​Declino Graduale (1995 – 2010 circa): In questo periodo, l’affluenza si mantiene elevata ma mostra i primi segni di cedimento, passando da circa il 69% a quasi il 60%. Questo riflette il calo di fiducia post-Tangentopoli e l’inizio del disincanto nei confronti delle istituzioni, tipico di molte regioni italiane, ma accentuato nel Sud.

​Crollo Verticale (2010 – Oggi): La caduta nell’area del 40-45% è drammatica. Questo punto di svolta suggerisce che la sfiducia è diventata rassegnazione e disinteresse cronico. La partecipazione si è stabilizzata su livelli che di fatto consegnano l’elezione della classe dirigente regionale a poco più di un terzo degli aventi diritto.

​Le Cause Profonde del Decadimento

​1. Disconnessione tra Politica e Cittadini

​Irrilevanza del Voto: L’elettore non percepisce più il voto come strumento di cambiamento reale. I problemi strutturali della Calabria (sanità al collasso, disoccupazione, emigrazione, infrastrutture) persistono indipendentemente dal colore politico della giunta, alimentando la convinzione che “tanto non cambia nulla”.

​Poca Competizione e Offerta Politica Debole: Un’offerta politica percepita come debole, autoreferenziale o con pochi elementi di reale novità e credibilità disincentiva la partecipazione.

2. Il Fattore Clientelare e di Potere

​Amplificazione del Voto di Potere: Con un’affluenza bassa, il peso dei cosiddetti “votifici” e delle reti clientelari (legati alla sanità, alle partecipate, o semplicemente alla promessa di favori) aumenta esponenzialmente. Chi non fa parte di queste reti o è un “voto di opinione” si sente marginalizzato, preferendo astenersi.

Ombra della Criminalità: Le inchieste che periodicamente coinvolgono politici e candidati per presunti legami o scambi elettorali (come evidenziato anche dalle ricerche sulle precedenti elezioni) diffondono un senso di degrado etico, portando molti a rifiutarsi di legittimare un sistema percepito come corrotto o inquinato.

3. Fattori Socio-Demografici e Logistici

​Emigrazione e Voto Fuori Sede: Questo è un fattore cruciale. L’elevato numero di calabresi che risiede stabilmente fuori regione per motivi di studio o lavoro ma non ha spostato la residenza anagrafica non vota, gonfiando la base elettorale degli aventi diritto e abbassando artificialmente l’affluenza. Il voto per le Regionali non può essere espresso fuori dal comune di residenza.

Depressione Economica e Sociale: La precarietà economica e la mancanza di prospettive creano una società più concentrata sulla sopravvivenza quotidiana che sulla partecipazione civica a lungo termine.

Le Conseguenze del “Non Voto”
​L’astensionismo non è solo un dato statistico, ma una patologia democratica con conseguenze tangibili:

Governo di Minoranza: La Regione è governata da una minoranza sempre più ristretta della popolazione. Questo indebolisce la legittimità e la forza politica delle decisioni prese.

Sopravvivenza del Clientelismo: Il basso livello di partecipazione di opinione lascia campo libero alla mobilitazione del voto di scambio o clientelare, perpetuando un sistema di potere basato sui favori e non sul merito o sulla programmazione.

Rassegnazione Sociale: L’abitudine al “non voto” alimenta un circolo vizioso di disimpegno, rassegnazione e fatalismo, ostacolando la nascita di movimenti civici e di pressione popolare che potrebbero richiedere un cambiamento radicale.

​La risalita dell’affluenza in Calabria richiede non solo un rinnovamento delle proposte politiche, ma anche un profondo lavoro di ricostruzione della fiducia e della speranza nel ruolo effettivo delle istituzioni regionali.