L’UNICAL, con sciocchezza spaventosa, afferma che solo 3 calabresi su 10 hanno votato Occhiuto. È un esempio di STATISTICA BRUTA e non ragionata, più stramba del pollo di Trilussa.
Tutti sanno, anche quelli che fingono di non sapere, che il numero effettivo degli elettori calabresi NON è quello ufficiale (463.020 Occhiuto, 330.813 Tridico, 7992 Toscano…), e al totale di 792.767 voti espressi bisogna aggiungere ben 417.000 che vivono non “all’estero” ma in altri lontani continenti; senza scordare che di calabrese avranno, a stento, un trisnonno su sedici avi.
Basta una calcolatrice per scoprire che, tolti i 417.000, gli elettori calabresi votanti sono circa 800.000, anche meno; e quindi i conti vanno fatti su 800.000 e non su un milione e due. Alla faccia della scienza statistica dell’UNICAL!
Non ho nulla contro i nostri emigrati di fine Ottocento e primi decenni del Novecento, che, come tantissimi altri europei, sono andati a lavorare nelle Americhe. Tra questi, due fratelli di mio nonno, entrambi farmacisti, che passarono uno a San Paolo del Brasile e l’altro a Buenos Aires, e di cui, e dei loro eredi miei cugini, non sappiamo niente.
Secondo voi, i loro nipoti e pronipoti pigliano l’aereo per venire a votare per chi e per cosa del tutto ignorano? Ebbene, qualcuno faccia un bel lavoro: gli iscritti all’AIRE che nelle ultime tre tornate elettorali non hanno votato, vengano depennati.
Al contrario, e vale da chi per lavoro o studio o altro si trovava fuori Calabria il 5 e 6 scorsi, li si faccia votare elettronicamente, bene inteso con password. Basta andare in un ufficio postale di Milano, e votare via computer.
Fatta questa premessa molto importante, diciamo cosa che vale per tutta Italia, quindi anche e non soprattutto per la Calabria: il 40% non va a votare. Attenti, non è che gli astenuti negano il voto a X o Y, o al partito Questo e Quello: semplicemente, non votano.
Qui occorre una seria analisi sociologica: appurare se non votano gli anziani o non votano i giovani o non votano quelli di mezza età; se non votano le donne o non votano gli uomini… e magari se chi non vota ne fornisce una spiegazione non generica e qualunquistica. Ripeto, in tutta Italia.
Il distacco dalla politica data ormai dagli anni 1990, e ha due ragioni:
1. Corruzione dei partiti, in cui si entrò per interesse e sistemazione e ricerca del posto…
2. Fine delle ideologie. E qui occorre un’analisi culturale. Tentiamola.
I movimenti politici nascono, dal XVIII secolo, come interpretazione della realtà della società borghese industriale; e soluzione dei problemi sociali. Nasce un pensiero liberale più o meno unitario, cui si contrappone un pensiero socialista diversificato in molte correnti e tendenze. Pensiero, perché partiti nel senso di gruppi organizzati e gerarchici nascono solo nel 1892 il PSI, nel 1919 il PPI, nel 1921 il PNF e il PCd’Italia; e altri soltanto nel Secondo dopoguerra. Comunque, i movimenti e partiti avevano una capacità attrattiva, quasi religiosa.
Oggi uno seriamente di destra trova difficoltà a identificarsi con la destra ufficiale; e uno seriamente di sinistra si trova in circostanze lontanissime da Carlo Marx. Chi vota, lo fa svogliatamente.
Del resto, le ideologie ottocentesche non hanno più alcun aggancio con la realtà del 2025 quasi 26; e nessuno ne sta elaborando di adeguate. Manca, direbbe Platone, la filosofia.
Ulderico Nisticò