Lucano e la Prefettura


Mesi fa una rivista statunitense, di cui fino al giorno prima ignoravamo l’esistenza, se ne uscì con un elenco di persone illustri, segnalando come unico italiano al mondo “potente e influente” il sindaco di un paese nominato solo per i Bronzi, Riace. Questo Domenico Lucano era dunque più “potente e influente” del presidente della Repubblica, del Consiglio, della Corte Costituzionale, del Capo di Stato Maggiore… il tutto per aver accolto alcune centinaia di stranieri.
La notizia era così assurda e buffa che nemmeno i Calabresi, di solito proni alla retorica e magniloquenza barocca, se ne commossero, anzi scivolò nel vuoto; vero, però, che volete, la manzoniana “popolarità male acquistata” ha il suo prezzo: ed ecco che, qualche mesetto dopo, la Prefettura di Reggio C. pensò bene di avviare un’inchiesta. Eh, dov’è finita l’aurea regola del silenzio?

Inchiesta rapida e risolutiva, che ha fatto emergere una raffica di irregolarità non solo formali ma anche sostanziali: case private assegnate dal sindaco, assunzioni non meglio definite… Ora vediamo che succede: la relazione della Prefettura è stata resa pubblica, ed è dunque notitia criminis: spero che anche i magistrati leggano i giornali.
Intanto i “migranti” di Riace divengono attori di clamorose proteste. Cosa chiedono? Chiedono documenti e permessi, che evidentemente non possono avere e che forse qualcuno ha promesso, ha assicurato. Ma le leggi non le fa la rivista americana, non le fa il sindaco! Che documenti? Immagino quelli per andarsene. E andarsene da dove? Dal paradiso dell’accoglienza, Riace! Ma come, se ne vogliono andare?
Insomma, sono tempi duri, per i buonisti di professione. A Isola, il verminaio del CARA, con gli onesti rivelatisi peggiori, molto peggiori della mafia, e con l’assenza assoluta di ogni controllo; in mare, le navi private che, sospettano alcuni magistrati, strizzano l’occhiolino agli scafisti; e ora crolla quest’altro eroe di cartone, Lucano.

Sono tutti effetti perversi del modo ideologico con cui è stata ed è affrontata la questione degli stranieri che arrivano in Italia, e che è già ideologico chiamare migranti e non lo sono. Si è creata un’immane confusione di parole al vento, che però hanno condizionato pesantemente l’azione del governo, e il particolare il suo atteggiamento belante nei confronti di un’Europa che invece se ne frega. Ma come si fa a lamentarsi, se esponenti pubblici vanno predicando che più ne arrivano meglio è? E se nessuno replica che, per esempio, la Boldrini e Grasso sono solo presidenti di Camera e Senato, e non rivestono alcuna funzione esecutiva e di responsabilità, perciò sono liberi di parlare, ma a titolo strettamente personale? E se un governo di ricotta non sa manco dire a una nave spagnola di attraccare alle Baleari invece della Sardegna, che sono solo un paio d’ore di navigazione?
Ovvio che in questo clima verboso e retorico, qualcuno perda il senso del limite, e ne paghi le spese. Del resto, mettetevi nei panni di uno sconosciuto sindaco che si senta dire che è più importante di Draghi, e che, da ideologizzato, sia privo del senso dell’ironia, e vedete com’è che si perde la ragione e si cade in pieno delirio di onnipotenza.

L’ultima di Sacco è che voleva farsi una nave pure lui per far concorrenza alle ONG, e affidarne il comando a Schettino: davvero degni uno dell’altro, Schettino e Sacco! Troppo banale la battuta su chi assumere come cappellano.
Riassumendo: su questa faccenda degli stranieri c’è troppa gente che ci campa sopra, benefattori di se medesimi e parenti e complici. È ora di metterci una mano seria e severa. A Isola hanno iniziato.

Ulderico Nisticò


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