L’UNITER e l’organizzazione della cultura


 Una lettura sociologica della storia della cultura mostra che essa non è una somma casuale di “geni”, ma un’organizzazione e un sistema. Senza Giulio II, Michelangelo avrebbe disegnato sui muri di casa o su un foglio di carta. Senza pubblico, non c’è teatro; non c’è poesia.

 L’Università della Terza Età di Soverato si avvia a celebrare il suo terzo decennio di vita: merito, certo, di Franco Grisafi, Franco Iaria, Sina Montebello (oggi presidente), Mario Nesticò e molti altri; e merito di fedelissimi soci.

 Parte integrante e significativa di questa attività dell’UNITER è, da sempre e tuttora, la capacità di aprirsi ad altre realtà: senza però mai lasciarsi invadere, e conservando l’identità.

 Ne è stato ottimo esempio il momento di squisita cultura di venerdì 19, che ha consentito di conoscere meglio questo scrittore calabrese, che, come troppo spesso capita in Calabria, è più nominato che analizzato. La serata si è sviluppata attraverso l’intervento di un nutrito gruppo di studenti dello Scientifico, delle classi II E e IV E della prof.ssa Ornella Ieropoli, che hanno letto opere di Strati e ne hanno svolto, con eleganza di esposizione e profondità di contenuti, delle considerazioni critiche di ottimo livello. Ecco cosa può accadere quando una scuola non si contenta di trasmettere nozioni, ma crea a sua volta cultura.

 Importante, a tale proposito, è la collaborazione con la libreria Non ci resta che leggere, presidio culturale pur in mezzo alle attuali gravi difficoltà in cui versano l’editoria e i libri.

 Ha tratto le conclusioni la studiosa Palma Comandè, che ha inquadrato Strati nel suo contesto territoriale e temporale, e in particolare nei rapporti con la cultura nazionale e internazionale degli anni del dopoguerra. Sfrondato da eventuali ideologie ormai dimenticate, Strati rivestì, e conserva, un carattere originale, quello di aver raccontato gli ambienti e le vicende dei contadini calabresi non come astratte categorie sociali ma come umanità con sentimenti e sensazioni e contraddizioni. Così procede, del resto, ogni genuina letteratura, che, per natura, non è e non deve essere oggettiva, bensì creazione di vicende di persone, e riservarsi sempre quel segreto del raccontare che è l’inatteso.

Ulderico Nisticò